Adorazione dei Re Magi; Visitazione; Santo vescovo e Santa; angelo reggicorona
Anta di tabernacolo a sportelli, di forma rettangolare culminante in alto a cuspide. L'anta è suddivisa in tre scomparti sovrapposti, più quello minore ricavato dalla cuspide,. In quest'ultimo è raffigurato frontalmente un busto di angelo che pone due corone sui personaggi del comparto sottostante, un santo e una santa francescani, raffigurati sotto archetti pensili allungati. Nello scomparto mediano e in quello inferiore le rappresentazioni sono sormontate da un archetto trilobato sostenuto da colonne tortili, mentre negli spazi risparmiati compaiono incisioni a trifoglio. Al centro è rappresentata la Visitazione secondo l'iconografia più comune; è da segnalare la presenza di un numero romano (II) dipinto sullo sfondo, sopra le teste dei due personaggi. Nello spazio inferiore è riprodotta la scena centrale dell'Adorazione dei Magi: Baldassarre che si volge indietro a indicare la stella a Gaspare (che doveva essere raffigurato sull'altra anta) e Melchiorre che porge il suo dono con riferimento alla figura centrale, che doveva essere, come al solito, la Vergine con il Figlio. I tasselli per le cerniere sono su entrambi i lati, a conferma di quanto suggerito dall'iconografia, ossia che i pezzi del tabernacolo fossero più di tre. Le scene sono eseguite a bassorilievo
- OGGETTO anta di tabernacolo a sportelli
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MATERIA E TECNICA
Avorio
- AMBITO CULTURALE Produzione Francese
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ALTRE ATTRIBUZIONI
Scuola Locale Ravennate
Imitazione Colta E Coeva Dei Modelli Francesi
- LUOGO DI CONSERVAZIONE Museo Nazionale di Ravenna
- LOCALIZZAZIONE Monastero benedettino di San Vitale (ex)
- INDIRIZZO Via San Vitale, 17, Ravenna (RA)
- NOTIZIE STORICO CRITICHE L'anta apparteneva a un tabernacolo a sportelli che, nella sua forma di trittico o pentittico, scompartito in più piano orizzontali nelle ante laterali, e in qualche caso anche nella raffigurazione centrale, è un prodotto tipico dell'arte gotica. È probabile che, da un lato debba la sua struttura a modelli di oreficeria, mentre dall'altro risente della trasmigrazione di tipi iconografici dalla scultura monumentale. La maggior pare di questi oggetti infatti, sempre dedicati alla Madonna, reca nell'edicola centrale una sua rappresentazione quasi a tutto tondo, ispirata ai più noti modelli di statue a se stanti in avorio (come ad esempio la Vergine della Sainte Chapelle o quella di Saint Denis, databili tra il 1250 e il 1260), ripetute in una gran quantità di esemplari di altaroli portatili. In questo esemplare ravennate la raffigurazione dei santi francescani (l'importanza dell'ordine in Francia nel XIV secolo è attestata da molti manoscritti) è rara e interessante. La figura femminile è identificabile con S. Chiara, con il libro della regola, il rosario e il saio allacciato dal cordone a nodi; mentre la figura maschile, imberbe, con le insegne vescovili sul saio francescano, può essere interpretata come S. Luigi d'Angiò oppure S. Bonaventura di Bagnoregio. Al momento non sono noti altri fogli di dittico con la rappresentazione di questi ultimi, mentre invece S. Chiara e S. Francesco compaiono più volte ,in tabernacoli probabilmente commissionati da Conventi degli ordini Francescani. Quest'esemplare, con le sue caratteristiche stilistiche abbastanza particolari, ripropone il problema della definizione di scuole locali, collegate con gli ateliers parigini ma anche dotate di aspetti propri ben individuabili. Di fatto, il pezzo è inquadrabile nella produzione del secondo quarto del sec. XIV, e comunque dipende dai modelli elaborati alla fine del primo quarto, nello stile dei tabernacoli attribuiti al maestro del trittico di Saint-Sulpice du Tarn. A tali date riportano certi aspetti proporzionali, sia quelli delle figure stesse che della struttura architettonica. anche lo stile e la caduta dei panneggi riporta a questo periodo e nel contempo sono del tutto assenti le caratteristiche ornamentali proprie della seconda metà del secolo. Del resto la tecnica di realizzazione del pezzo è molto precisa e accurata, ben diversa dalle approssimazioni dei lavori più artigianali generalmente datati nel terzo e ultimo quarto del Trecento. D'altra parte, colpisce lo stile quasi disegnato dell'intaglio, e la mancanza di quell'energia caratteristica del gotico più antico, qui sostituita da una riposata classicità, con qualche momento di inerzia. Nessun esemplare conosciuto si può confrontare direttamente con il ritmo preciso e minuto di questa rappresentazione. Da notare è inoltre la mancanza di ogni apparato ornamentale sopra la cuspide, fatto altrove riscontrabile, ma alquanto raro. Gli aspetti iconografici, poi, non mancano di particolarità: come la presenza dei due santi e l'insolita raffigurazione dell'angelo con due corone nella cuspide, che non è tipica della produzione sicuramente parigina, e che si ritrova invece in versione più dinamica in qualche tabernacoletto tardo. Comunque angeli simili si ritrovano nelle insolite ante dipinte del trittico del Museo di Lyon, del terzo quarto del XIII sec. Anche il velo annodato sul campo di S. Elisabetta non è comune nell'iconografia dell'episodio riscontrabile negli avori. Compare raramente in qualche lavoro tardo, ma è presente in varie scene della miniatura dell'epoca del regno di S. Luigi (XIII sec.) fino a tutto il XIV sec. L'insieme di tutte queste particolarità, specie quelle di carattere stilistico, non permette di collocare il pezzo negli ambiti già conosciuti, fermo restando comunque che si tratta di un oggetto più assimilabile alla produzione francese che a quella inglese, tedesca, o a quella del tutto ipotetica dell'Italia. Quanto alla possibilità di una recente falsificazione, essa appare poco probabile, se non del tutto da scartare: la maggior parte degli oggetti del Museo Nazionale di Ravenna, ad eccezione di alcuni storicamente eccezionali, sono segnalati per la prima volta nell'inventario di fine Ottocento, ma gli acquisti e le donazione di quel secolo sono generalmente indicati. È da tenere conto inoltre che il materiale medievale è stato solitamente molto trascurato, anche per quanto riguarda gli acquisti, e una tale situazione generalmente non incoraggia i falsari. In ogni caso l'oggetto non sembra rientrare nel gusto delle falsificazioni dell'epoca e presenta invece sia nell'iconografia (il raro santo francescano) che nei particolari tecnici (tasselli per cerniere) caratteristiche di autenticità. Quindi per quanto riguarda la manifattura si è avanzata la proposta di una scuola locale ancora non identificata, oppure l'ipotesi di una "imitazione" coeva, eseguita in ambito colto e comunque con l'intenzione di riproporre un modello francese
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CONDIZIONE GIURIDICA
detenzione Stato
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0800635555
- NUMERO D'INVENTARIO Museo Nazionale di Ravenna RCE 1066
- ENTE SCHEDATORE Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Ravenna, Forlì-Cesena e Rimini
- DATA DI COMPILAZIONE 1981
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DATA DI AGGIORNAMENTO
2016
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DOCUMENTAZIONE ALLEGATA
scheda catalografica (1)
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0