monumento funebre - bottega pisana (prima metà sec. XIV)
monumento funebre
1300 - 1349
Cassa con defunto e Cristo in pietà fra la Madonna e S. Giovanni, fra i SS. Simone, Filippo e Pietro a sinistra, Giacomo, Tommaso e Paolo a destra
- OGGETTO monumento funebre
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MATERIA E TECNICA
Marmo
- AMBITO CULTURALE Bottega Pisana
- LOCALIZZAZIONE Pisa (PI)
- NOTIZIE STORICO CRITICHE Il monumento venne rimosso nel 1810 dalla chiesa pisana di S. Francesco de ' Ferri; entrato nel Camposanto il Lasinio ne addossò le parti principali alla parete del corridoio ovest completando i lavori il 18 maggio del 1811; i lavori di smontaggio furono pagati al maestro Luigi Pedrocchi il giovane (ASP, Comune, F 94, cc. 1035 e 1040r). Gravemente danneggiato nel 1944, il complesso fu ricomposto in situ riconnettendogli anche il gruppo con S. Francesco e Gaddo della 09/00235633(2)) (AFS 158 neg. 991 del 30 agosto 1945). Nel 1990 il complesso è stato nuovamente restaurato, separando la cassa del piccolo Gherardo (09/00235633(5)) ed esponendo le sculture citate su una pedana a fianco di esso, nell'impossibilità (e nell'inopportunità, in tale collocazione) di ricostruirlo per anastilosi. "Egli è tutto composto di candidi marmi, ed è di scultura, e d'architettura magnificamente adorno" (DA MORRONA 1787-1793). Così si espresse il DA MORRONA che acutamente colse il legame inscindibile tra la scultura e la struttura archi tettonica legame che oggi, nella sistemazione attuale risulta insopportabilmente reciso. I recenti restauri di tutte le parti del complesso (09/0023 5733(0), 09/00235633(4), 09/00235635), recuperando a piena leggibilità le copiose tracce di policromia e doratura e delle decorazioni in bronzo (ali, aureole), consentono di ricostruire, non solo idealmente, anche la ricchezza cromatica del sepolcro. La struttura originaria del complesso sepolcrale è nelle linee generali attestata da un'incisione del Faucci (MACCIONI 1771). Come già avevano accennato il Tronci (1693) e il Titi (1751), la struttura era assai complessa con due ordini di colonne e molte statue. Sotto la cassa, murata nel muro tra le due mensole centrali e una lastra con iscrizione di dieci righe; al di sotto una lastra con iscrizione più breve (sei righe) con i nomi di Bonifazio e Gherardo e le date di morte (1313 e 1321 stile pisano). Nell'incisione è riprodotta anche la parte inferiore della cassa con tre grandi stemmi rotondi della famiglia inclusi in decorazioni fitomorfe. In una descrizione di poco posteriore (MACCIONI 1791) le statue del sepolcro vengono definite di bronzo. Nel trasferimento dalla chiesa di San Francesco al Camposanto, non furono ritirate le parti componenti la ricca struttura architettonica che in parte furono vendute a priva ti. Prima dello smontaggio la situazione nella chiesa era caratterizzata dunque da condizioni di estrema precarietà e degrado per lo stato di abbandono dell'edificio sconsacrato nel 1786 e nel 1800 (BELLUOMINI 1888, pp. 6 8-73 e ASP, Conventi soppressi, n. 1420. La disposizione delle statue in Camposanto risultò dunque alterata rispetto a quella originaria, in quanto alla cassa fu sovrapposta quella del piccolo Gherardo (09/00235633(5)), mentre i quattro angioletti (09/00235633(4), fra 1814 e 1825, furono collocati sopra ai quattro margini della cassa maggiore, cui fu sovrapposta l'immagine del defunto (LASINIO 1814-25); delle altre sculture presumibilmente ritirate insieme alla cassa, alcune finirono in collocazioni diverse ( 09/00235633(3), 09/00235635), altre finirono probabilmente nei depositi, e pertanto non compaiono nelle tavole. La lastra con la scritta dedicatoria in caratteri gotici, che divideva i due ordini di loggette, fu posta a coperchio della cassa dove si trova tuttora. La più antica menzione del sepolcro, individuata dalla Martelli (cit.) che ha effettuato un esame storico, filologico ed epigrafico del complesso, e relativa al solo epitaffio (SC HRADER 1592) e brevi menzioni sono anche in Nuti 1660 e in Mariottini 1727 : da essi e dal Titi, che ne dà la prima breve descrizione (TITI 1751), risulta che nella chiesa il sepolcro era collocato nel transetto destro, voltando dalla navata, dopo il sepolcro dei Lanfranchi; secondo il Titi conteneva le spoglie di Bonifazio il vecchio, morto nel 1312, e del figlio Gherardo (o Gaddo), morto nel 1320. Nella tomba furono certo sepolti i due conti, come annota l'epigrafe, e successivamente il conte Bonifazio (o Fazio) Novello, figlio di Gaddo. II sepolcro accolse forse anche Ranieri (fratello di Gaddo) morto nel 1325, anzi secondo la Martelli (cit.) questa morte dello zio, e non quella di Gaddo, sarebbe stata l'occasione per Fazio Novello, che alla mor-te del padre era abbastanza giovane, per far eseguire il complesso: esso e databile dunque, confutando il Valentiner (1927) che si basava su un'erronea lettura dell'epitaffio, tra 1320 (o 1325) e 1337. Ma l'identificazione dei personaggi che sarebbero raffigurati nelle sculture sovrapposte è controversa. Il Valentiner (1927), rilevando il realismo della figura con il S. Francesco, ritiene invece che il gisant sia Bonifazio il vecchio e il vivente il conte Gaddo; l'opinione è ripresa dal Carli (1933). (prosegue in OSS.)
- TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
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CONDIZIONE GIURIDICA
proprietà privata
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0900235633-0
- ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Pisa e Livorno
- ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i beni architettonici e per il paesaggio, per il patrimonio storico artistico e demoetnoantropologico di Pisa, Livorno, Lucca e Massa Carrara
- DATA DI COMPILAZIONE 1989
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DATA DI AGGIORNAMENTO
1993
2006
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