Giudizio di Salomone

dipinto,

Scena concitata all'interno del palazzo di re Salomone, in una sala aperta sulla città di Gerusalemme. Due donne si contendono il neonato vivo, che un uomo sta mostrando al re, mentre il neonato morto è appoggiato sul gradino, ai piedi del trono

  • OGGETTO dipinto
  • ATTRIBUZIONI Guardi Francesco (1712/ 1793): pittore
  • LOCALIZZAZIONE Padova (PD)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Il dipinto fa parte di un gruppo di sei opere simili per misura e stile e da sempre componenti un'unica serie. Cinque tele illustrano soggetti tratti dai libri della Bibbia - Cacciata di Adamo ed Eva, Sacrificio di Isacco, Giudizio di Salomone, Tobiolo e l'angelo, Giuseppe venduto dai fratelli - una sola tela, Cristo e la Samaritana, deriva dai Vangeli. Con buona probabilità le opere facevano parte di una serie più numerosa, dedicata agli episodi biblici ed evangelici, che decorava un ambiente conventuale. La storia critica dei dipinti inizia, nel 1951, con Antonio Morassi che pubblicò su "Emporium" (CXVI, 1951, pp. 195-219) la sola fotografia, priva di commento, di Tobiolo e l'angelo con la corretta attribuzione a Francesco Guardi. L'anno seguente Giuseppe Fiocco, su "Arte Veneta" (VI, 1952, pp. 99-120), fece conoscere l'intera serie "scovata, obliatissima, in una certa stanza delle domestiche nel palazzetto del conte Agosti, in piazza Campitello a Belluno", quando in realtà i dipinti erano usciti dall'Italia da almeno due decenni. In ogni caso lo studioso padovano, su Arte Veneta, formulava l'ipotesi che nel Giudizio di Salomone e in Giuseppe venduto dai fratelli fossero intervenuti i fratelli minori di Francesco: Antonio e Nicolò Guardi (quest'ultimo non sembra sia esistito). Invece, nel 1964, Egidio Martini riconosceva soltanto al tema del Giudizio di Salomone l'intervento, in generale, della bottega di Francesco Guardi. Nel 1973 Antonio Morassi, nella monografia dedicata ad Antonio e Francesco Guardi, sottoscrisse i sei dipinti al catalogo di Antonio Guardi anche se nel Giudizio di Salomone e in Giuseppe venduto dai fratelli rilevava l'intervento di collaboratori di bottega. Negli ultimi anni Dario Succi (1993), Rodolfo Pallucchini (1996) e Filippo Pedrocco (2006) furono concordi nell'assegnare l'intera serie a Francesco Guardi. In merito alla datazione delle tele, il dibattito tra gli studiosi fu meno articolato. Solo Antonio Morassi definì lo stile dei soggetti sacri di "una fase molto avanzata dell'attività di Francesco", la critica successiva fino a Filippo Pedrocco sostenne la datazione tra il 1770 e il 1780 circa
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà privata
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0500707720
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per l’area metropolitana di Venezia e le province di Belluno, Padova e Treviso
  • DATA DI COMPILAZIONE 2020
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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