Santa Rosalia nell'atto di intercedere per la fine della peste nella sua città

dipinto post 1690 - ante 1710

Raffigurazione di Santa Rosalia nell'atto di intercedere per la fine della peste nella sua città. La Santa è ripresa con il saio francescano, inginocchiata con le mani rivolte verso il basso e lo sguardo indirizzato al cielo. Sullo sfondo a sinistra una veduta della città di Palermo chiusa dal monte Pellegrino, nella cui grotta il 12 luglio 1624 furono ritrovati i resti della Santa, riconosciuti tali da teologi e medici. In alto un angioletto le porge una corona di rose e giglio, allusione del suo nome. In basso a sinistra un teschio riferimento esplicito al morbo e alla penitenza; in lato a destra il libro del Vangelo aperto

  • OGGETTO dipinto
  • MATERIA E TECNICA tela/ pittura a olio
  • AMBITO CULTURALE Ambito Italiano
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE Museo Storico del Castello di Miramare
  • LOCALIZZAZIONE Castello di Miramare
  • INDIRIZZO Viale Miramare, Trieste (TS)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE La tela fu acquistata come originale di Anton Van Dyck dal conte Franz Zicky, uomo di fiducia dell’arciduca che, come emerge da una comunicazione conservata all’Archivio di Stato di Trieste recentemente portata alla luce, dichiara di aver comprato a Milano un quadro dal sig. Barone Giovanni d’Ondes, di origini palermitane, riconosciuto come un originale del pittore fiammingo per una somma di 4000 franchi. La documentazione contiene anche la risposta di D’Ondes, scritta da Genova, dove egli non solo indicava l’indirizzo a Milano del banchiere Oneto, incaricato di chiudere la transazione, ma invitava il conte Zichy a valutare l’acquisto di altri quadri, che egli disponeva nella città ligure, “degni di una Reale Pinacoteca”. La proposta era di certo in linea con le aspirazione dell’arciduca che acquistava copie di quadri illustri per decorare le proprie residenze, non potendo entrare in possesso degli originali, commissionando egli stesso copie a giovani artisti. A Massimiliano infatti non parve disdicevole il possesso di copie di quadri antichi da utilizzare nell’arredo, neppure quando la destinazione finale era la quadreria, ovvero il salone deputato ad accogliere le opere più importanti della collezione pittorica di Miramare o altri luoghi di rappresentanza della residenza, come la sala del Trono. Lo stesso arciduca si dimostrò disinvolto nell’uso di “comprar copie”, permettendo che negli inventari, così come nelle iscrizioni delle cornici, non venisse indicato se si trattava di copie od originali. Va tuttavia evidenziato che lo stesso Massimiliano fu esso stesso vittima di attribuzioni sbagliate, non ancora oggetto di analisi dettagliate, in un’epoca in cui la circolazione dei falsi e della copie d’autore era assai ampia. La stessa tela della Santa Rosalia rientra in questa casistica, essendo stata acquistata come un originale di Van Dick da esporre nella propria quadreria di rappresentanza. L’opera nella catalogazione novecentesca è ritenuta una elaborazione autonoma di alto livello e qualità derivante da un originale di Van Dick databile tra la fine del Seicento e l’inizio del secolo successivo. Il tema della Santa Rosalia fu più volte indagato da Van Dick che nella primavere del 1624 giunse a Palermo, probabilmente su invito di Emanuele Filiberto di Savoia, nel momento in cui trionfava il culto della Santa, i cui riseti furono ritrovati il 12 luglio del 1624. Proprio questo evento portò al pittore numerose commissioni, a partire da quella ricevuta il 22 agosto del 1624 per la pala dell’altare della Madonna del Rosario per l’oratorio, posto di fronte al monastero di San Domenico a Palermo, nella quale doveva apparire anche la locale Santa Rosalia. A Palermo Van Dick eseguì altre immagini della santa, come testimoniano i sopravvissuti inventari seicenteschi di alcune collezioni siciliane, contribuendo a fissare la nuova iconografia di santa Rosalia, ora in gloria, ora in estasi, ora nell’atto di intercedere per la fine della peste nella sua città. A differenza di quest’ultima il dipinto di Miramare omette il secondo angioletto con il giglio, il quale assieme al primo era un richiamo all’etimologia del nome della patrona di Palermo (De Bei, 2013)
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Stato
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0600005989
  • NUMERO D'INVENTARIO 1878
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio del Friuli Venezia Giulia
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici del Friuli - Venezia Giulia
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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