Ponte di Rialto visto da sud. Veduta del Ponte di Rialto a Venezia

dipinto ca 1800 - 1849

Il dipinto è inserito entro una cornice in legno dorato, con porzioni della superficie rugose e decorata con motivi vegetali in stucco agli angoli. L'opera è stata rintelata in epoca imprecisata

  • OGGETTO dipinto
  • MATERIA E TECNICA tela/ pittura a olio
  • ATTRIBUZIONI Roberti, Roberto (attribuito): pittore
  • ALTRE ATTRIBUZIONI Giuseppe Borsato
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE Museo Storico del Castello di Miramare
  • LOCALIZZAZIONE Palazzo Economo
  • INDIRIZZO Viale Miramare, Trieste (TS)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Il dipinto compare nell’inventario ottocentesco del Castello di Miramare al numero 1852 con il titolo “Ponte de Rialto”. L’opera fu acquistata dall’arciduca come originale del Canaletto ed esposta nella "Grande Sala da Pranzo", l’attuale Sala dei Gabbiani, che nelle intenzioni di Massimiliano avrebbe dovuto fungere da quadreria del Castello di Miramare. Il nome di Canaletto compare in una lettera firmata da Ettore Carlo Lucchese Palli, duca della Grazia e frequentatore della corte di Ferdinando Massimiliano, e indirizzata al conte, probabilmente il Graf Franz Zichy, Obersthofmeister del governatore del Regno Lombardo Veneto. Nella lettera, il duca della Grazia comunica di aver inviato "le Canaletto", assieme alla ricevuta dell’ex proprietario del dipinto, e di aver aumentato di cinque napoleoni d’oro il compenso convenuto con la persona che fu impiegata per ottenere il quadro a un prezzo moderato. Il dipinto, pagato 65 napoleoni d’oro, fu consegnato all’arciduca Massimiliano dal restauratore Antonio Zambler, che "a tout arrangé". Allegata alla lettera, vi è la quietanza, indirizzata a Zambler, di "Gio. Batta Pugnali", nella quale il probabile intermediario afferma di essere stato saldato, come da contratto stipulato, per il "quadro rappresentante il Ponte di Rialto, Riva del Carbon, e del Vino". La quietanza di Pugnali è datata Venezia, 7 marzo 1859 e attesta il pagamento del dipinto per 65 Napoleoni d’oro, corrispondenti a 525 fiorini e 20 carantani, cifra confermata dal registro contabile dell’arciduca Ferdinando Massimiliano. La veduta di Miramare dipende da una delle acqueforti di Antonio Visentini, presente al numero 8 della pars secunda dell’edizione del 1742 dell’Urbis Venetiarum Prospectus Celebriores, e che, secondo Constable e Links, corrisponde perfettamente al dipinto di Canaletto conservato al Musée Jacquemart-André di Parigi. Il dipinto fu considerato in passato un originale settecentesco tanto da essere esposto nel 1929 alla mostra veneziana dedicata al Settecento italiano, come si evince dall’etichetta staccata dal retro della tela triestina e attualmente allegata alla scheda OA. L’etichetta cartacea reca scritto "Il Settecento Italiano Venezia – 1929 A. VII 000404". Il catalogo della mostra, "Il Settecento italiano. Catalogo generale della mostra e delle sezioni, Venezia 1929", non menziona tuttavia il dipinto di Miramare. Stando a quanto riportato sulla scheda cartacea OA, il retro della tela recava anche un’etichetta con l’iscrizione "Canaletto appartenente alla collezione del pittore Borsato". Tale dato, non più verificabile in quanto l’opera è stata rintelata, fu utilizzato dal compilatore della scheda, Nino Fazzini Giorgi, negli anni Settanta del Novecento, per avvalorare non solo l’appartenenza del dipinto alla raccolta d’arte di Giuseppe Borsato, ma anche per sostenere l’attribuzione dell’opera allo stesso vedutista friulano, formulata sulla base di ragioni stilistiche. L’attribuzione a Borsato, tuttavia, non trova riscontro nei documenti d’archivio. Secondo Fabrizio Magani l’opera è ascrivibile a Roberto Roberti il quale, nei primi anni dell’Ottocento, mentre era a Roma, si dedicò con successo alla copia di quadri famosi, specialmente le vedute di Canaletto possedute all’epoca dallo scultore Antonio Canova. Tra i dipinti copiati nella capitale da Roberti entro il 1809, vi era anche il Ponte di Rialto da sud, opera di Canaletto molto simile a quella di analogo soggetto del Musée Jacquemart-André di Parigi, passata in collezione Torlonia all’inizio dell’Ottocento e ora alla Galleria Nazionale d’Arte Antica di Roma. La copia di Roberti, confluita nelle raccolte del Museo Civico di Bassano, costituisce il più stringente parallelo con la tela conservata a Miramare
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Stato
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0600181056
  • NUMERO D'INVENTARIO 1852
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Museo Storico e Parco del Castello di Miramare
  • ENTE SCHEDATORE Museo Storico e Parco del Castello di Miramare
  • ISCRIZIONI sulla cornice, parte superiore - Canaletto - Anonimo - maiuscolo -
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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