codice - ambito lucchese (metà sec. XII)

codice 1140 - 1160

Il codice si compone di cc. (più due fogli di guardia cartacei all'inizio e uno alla fine); è redatto in minuscola carolina; negli incipit e negli explicit lettere capitali rustiche e onciali; il testo è disposto su due colonne; numerazione in cifre su ogni ; presenta iniziali decorate a penna

  • OGGETTO codice
  • MATERIA E TECNICA pergamena/ pittura a tempera/ impressione in oro/ inchiostro
  • AMBITO CULTURALE Ambito Lucchese
  • LOCALIZZAZIONE Lucca (LU)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Il Passionario F è opera libraria lucchese di metà XII secolo, prodotta in uno scrittorio strettamente legato ai canonici della cattedrale di San Martino. Il codice, assieme ad altri collegati, contribuisce quindi alla definizione della cultura figurativa della città in quel periodo. Molte sono le festività che riportano al culto lucchese: San Teodoro vescovo di Lucca, quella di San Frediano, San Cassio, San Cerbone. Alcuni santi indicano con precisione l'originaria destinazione alla Cattedrale, in quanto lì venerati sin dall'età anselmiana (1060-1073) presso specifici altari, e anche in virtù della presenza di reliquie (Santi Giasone Mauro e Ilaria, S. Remigio, S. Ilario, S. Zeno, ecc.). Lo spazio riservato alla iniziale indicante la festa di San Martino, fa supporre che il codice sia stato miniato per la Cattedrale lucchese, anche se non figura esplicitamente negli inventari della stessa. Il Passionario segnato F può essere assimilato ad un gruppo di codici della Biblioteca Capitolare di Lucca. Le analogie più forti si riscontrano con l'Antifonario Ms. 601 che dovette essere redatto nello stesso scrittorio, pur essendo originariamente destinato al monastero di San Pietro di Pozzeveri; comune ai due codici sono non solo il ductus della grafia, ma anche l'impostazione strutturale delle lettere, e soprattutto l'impiego esteso della figura umana entro gli occhielli, personaggi dai volti e dagli atteggiamenti severi. Rapporti di ordine decorativo si stabiliscono anche con la seconda parte dell'Antifonario 602, probabilmente coeva, mentre derivazione più tarda appaiono essere i Passionari segnati B e D, l'Omeliario 87, il Messale 595 e la prima parte del codice Miscellaneo 146: opere queste, caratterizzate da una maggior sottigliezza grafica, da una gamma cromatica più variata, e dalla sporadica frequenza delle figure umane. E' tuttavia importante notare come le miniature del Passionario F risentano direttamente dello stile di un modello altissimo, la cosiddetta Bibbia "di Corbolino" (Firenze, Bilioteca Mediceo Laurenziana, Ms. Conv. Soppr. 630, da S. Maria degli Angeli), che nel colophon riporta la firma dello scriba Corbolinus da Pistoia, e la data 1140: nelle decorazioni di questo codice atlantico, infatti affiorano, nel generale impianto "umbro-romano", raffinati influssi di radicale ora bizantino, ora insulare, che rimandano ad un classicismo aulico, a quel revival paleocristiano che trova gli elementi di confronto più alti nei mosaici del San Clemente romano (terzo decennio del XII secolo). Notevoli sono poi le analogie istituite da alcune iniziali del codice F con monumenti di pittura monumentale coevi: basti qui segnalare la palmare rispondenza tra le figure di alcuni santi vescovi, e l'effigie di San Martino di Tours affrescata nella lunetta della sacrestia del convento di San Ponziano in quella città, e riportabile genericamente alla metà del XII secolo: tornano non solo lo stile compendiario, basato su linee scure e ombrate, ma la concezione generale dei busti e delle loro proporzioni, le tipologie dei volti dagli occhi sbarrati e dalle corte barbe, gli abiti e i copricapi (le mitrae a due corni, assai diffuse nella seconda metà del secolo), persino i gesti solenni della destra benedicente. Un più generico elemento di confronto è offerto poi dalla grande croce dipinta del Duomo di Sarzana, firmata da Maestro Guglielmo e datata 1138, nella impostazione compositiva delle figure e nelle loro fisionomie. Rapporti ancor più stringenti sul piano dello stile sono istituibili con opere scultoree di Lucca della metà del secolo XII, segnatamente con un capitello a figure allegoriche del sottoportico del San Martino e con le transenne (ora Museo di Villa Guinigi) dell'originario arredo presbiteriale della stessa Cattedrale, a figure e animali fantastici: comuni sono da un lato l'impianto icastico delle figure gesticolanti, dall'altro le composizioni araldiche a animali affrontati specularmente, dalle masse plastiche animate da superfici graficamente trattate. Tali confronti attestano un legame diretto del manoscritto F con la cultura figurativa elaborata, a metà secolo, nel cantiere della cattedrale lucchese. Appare perciò fondato assegnare l'esecuzione di questo codice ad un fiorente scrittorio impiantato in Lucca e legato nella sua non breve attività alla Cattedrale di San Martino, che avrebbe prodotto, infatti, oltre al Passionario F, l'Antifonario 601, e, in un secondo momento, l'Omeliario Ms. 87, della Capitolare lucchese, nonché l'Omeliario Ms. Plut. 17.42 della Laurenziana di Firenze, e forse il Passionario segnato B della raccolta lucchese: tutti codici genericamente destinati ad una chiesa lucchese, forse meglio precisabile proprio nella Cattedrale
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Ente religioso cattolico
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0900526873
  • NUMERO D'INVENTARIO Ms. F
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Lucca e Massa Carrara
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i beni architettonici e per il paesaggio, per il patrimonio storico artistico e demoetnoantropologico di Pisa, Livorno, Lucca e Massa Carrara
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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