Cena all'osteria. Cena all'osteria

dipinto ca 1670 - 1698

Pittura a olio su tela

  • OGGETTO dipinto
  • MATERIA E TECNICA tela/ pittura a olio
  • AMBITO CULTURALE Ambito Veneto
  • ATTRIBUZIONI Ghidoni Matteo Detto Matteo De' Pitocchi (1626 Ca./ 1689-1700): pittore
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE Palazzo Roverella
  • LOCALIZZAZIONE Palazzo Roverella
  • INDIRIZZO via Laurenti 8/10, Rovigo (RO)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Il quadro è citato da Bartoli (1793) assieme a quello dei “Mendicanti” (che si trova sempre alla Pinacoteca dei Concordi) nella collezione Silvestri: “I due quadri per traverso, uno con alcuni questuanti, l'altro con vari birbanti in un Osteria, sono graziosi lavori di Matteo de' Pitocchi Fiorentino”. Entrambe le tele finirono in sorte all’Accademia dei Concordi a seguito del legato testamentario del 1876, a causa delle lungaggini dovute alla mancanza di un accordo, confluirono nella piancoteca solo nel 1877. La critica non ha mai messo in dubbio l'attribuzione al padovano suggerita dal Bartoli. Valcanover (1962) avvalorava il riferimento al Ghidoni paragonando il presente dipinto ai sette firmati della collezione Ferri di Padova, parimente autografi, soprattutto con la “Festa campestre con acrobati”. Secondo Ruggeri (1972) il maestro, per la costruzione dell’immagine, non può non aver preso spunto da pittori contemporanei attivi nel Veneto, massimamente Domenico Fetti nelle “Parabole”, tra le sue più celebri opere. Non mancano le somiglianze più volte reiterate dalla critica con sei tele del Pitocchi alla Pinacoteca Querini Stampalia, soprattutto con il “Baccanale presso un castello”, come sottolineato da Binotto (1996) e Tedeschi (2016). La “Cena all’osteria” fa altresì parte di un gruppo di quadri (gli otto ovali del santuario di Monte Berico a Vicenza, i dipinti della Fondazione Querini-Stampalia di Venezia, la “Zuffa di contadini”, il “Medico ciarlatano”, le “Feste campestri”, i “Viandanti”) che manifestano chiari riferimenti al catalogo dei dipinti e delle incisioni fiorentine di Jacques Callot, evidenziati già da Ruggeri (1972), soprattutto considerando il senso dello spazio, la disposizione dei personaggi per gruppi giustapposti e la particolare pennellata. Il soggetto, come la critica ha unanimemente notato, sembra in correlazione con il movimento romano dei “bamboccianti”; tuttavia, per la il naturalismo a tratti crudo del quadro rodigino e di altri del suo catalogo, non si esclude che il pittore padovano (non fiorentino, a differenza di quanto riferiscono le fonti settecentesche) possa aver conosciuto le opere del pittore danese Bernhard Keilhau, noto in Veneto come Monsù Bernardo, attivo all’interno dei confini della Serenissima tra 1651 e 1654. Infatti, il rapido schizzo che mette in scena un momento della vita popolana si configura, dal punto di vista del soggetto, come uno dei pochi esemplari di scena di genere di questa tipologia nella pittura padovana degli anni ’60-’70. La proposta di soggetti simili da parte del danese in un intervallo cronologico contemporaneo a quello del Ghidoni, potrebbe, quindi, non essere casuale. Come ha puntualizzato Tedeschi (2016), il piccolo quadretto rodigino dimostra anche tutta la vicinanza al movimento dei cosiddetti “pittori tenebrosi veneziani” (Giovan Battista Langetti, Pietro Negri, Johann Carl Loth, Giovanni Bittanti e alcuni altri), che si proponevano di reinterpretare il caravaggismo, favorendo i toni cupi, la pennellata corposa e la decisione di utilizzare una ristretta gamma di colori, usati per ottenere uno marcato contrasto tra luce e ombra. Tra le molte difficoltà, la mancanza di punti fermi nella biografia del pittore è uno dei fattori che rende difficile la datazione del dipinto: solo Fantelli (1996) si è espresso in favore di una collocazione cronologica verso l’ottavo decennio del XVII secolo. Lo studioso ha evidenziato che le pennellate evadono il contorno formale, si sfaldano, come si può vedere in quest’opera e nell’”Avvicinarsi del temporale” in collezione privata a Padova. Le figure si fanno più dolci e meno soggette ad una pennellata nervosa; allo stesso tempo, i tratti del volto divengono più grotteschi
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà mista pubblica/privata
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0500730551
  • NUMERO D'INVENTARIO 359
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Verona, Rovigo e Vicenza
  • ENTE SCHEDATORE Accademia dei Concordi
  • ISCRIZIONI Verso/ telaio del dipinto/ in alto a destra - M. PITOCCHI/ Convito plebeo - corsivo maiuscolo -
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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