Alfonso II d'Este duca di Ferrara. Alfonso II d'Este
dipinto
1800 - ante 1868
Anonimo
1878
Il dipinto è inserito entro una cornice in legno dorato e modanata
- OGGETTO dipinto
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MATERIA E TECNICA
tela/ pittura a olio
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ATTRIBUZIONI
Anonimo: pittore
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ALTRE ATTRIBUZIONI
Badile Antonio
Pittore Del Xix Secolo
Fabris Placido
- LUOGO DI CONSERVAZIONE Museo Storico del Castello di Miramare
- LOCALIZZAZIONE Palazzo Economo
- INDIRIZZO Piazza della Libertà 7, Trieste (TS)
- NOTIZIE STORICO CRITICHE Il dipinto è identificabile con un quadro "paolesco" acquistato nel 1858 dal conte Zichy a Roma su ordine di Ferdinando Massimiliano. Da un documento firmato dal tesoriere arciducale Kuhacevich e stilato a Milano il 7 gennaio 1859 risulta un pagamento di 400 fiorini per un "Paul Veronese" sulla base della quietanza datata 4 settembre 1858 e presentata dal signor Salvatore Bettini che conferma il saldo dell’importo da parte del conte Zicky quale prezzo per "un quadro antico creduto della vera scuola di Paolo Veronese". L’opera può essere altresì riferibile a un olio su tela raffigurante "3 Portraits" e attribuito a Dosso Dossi, acquistato, come testimonia una fattura di pagamento datata 27 marzo 1858, da Ferdinando Massimiliano presso l’antiquario Heinrich Cubasch di Vienna. Nell’Ottocento Dosso Dossi era già considerato autore di un altro ritratto conservato al Belvedere Superiore di Vienna ed erroneamente identificato all’epoca come un ritratto di Alfonso II d’Este, ma attualmente assimilabile a un ritratto di Alfonso I attribuito a Dossi. Paolo Fabris nel 1859 si occupò di commissionare all’intagliatore e doratore Carlo Franco di Venezia la cornice per il dipinto. Nell’inventario ottocentesco fu registrato quale "Oelgemälde von Paul Veronese in Goldrahmen" (ante 1868). Gli inventari novecenteschi (1929; 1931) replicarono il titolo ottocentesco dell’opera e l’attribuzione, indicata sull’iscrizione della cornice, a Antonio Badile (Verona, 1518-1560), maestro dei pittori Paolo Caliari, detto il Veronese, e Giambattista Zelotti. L’olio su tela è definito "un centone di stili diversi" nella schedatura novecentesca dell’opera. Per quanto siano evidenti alcuni echi veronesiani, in particolare nel volto del protagonista e nei sontuosi costumi cinquecenteschi, il fare pittorico e l’effetto patinato del dipinto fanno pensare a numerosi rimaneggiamenti ottocenteschi della tela. Tali rimaneggiamenti, quando non veri e propri rifacimenti, evocano, assieme al mutamento di paternità del dipinto da Paolo Veronese, come indicato nell’inventario ottocentesco, ad Antonio Badile come da iscrizione presente sulla cornice, una pratica e una cultura del restauro reinterpretativo largamente diffusa a metà Ottocento. A detta di Francesca De Bei (2013) è plausibile che un artista come Placido Fabris, fratello e maestro occasionale di Paolo e dedito alla copia dall’antico alle volte al limite della contraffazione, sia sentito legittimato, con la scusa di avere per le mani una tela antica ma di "qualche debole scolare di Badil, maestro di Paolo Veronese" e destinata al mercato antiquario, a intervenire in maniera poco rispettosa dell’originale e a camuffare poi l’intervento e la propria mano applicando "con arte sopra il dipinto un certo sporco, da crederlo facilmente prodotto dai secoli, e non dall’arte"
- TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
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CONDIZIONE GIURIDICA
proprietà Stato
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0600181052
- NUMERO D'INVENTARIO 1883
- ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Museo Storico e Parco del Castello di Miramare
- ENTE SCHEDATORE Museo Storico e Parco del Castello di Miramare
- ISCRIZIONI sulla cornice, al centro del lato superiore - Badille (sic) maestro di Paolo Veronese - Anonimo - maiuscolo -
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0