croce processionale di Carissimi Giovanni Francesco (sec. XVI)
La croce è realizzata in lamina d'argento applicata su intelaiatura in ferro e legno, rifinita lungo i profili da cornice modanata in rame dorato e arricchita da elementi a tuttotondo ancora in rame dorato: delfini lungo i bracci, rosoncini con pinnacoli intorno ai terminali quadrati. La lamina presenta una decorazione cesellata a girale vegetale su fondo puntinato, sia sul lato anteriore che posteriore, ove, all'incrocio dei bracci sono rispettivamente la figura a tuttotondo del Cristo morto e quella ad alto rilievo della Madonna col Bambino, entrambe in argento. Nei terminali a fondo brunito sono applicate figure a mezzo busto anch'esse a rilievo e sempre in argento: nel recto gli Evangelisti con i loro simboli, nel verso Santi legati alla dedicazione della chiesa e a culti del territorio cozzanese, S. Bartolomeo in alto, S. Martino a sinistra, S.Filippo a destra e S. Giacomo minore in basso. Nodo a vaso inferiormente bacellato e segnato sul corpo da pendoni d'alloro
- OGGETTO croce processionale
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MATERIA E TECNICA
rame/ sbalzo/ cesellatura/ doratura
argento/ battitura/ traforo/ sbalzo/ stampaggio/ fusione/ doratura/ cesellatura
FERRO
LEGNO
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ATTRIBUZIONI
Carissimi Giovanni Francesco (1485/ Notizie Fino Al 1518)
- LOCALIZZAZIONE Langhirano (PR)
- NOTIZIE STORICO CRITICHE La lettura iconografica di questa croce proposta dalla bibliografia va oggi riconsiderata alla luce della storia devozionale del territorio cozzanese: nel verso in alto la figura tradizionamlente interpretata come S. Giovanni Battista è in realtà S. Bartolomeo, titolare della chiesa da 1490 ca. (cfr. dall'Aglio) e riconoscibile dal lungo coltello impugnato come una spada, allusivo al suo martirio; si conferma nel terminale a sinistra la presenza di S. Martino in abiti vescovili, primo patrono della pieve (cfr. Dall'Aglio), mentre le altre due figure, già individuate come i SS. Pietro e Paolo (senza peraltro riscontri iconografici pertinenti), sono da leggersi come quelle di S. Giacomo Minore in basso, corredato del bastone dei battilana con cui venne martirizzato, e quella di S. Filippo a destra, privo di attributo ma frequentemente associato a Giacomo. La costruzione in epoca tardoseicentesca di un oratorio dedicato a questi due santi in località Sodina, prossima a Cozzano, attesta evidentemente l'esistenza in zona di una consolidata devozione verso i due apostoli, che compaiono anche in un dipinto e un parato conservati nella parrocchiale, provenienti dall'oratorio oggi distrutto (cfr. schede 00124933, 00124941). Le iscrizioni incise sulla croce forniscono indicazioni insolitamente esaustive in merito alla sua realizzazione, precisandone la cronologia, 1516, la committenza, Ilario Gunigi Arciprete di Cozzano, e l'autore, Giovan Francesco Carissimi. Un Don Hilarius de Guinciniis è citato nel Catalogus Beneficiorum Civitatis et Diocesis Parmae del 1520 (cfr. Schiavi, p.86) in qualità di responsabile delle pieve cozzanese di S. Bartolomeo, di cui restò a capo secondo il Dall'Aglio (1966, p.440) almeno fino al 1537. Non vi è ragione di dubitare, nonostante la diversa trascrizione del cognome, che il documento e l'iscrizione commemorativa sulla croce alludano alla stessa persona, di cui non è stato possibile reperire ulteriori notizie: la forma antica Guinigi o Gunigi, che translerà in Gonizzi, è registrato in area langhiranese dal 1461 (cfr. Roberti R., Guida alle origini dei cognomi parmigiani, Parma 1998, p.106), precisamente a Riano, forse luogo d'origine anche dell'arciprete committente. Per quanto concerne invece l'autore della croce, rara e raffinata testimonianza di oreficeria rinascimentale parmense, il suo nome è del tutto sconosciuto ai repertori locali e quella cozzanese risulta essere ad oggi la sua unica opera nota. Dalla consultazione dei Registri Battesimali di Parma si apprende che Giovan Francesco Carissimi nacque il 23 ottobre del 1485 da tale Giovanni e che divenne a sua volta padre il 24 marzo del 1518 di una figlia, Maria Agnese, avuta dalla moglie Caterina. Sebbene il rapporto non sia in nessun modo documentato, è assai verosimile che Giovan Francesco appartenesse alla nota famiglia Carissimi, una delle più antiche e illustri della città, i cui membri rivestirono importanti cariche pubbliche come rappresentanti della municipalità e del notariato parmense, occupando altresì ruoli di spicco in ambito ecclesiastico (cfr. Talignani A., "Quis evadet" Una traccia della "Hypnerotomachia Poliphili" a Parma nel sepolcro di Vincenzo Carissimi, in Artes 5 1997, pp.11-137). Del resto quella dell'orafo era nel Quattrocento figura professionale assai qualificata per la sua vasta e composita cultura, richiedendo il tipo di lavoro capacità inventiva, padronanza del disegno, oltre che naturalmente eccezionale manualità e conoscenza delle più aggiornate tecniche esecutive; la preziosità stessa dei materiali utilizzati contribuiva ad accrescere il prestigio di questo mestiere, che in genere garantiva un'ottima situazione economica e dunque una buona posizione sociale. La documentazione conservata relativamente ad alcuni orafi parmensi attivi tra Quattro e Cinquecento, come i Da Gonzate e i Bonzagni, conferma l'elevato status e la qualificazione patrimoniale di coloro che praticavano quest'arte, tra l'altro frequentemente legata agli Uffici di Zecca (cfr Scarabelli Zunti E., Documenti e Memorie, ms.fine XIX sec., voll. IV-V). Il fatto che Giovan Francesco Carissimi non figuri nelle antiche fonti locali potrebbe forse spiegarsi con un'attività svolta prevalentemente al di fuori della città, magari in quel Ducato milanese a cui Parma era all'epoca ancora strettamente legata e in cui è documentata la presenza tra l'aristocrazia filosforzesca di alcuni membri della famiglia Carissimi (cfr. Talignani cit., p.126). I modi stessi di Giovan Francesco, quali appaiono nella croce cozzanese, rivelano una conoscenza della cultura artistica delineatasi fra Lombardia e Veneto dal tardo Quattrocento. Il deciso abbandono delle tipologie formali tardogotiche, il naturalismo delle figure, che in alcuni casi raggiunge esiti di grande morbidezza e delicato plasticismo, come pure le soluzioni decorative dimostrano un aggiornamento al nuovo linguaggio rinascimentale netto quanto precoce, (1) (segue in Annotazioni)
- TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
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CONDIZIONE GIURIDICA
proprietà Ente religioso cattolico
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0800124924
- ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici per le province di Parma e Piacenza
- ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici per le province di Parma e Piacenza
- DATA DI COMPILAZIONE 2002
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DATA DI AGGIORNAMENTO
2006
- ISCRIZIONI sul recto, inferiormente nel braccio verticale - HOC OP/ US F F S/ D HILARI/ US DE GU/NICIIS AR/ CHIPRSB/ ITER DE/ CHOZAN/ O IO FRA/ NCISCHUS/ DE CARISSIMIS/ FACIEBAT - a incisione - latino
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0