Madonna in rosso. Madonna con il bambino

dipinto ca 1460 - ca 1470

Madonna ritratta a mezza figura con le mani giunte, davanti a Gesù Bambino steso e dormiente

  • OGGETTO dipinto
  • MATERIA E TECNICA tavola/ pittura a tempera
  • ATTRIBUZIONI Bellini Giovanni (1432 Ca./ 1516)
  • LOCALIZZAZIONE Museo di Castelvecchio
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE "Proviene dalla collezione Bernasconi, che l’ebbe dalla collezione Caldana entro il 1851 (...). In cinquant’anni all’incirca (1820-1870), il dipinto deve aver cambiato almeno quattro volte proprietà (Tommasi, Caldana, Bernasconi, Museo di Verona) (...). Nel catalogo di Giovanni Bellini ha occupato sempre posizioni incerte, marginali o in ombra, a partire dall’iniziale ascrizione a Gentile Bellini (che forse, più che un preciso riferimento stilistico, voleva dire già qualcosa di somigliante a Giovanni, ma più arcaico e non alla sua altezza sublime). Già nella prima esposizione a palazzo Pompei la sua collocazione non è ‘importante’, né ben visibile (...) Nessuno comunque mette più in discussione l’indubbia composizione belliniana della "Madonna" di Castelvecchio, quanto il fatto che possa trattarsi di originale (prototipo o replica) oppure copia antica. La presenza di una versione pressoché identica, già presso i Contini Bonacossi a Firenze e ora (2004) in collezione privata veneziana (Fondazione Sorlini), ha alla fine raddoppiato i problemi. Dallo stagno critico cui l’avevano relegata tutti i moderni esegeti belliniani, considerandola ormai unanimemente copia, l’hanno risollevata nel tempo due fatti. Nel 1964 Carlo Scarpa l’ha inquadrata, con una soluzione giustamente diventata famosa, e correttamente conservata, insieme alla "Madonna con il bambino" sicuramente autografa, del Museo di Catelvecchio (inv. 860-1B0077), esponendo in tutta chiarezza visiva il discorso compositivo di varianti, tecniche, stilistiche e sentimentali, che è alla base dell’arte belliniana. Quindi nel 1998 Maria Clelia Galassi, tramite l’analisi rifletografica, ha rilevato un preciso e complesso disegno soggiacente nella tavola, che portava l’autrice a concludere immediatamente per l’autografia del dipinto, se non per la riserva di qualche possibile collaborazione a livello pittorico non valutabile nell’attuale stato conservazione, ma che comunque colloca l’opera al centro del dibattito attualissimo sui procedimenti operativi all’interno della bottega di Giovanni Bellini. (...) Secondo Clelia Galassi «il dipinto veronese presenta un disegno sottostante di grande qualità, assolutamente coerente con quello riscontrabile nelle opere certe di Giovanni Bellini e databile intorno alla metà degli anni settanta» (da Marinelli 2010, cat. 134). Approfondimento sulla documentazione riflettografica: risulta in certi punti di difficile lettura. È principalmente l’impiego di materiali molto simili – probabilmente addirittura identici – per la stesura del disegno preparatorio e per l’esecuzione pittorica a far si che le diverse fasi di lavoro a volte si confondano. Risultano infatti molto ben evidenti le profilature scure con cui sono stati ripassati i contorni delle figure (come nel caso di mani e volti, delle aureole, ma ancora di più in corrispondenza delle linee del panneggio), che risultano molto più marcati dei segni che appartengono invece al disegno soggiacente. Tale disegno è stato tracciato con un pennello piuttosto fluido (si distingue la gocciolina che questo lascia quando si solleva alla fine di alcuni tratti), e segue tutta la composizione definendola accuratamente. Nel caso del movimento del manto della Vergine spesso le linee non sono disegnate fino al termine, ma si interrompono prima. In questi casi il confronto con la pellicola pittorica mostra invece delle pieghe che continuano fino ad incontrare il braccio, o una deviazione del panneggio. Non sono individuabili modifiche importanti nel disegno, se non qualche dettaglio irrilevante come nel contorno delle mani o del manto. È ben visibile invece la notazione relativa al chiaroscuro, un tratteggio fitto e parallelo individua le zone d’ombra e costruisce i volumi delle figure. Questi segni si fanno più marcati e fitti in corrispondenza dell’infittirsi dell’ombreggiatura, e si distendono nelle zone di maggior luminosità. Il loro verso segue l’andatura della superficie che caratterizzano, e difatti nel panneggio si fanno spesso più caotici e arrivano a sovrapporsi. Per una lettura completa del disegno soggiacente di quest’opera si rimanda ad ogni modo all’intervento di Maria Clelia Galassi che ha convincentemente studiato il dipinto confrontando attentamente ed esaurientemente le riflettografie da lei eseguite con il materiale relativo ad altre ""Madonne col Bambino"" del medesimo autore
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Ente pubblico territoriale
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0500715174
  • NUMERO D'INVENTARIO 865
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Verona, Rovigo e Vicenza
  • ENTE SCHEDATORE Comune di Verona
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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