I Santi Vescovi piacentini. Santi vescovi

dipinto,

All'interno di una chiesa, un sacerdote avvolto in un ricco piviale con broccature floreali, si genuflette e porge la mano destra ad un vescovo seduto su nuvole rette con sforzo da un angelo svolazzante ripreso in scorcio. Alla sinistra del vescovo e secondo uno schema a diagonale che parte dell'angolo destro inferiore del dipinto, si dispongono due vescovi e un chierico che regge il pastorale. Alle spalle del sacerdote in ginocchio si notano due putti dinamicamente posti, che reggono una croce, ed al di sopra, Cristo seduto, accompagnato da busti di vescovi e cherubini. In primo piano, in scorcio, si notano il pastorale, una mitra e dei gigli

  • OGGETTO dipinto
  • ATTRIBUZIONI Callani Gaetano (1736/ 1809)
  • LOCALIZZAZIONE Piacenza (PC)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Il dipinto che raffigura il Beato Paolo Burali d'Arezzo, venne fatto eseguire dal Vescovo piacentino Alessandro Pisani, in occasione della beatificazione (1772) del Burali per la cappella del braccio destro del transetto, ove ora si trova il monumento a Mons. Scalabrini. A quest'ultimo si devono i restauri che interessarono anche gli interni del duomo tra il 1897 ed il 1900 tesi al recupero, delle presunte forme originarie romaniche, e che comportarono tra l'altro anche lo smantellamento dell'altare in questione che era dedicato ai SS. Vescovi piacentini. Il quadro passò quindi in episcopio, dove rimase sicuramente sino al 1908 (Cerri, p. 38) e presumibilmente anche sino al 1926: infatti Paratici nella sua guida all'interno del duomo redatta in quell'anno, non ne fa parola. Dagli anni '60 venne destinata al transetto sinistro, collocata sopra la porta che immette in Via Guastafredda, dove si trova anche ora, dopo il restauro promosso dalla Soprintendenza ai Beni Storici ed Artistici di Parma e Piacenza (1978-1979), cui si deve la lettura rinnovata, impedita in precedenza dallo sporco. Peraltro Pollinari (1887, pp. 24-25), aveva già intrapreso intorno al 1887 un restauro del dipinto, da lui trovato assai ammalorato, specie nella zona inferiore, dipinto che il Pettorelli aveva definito "a tempera". Il quadro fu giudicato nel 1780 dal Carasi (p. 12) "bello" per via del "disegno, del colorito e disposizione" e su questa linea si posero anche gli storici locali che si trovarono in seguito a parlarne. L'autore, parmigiano quanto il committente, manifesta quella sua naturale propensione per la definizione chiara della composizione, giocata qui sulla diagonale che percorre da sinistra verso destra tutto il dipinto, sostenuta da una materia cromaticamente preziosa, qualità che lo faranno apprezzare anche nel suo soggiorno milanese del 1774, come portavoce del Neoclassicismo di marca parmense (cfr. P. Ceschi Lavagetto, in Diz. Biogr. degli Italiani, vol. XVI, Roma 1973, pp. 732-734). Il bozzetto del dipinto è conservato nell'Archivio Capitolare. Per un'ulteriore approfondimento si consiglia la consultazione del Ms. Visite Pastorali conservato presso l'Archivio della Curia di Piacenza (Visita Gregorio Cerati, Maggio 1784, p. 10; Visita Ludovico Loschi 1825, p. 8; Visita Aloisio Sanvitale, Agosto 1837, p. 13)
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Ente religioso cattolico
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0800267606
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici per le province di Parma e Piacenza
  • DATA DI COMPILAZIONE 1989
  • DATA DI AGGIORNAMENTO 2006
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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