Agnello mistico, Madonna con Bambino, San Giovanni Battista, Cristo, profeti, apostoli, evangelisti

decorazione musiva, post 1225 - ante 1228

Telamoni agli angoli della volta poggianti su capitelli e sostenenti ruota centrale con Agnus Dei e profeti. Arco divisorio tra scarsella e vano centrale decorato con profeti, apostoli ed evangelisti

  • OGGETTO decorazione musiva
  • AMBITO CULTURALE Bottega Veneziana
  • ATTRIBUZIONI Fra Jacopo Francescano (attribuito): Disegno
  • ALTRE ATTRIBUZIONI Torriti Jacopo
  • LOCALIZZAZIONE Firenze (FI)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Già il Soulier - e prima di lui il Von Rumohr - dimostrò insostenibile la passata attribuzione dei mosaici della scarsella a Jacopo Torriti, motivata principalmente dal carattere "romano" dell'iconografia con motivi di origine paleocristiana. Il Soulier evidenziò affinità compositive tra la scarsella e la cupola centale di San Marco, raffigurante il "Redentore in gloria circondato dalla Madonna e dai Profeti" ed ipotizzò che fra Jacopo Francescano - al quale attibuì i mosaici fiorentini - avesse avuto una formazione veneziana. Il Demus sulla base dell'esame stilistico ha individuato tre fasi cronologiche nell'esecuzione della volta. Nel 1225 circa Fra Jacopo avrebbe eseguito la ruota intorno all'Agnello ed i quattro telamoni poggianti su capitelli. Alla fine del XIII sarebbero stati eseguiti i Profeti sull'intradosso e sulla ghiera della doppia arcata che divide la scarsella dall'aula del Battistero. Successivamente, sempre secondo Demus, all'inizio del Trecento, un mosaicista veneziano avrebbe arricchito l'originaria decorazione della volta aggiungendovi le figure in trono del Battista e della Vergine ed i Profeti nella ruota. Questi ultimi stilisticamente si collocherebbero tra i Profeti delle nicchie sotto la mezza cupola della cappella di San Zeno nella chiesa di San Marco a Venezia (eseguiti verso la fine del XIII secolo) e le decorazioni del Battistero e della cappella di Sant'Isidoro sempre in San Marco a Venezia. Apparterrebbero quindi allo stile bizantino provinciale del rinascimento paleologo. L'interpretazione del Demus è accolta anche dalla Klange: a differenza del Demus, tuttavia, quest'ultima è convinta che la "Madonna e San Giovanni Battista in trono" appartengano al primitivo lavoro di Fra Jacopo. Queste due immagini hanno subito molti restauri (cfr. Ponticelli), le teste non sono autentiche e sono probabili interventi anche nel resto delle figure. E' quindi quasi impossibile risalire all'aspetto primitivo di questa parte della decorazione. Secondo la Klange fondamentali nel linguaggio figurativo di Fra Jacopo sono gli influssi dell'arte carolingia-ottoniana, dei mosaici veneti di gusto più occidentale ed infine della scultura lombarda. Queste tre componenti sono ben visibili sono ben visibili nella decorazione della scarsella. I contatti con l'ambiente carolingio-ottoniano sono evidenziabili nella tipologia dei troni della "Madonna e San Giovanni Battista" e in certi particolari decorativi, come il fogliame flessuoso dei capitelli e della ruota dei Profeti. Somiglianze sono rintracciabili anche con i mosaici delle cupole dell'Emanuele e della Pentecoste nel San Marco di Venezia, rifatte intorno alla metà del XII secolo e soprattutto con i mosaici della cupoletta della Genesi e con le Storie di Noè nell'atrio della stessa chiesa, eseguiti intorno al 1216-1220. I legami con la scultura lombarda ed emiliana del XII secolo sono invece evidenti nella forte plasticità delle figure, specie quelle dei telamoni, la cui concezione rappresentativa si spiega solo con la conoscenza di figure post wiligelmiche, quali i telamoni della cattedrale di Fidenza. Le figure dei Profeti appaiono invece di uno stile diverso. In questi, in opposizione al mosaico di aspetto plastico di Fra Jacopo, il mezzo principalmente usato è invece pittorico. La decorazione della scarsella sarebbe stata pertanto eseguita in due fasi successive: quella di Fra Jacopo in stile romanico nella volta fra il 1225 ed il 1228 e quella di uno o più mosaicisti veneziani (corrispondente ai profeti nella sfera intorno all'Agnus Dei) in stile bizantino provinciale verso il 1300 circa. Riguardo alle figure di apostoli ed evangelisti rappresentati sull'arcata che divide la scarsella dal vano principale del Battistero, il Demus ritiene di poterle attribuire ad un maestro toscano. Secondo la Klange invece sarebbero anch'esse riferibili a maestri veneti, che loi avrebbero realizzati tra il 1250 ed il 1260. Per quanto riguarda l'interpretazione iconografica del ciclo musivo ci atteniamo all'ipotesi della Klange che interpreta la decorazione della scarsella come una rappresentazione della nuova Gerusalemme. Gran parte dei mosaici risultano alterati da interventi di restauro. I primi furono fatti già alla fine del XIV secolo; altri restauri sono ricordati nel 1402, nel 1481 e dal 1483 al 1499. Il 15 novembre 1481 venne deciso di riparare il mosaico della scarsella e fu stanziata la somma di 100 fiorini; il 18 novembre dello stesso anno il Baldovinetti - nominato dal 1483 restauratore ufficiale - iniziò i lavori. Nel 1487 si ricordano altri restauri alla scarsella. L'intervento del Baldovinetti sembra riconoscibile nell'immagine di San Giovanni Battista in trono (cfr. Ponticelli). Altri restauri furono fatti tra il 1781-1782 e nel 1907-1908
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà privata
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0900281437-0
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza Speciale per il Patrimonio Storico Artistico ed Etnoantropologico e per il Polo Museale della citta' di Firenze
  • DATA DI COMPILAZIONE 1989
  • DATA DI AGGIORNAMENTO 2006
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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