Madonna con Bambino in trono con San Giovanni Battista e Sant'Antonio da Padova
Al centro di un prato verdeggiante che si allontana prospetticamente verso la veduta collinare del fondo, posa il basamento del trono su cui siede la Madonna, basamento con decorazione a grottesche su fondo oro. Il dossale è a quadrature di stoffa verde, protetto da un baldacchino a semplice sporto piano e si leva contro il cielo che dall'azzurro intenso in alto si schiarisce scendendo sull'orizzonte. La Madonna ha una veste di rosso vivo e una gonna azzurra, mentre sulle spalle ha un manto bruno dal risvolto verde lumeggiato in giallo; reggge sul ginocchio destro il bimbo nudo benedicente. S. Antonio da Padova è raffigurato a sinistra, veste il saio francescano, regge nella mano destra il giglio e nella sinistra un libro relegato di rosso. S. Giovanni Battista a destra, vestito del vello e di un manto rosso, si appoggia con la destra alla lunga canna crociata cui è avvolto il filatterio iscritto Ecce agnus e con la sinistra indica Gesù. (1)
- OGGETTO dipinto
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MATERIA E TECNICA
tavola/ pittura a tempera
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ATTRIBUZIONI
Mengari Carlo (1455/ 1530)
Scaletti Sebastiano (1473/ 1559)
- LOCALIZZAZIONE Brisighella (RA)
- NOTIZIE STORICO CRITICHE Secondo l'atto originale di pagamento che si conserva negli atti del notaio Pietro Baruzzi senior a norma del legato testamentario di Ser Mero de Fregua "Domina Isabella" tutrice di Ascanio figlio di Ser Mero morto nella seconda metà del 1515 commissionò la "tabula aurata picta titolo Sanctj Antonij del Padua sanctorum Marie et Baptiste et etiam pitta de sopra" che il 6 giugno 1516 fu fatturata e pagata con 110 lire bolognesi ai pittori faentini " Caroulus Mengarii et Bastianus Brizi de Schaletis", stimata da Maestro Luca veneto e da Maestro Giovanni della Porta. La tavola era destinata alla cappella di S. Antonio da Padova nella Chiesa di San Giovanni Battista "de plebe Octavi Vallis Matronis". La risoluzione derivava a sua volta da un legato che fu Jacopo detto Pinzino, figlio dello stesso Ser Mero e fratello di Ascanio. Non si può dire dove fosse la cappella: fino al 1929 la tavola era appesa in mezzo all'abside, poi passò in una cappella che era in capo alla navata destra per la riapertura nell'abside della bifora romanica. Dopo l'atto di pagamento la prima notizia della pala la troviamo nella visita di Mons. Marchesin nel 1573 che cita l'altare di S. Antonio col lascito di "Ser Mero de Fregua". I dati sommari dell'intervento sono confermati nel 1663 nel catalogo degli obblighi di messe e offizi della Diocesi di Faenza. Notizie critiche: Uno dei problemi che la pala presenta è quello della destinazione artistica dei due pittori anche se i dati di anzianità, il carattere ancora quattrocentesco umbro-toscano fanno supporre a una prevalenza del Mengari come coordinatore rispetto a un aiuto più giovane. Tale distinzione fu già oggetto di studio da parte di Antonio Corbara nel 1938 per una pala in S. Agostino a Faenza. E' con probabilità che si può attribuire allo Scaletti la figura in alto (scheda n. 00297986) del Padre Eterno e un intervento nella figura di S. Giovanni
- TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
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CONDIZIONE GIURIDICA
proprietà Ente religioso cattolico
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0800297985
- ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Ravenna, Forlì-Cesena e Rimini
- ENTE SCHEDATORE S08 (L. 145/92)
- ISCRIZIONI retro - FE FARE ASCANIO/ DI SER MERO/ TOMA X/ DI BICO/ GUIRINO - lettere capitali -
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0