veduta ideata con macchiette e due velieri che bruciano al largo del porto di Livorno
il dipinto raffigura una veduta ideata, ambientata al largo del porto di Livorno, dove due imbarcazioni a vela sono in fiamme. Sul lembo di terra in primo piano alcune macchiette guardano impotenti la scena. I personaggi sono disposti sulla destra del dipinto e sono un giovane seduto con le braccia alzate in segno di stupore con camicia bianca e maniche rimboccate; un gentiluomo di spalle con redingote gialla rivolto verso le figure alla sua destra e protetto da ampio parasole azzurro; seguono due figure elegantemente vestite, lui con cannocchiale e bastone da passeggio, lei con abito giallo stretto in vita e balze sotto la schiena e cappello nero; concludono la scena un ufficiale in uniforme a cavallo, due contadini con abiti sgualciti e attrezzo da lavoro in spalla e un giovane che alza il cappello e agita le braccia per attirare l’attenzione. Sulla sinistra domina lo spazio il mare con al centro le due imbarcazioni a vela in fiamme, dalle quali si sprigiona un fumo bianco verso il cielo, affiancate da altre due. Più sulla destra invece si scorgono il Fanale di Livorno e la punta del molo con il suo forte. L'opera e l'iscrizione sono contornate da una greca bianca con contorni rossi e neri su sfondo blu. La cornice in legno dorato rettangolare è originale
- OGGETTO dipinto
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MATERIA E TECNICA
carta/ pittura a tempera
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ATTRIBUZIONI
Baseggio Giacomo (notizie Seconda Metà Sec. Xviii)
Baseggio Antonio (notizie Seconda Metà Sec. Xviii)
- LUOGO DI CONSERVAZIONE Museo Storico del Castello di Miramare
- LOCALIZZAZIONE Castello di Miramare
- INDIRIZZO Viale Miramare, Trieste (TS)
- NOTIZIE STORICO CRITICHE Recenti studi hanno portato alla luce il contesto culturale e politico e socio-economico in cui ha avuto luogo la produzione “dei Baseggio” conservata a Miramare, realizzata dal 1784 da Giacomo Baseggio e dal figlio Antonio e dal 1789 da Antonio Piemontesi detto il Baseggio. Si tratta di un collezione di 46 opere tra tempere e incisioni colorate, commissionate tra il 1784 e il 1789 dal Granduca Leopoldo II d’Asburgo Lorena. Nel corso del Settecento le vedute avevano raggiunto una rilevanza significativa nell’ambito della produzione artistica, in quanto questo genere, naturale evoluzione del tema del paesaggio, beneficiando del progresso della tecnica e degli studi sulla prospettiva, consentiva in piena cultura illuminista di rilevare nel modo più possibile scientifico e catalografico il dato reale. Il rinvenimento di importanti documenti, conservati all’Archivio di Stato di Firenze e Livorno, ha consentito di valorizzare la commissione delle incisioni da parte di Leopoldo II, che tra il 1784 e il 1786 ordina “Vedute”, “Carte” e “Piante”, la maggior parte delle quali corrisponde alla collezione triestina. Oltre a nominare le vedute della città toscana le lettere conservate all’archivio di Livorno contengono dei riferimenti anche ai capricci, denominati “ideali”. Nei documenti vengono citate anche le vedute dei Porti Orientali e due Vedute di mare presso la città di Napoli. Dal 1789 in poi i documenti non sono più indirizzati a Giacomo Baseggio, ma ad Antonio Piemontesi. In particolare le lettere dell’agosto 1789 e del marzo 1790 testimoniano le ultime commissioni di Pietro Leopoldo prima del suo ritiro a Vienna per assumere il titolo imperiale, quando molto probabilmente portò con sé le vedute come patrimonio personale. L’interesse di questa collezione rientrò infatti nella volontà della Casa d’Austria di propaganda politica e di partecipazione agli eventi dell’epoca attraverso la commissione di dipinti storici. Infatti le vedute di porti orientali raffigurano molti scali asiatici che dopo la metà del Settecento rientrarono nelle mire politiche ed economiche degli Asburgo. Inoltre compaiono anche le raffigurazioni di importanti battaglie. Va rilevato inoltre che le 18 incisione dedicate alla città di Livorno sono riprese della famosa serie “Raccolta delle più belle vedute della città e porto di Livorno”, pubblicate a partire dal 1781 da Giuseppe Maria Terreni, dedicata a Pietro Leopoldo. Le vedute furono scelte da Massimiliano d’Asburgo per decorare la prima abitazione triestina, Villa Lazarovich, come testimoniano gli acquerelli di Germano Prosdocimi del 1854. Tuttavia, mentre Pietro Leopoldo cresciuto e animato dallo spirito illuminista, s’interessò al fenomeno del vedutismo, che nel XVIII secolo diventò di gran moda e rappresentò l’innovazione in campo artistico, ambendo a rinnovare la corte fiorentina con i nuovi modelli internazionali, nel caso di Massimiliano le sue scelte scientiste e naturaliste furono influenzate dalla sua mentalità romantica ottocentesca. In un documento del 1857 l’arciduca dà poi precise indicazioni ai decoratori Franz e Julius Hofmann sull’arredamento degli interni del castello, citando anche la serie dei Baseggio, ricordata come «l’intera collezione di quadri che rappresentano porti, con cornici rinfrescate», da collocarsi nel vestibolo inferiore
- TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
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CONDIZIONE GIURIDICA
proprietà Stato
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0600005915
- NUMERO D'INVENTARIO AB55063
- ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici del Friuli - Venezia Giulia
- DATA DI COMPILAZIONE 1992
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DATA DI AGGIORNAMENTO
2017
2006
- ISCRIZIONI in basso, entro la cornice - IDEA’ FATTA DAL MAGGIOR BASEGGIO, E’ FIGLIO, LI 9 DI LUGLIO 1784. LIVORNO - a pennello -
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0