Ercole con la clava. Ercole con la clava

dipinto olio su tavola, 1491 - 1499

Una delle cinque tavoledipinte da dosso Dossi e oggi esposte alla galleria estense di modena. Fa parte di una serie di nove pannelli, in origine di forma ovale, che decoravano il soffitto della camera da letto del duca Alfonso I

  • OGGETTO dipinto olio su tavola
  • MISURE Altezza: 102 cm
    Larghezza: 86 cm
  • AMBITO CULTURALE Ambito Ferrarese
  • ATTRIBUZIONI Luteri Giovanni Detto Dosso Dossi (attribuito): pittore
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE Galleria Estense
  • LOCALIZZAZIONE Gallerie Estensi
  • INDIRIZZO largo Porta S. Agostino, 337, Modena (MO)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Questa dipinto romboidale faceva parte di un gruppo di nove tavole, di forma ovale, collocate, probabilmente, sul soffitto ligneo dorato della camera da letto del duca Alfonso I d’Este, nella Via Coperta che ancora oggi congiunge il Palazzo ducale al Castello di Ferrara. Oltre alle cinque tavole oggi esposte nella Galleria estense, facevano parte della serie La Violenza del Museo di Eger in Ungheria, L’Ira della Fondazione Cini a Venezia, una tavola con tre putti inghirlandati, comparsa di recente sul mercato antiquario, e un nono pannello, oggi disperso. Nel 1598, a seguito della devoluzione di Ferrara al Papato, Cesare d’Este iniziò a trasferire il patrimonio artistico di famiglia a Modena, nuova capitale ducale. Le tavole restarono nel soffitto originario fino al 1607, anno in cui vennero inviate, per un disguido, al cardinale Scipione Borghese, a Roma, che proprio in quel periodo stava acquistando altre opere di Dosso presenti nel complesso del castello. Il cardinale approfittò del malinteso tenendosi quattro ovali: così soltanto cinque di essi vennero rispediti al duca di Modena, loro legittimo proprietario. Durante il governo di Francesco I d'Este (1629-1658), impegnato nell'allestimento di una quadreria che avrà respiro internazionale, gli sfondati dosseschi, furono inglobati nel nuovo soffitto barocco della prima camera da parata, dove sono documentati nell'inventario del 1663 e in un inventario redatto prima del 1720, pubblicato da Adolfo Venturi nel 1882. I rombi vennero rimossi dal soffitto, nel 1797, per essere messi al sicuro dalle razzie degli eserciti napoleonici, e ricoverati presso l’Accademia di Belle Arti di Modena, dove restarono fino al 1894. Si tratta di scene allegoriche di controversa interpretazione, eseguite da Dosso Dossi all’inizio del Cinquecento, con la collaborazione, in subordine, del fratello Battista. È stato ipotizzato che alludano ad ammonimenti moraleggianti, intesi a mettere in guardia Alfonso I dal cedere alle passioni e ai vizi. In realtà il tono assorto di queste immagini ricorda le «poesie in pittura» di Giorgione, dal significato spesso ancora oggi oscuro. In ogni caso è evidente che, nelle tavole, Dosso Dossi rielabora il tema del quadro allegorico a tre figure desunto, appunto, da Giorgione. Siamo di fronte, qui, a una tavola compositivamente più vivace rispetto alle rigide simmetrie degli altri pannelli. Nel caso specifico, il tema della Musica si palesa a partire dalla florida figura femminile, caratterizzata da un’elaborata acconciatura, che sembra anticipare i modelli dosseschi dei tardi anni Venti, come la Madonna della Sacra Famiglia dei Musei Capitolini. Le tre figure, disposte su distinti piani di profondità, danno avvio a un gioco di sguardi che non si incrociano, a cominciare dal giovane cantore in secondo piano, che osserva il suo compagno; quest'ultimo si volge alla dama dalla ricca acconciatura all'antica, che regge un libro e che poggia il braccio sul parapetto, quasi a trattenere uno spartito aperto. «MUSICA CORDA LEVAT» recita una iscrizione aggiunta allo spartito nel XIX secolo, sul solco di quella originale, eliminata dal restauro del 1939 come spuria. La donna, dall’atteggiamento altero, guarda verso il cielo, con le spalle rivolte ai due cantori, quasi a simboleggiare l’accordo immateriale dei suoni che risuona perpetuamente nel cosmo, senza giungere mai all’orecchio dell’uomo. La scena della Musica rimanda dunque al concetto di elevazione dell’anima, in un’opera in cui la ricerca espressiva di Dosso Dossi per i volti e le fisionomie raggiunge esiti maturi. Bibliografia Ferdinando Castellani Tarabini, Cenni storici e descrittivi intorno alle pitture della Reale Galleria Estense, Regio-Ducal Camera, Modena, 1854, p. 54 n. 185. Adolfo Venturi, La R. Galleria Estense in Modena, (Ristampa anastatica: Panini, Modena 1989), Toschi, Modena, 1882, p. 22. Serafino Ricci, La R. Galleria Estense di Modena. Parte I. La Pinacoteca, Orlandini, Modena, 1925, pp. 75-76 n. 179. Emma Zocca, La reale Galleria Estense di Modena, Roma, 1933, pp. 8-9. Rodolfo Pallucchini, I dipinti della Galleria Estense di Modena, Cosmopolita, Roma, 1945, p. 88 n. 172. Augusta Ghidiglia Quintavalle, La Galleria Estense di Modena, Istituto poligrafico dello Stato, Roma, 1967, p. 15. La leggenda del collezionismo. Le quadrerie storiche ferraresi, Catalogo della mostra (Ferrara, 25 febbraio – 26 maggio 1996), Nuova Alfa, 1996, p. 231 n. 121. [CATALOGO MOSTRA] Sovrane passioni. Le raccolte d'arte della Ducale Galleria Estense, Catalogo della mostra (Modena, Galleria e Museo Estense, 3 ottobre – 13 dicembre 1998), Motta, Milano, 1998, pp. 158-159 n. 11. [CATALOGO MOSTRA] Dosso Dossi. Pittore di corte a Ferrara nel Rinascimento, Catalogo della mostra (Ferrara, Galleria civica d'arte moderna, 26 settembre - 14 dicembre 1998; New York, Metropolitan Museum of Art, 14 gennaio - 28 marzo 1999; Los Angeles, J. Getty Museum, 27 aprile - 11 luglio 1999), Ferrara Arte, Ferrara, 1998
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Stato
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0800675965
  • NUMERO D'INVENTARIO Inventario R.C.G.E. n. 368
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA GALLERIA ESTENSE
  • ENTE SCHEDATORE GALLERIA ESTENSE
  • DATA DI COMPILAZIONE 2018
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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