arco in rovina e case

dipinto,

In un paesaggio crepuscolare, rischiarato da un bagliore proveniente da sinistra, sporadiche figure popolano un quadro d’insieme d’umore intimo e popolaresco. Le case rustiche, definite con la precisione del ritratto dal vero, si affacciano sulla riva di terraferma della laguna veneziana. A nobilitare la composizione, donandole un carattere arguto di capriccio senza tuttavia togliere nulla alla verità dell’istantanea, vi è il portico in rovina in primo piano e la colonna al centro sulla quale si scorge la statua di una divinità classica. L'intonazione melodica ambientale risulta preponderante. Il fasto malinconico delle vestigia in rovina, come accade spesso nelle acqueforti di Giovan Battista Piranesi, è perfettamente coerente con l’allestimento scenico di questa poesia vespertina. Le case rustiche, le balze della riva, le figure abbigliate in modo vario e disposte a coppie, quasi fossero intente in passi di danza, non sono in contrasto col portico crollato o con la colonna trionfale davanti alla cascina maggiore; si può dire che figure, edifici e ambiente siano partecipi della stessa poetica, elementi della stessa fervida e saturnina immaginazione

  • OGGETTO dipinto
  • ATTRIBUZIONI Guardi Francesco (1712/ 1793)
  • LOCALIZZAZIONE Alzate Brianza (CO)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Il dipinto, per vie ereditarie, dovette pervenire a Maria De Szeth Giovio che nominò il Pio Istituto Sordomuti Poveri di Milano erede della sua sostanza, con legati e disposizioni a carico, e con l'obbligo di far servire la villa Giovio in Verzago, dove il quadro si trovava al tempo del vincolo (1915), nel comune di Alzate Brianza, a casa di campagna per i sordomuti. Si veda https://www.archiviodistatomilano.beniculturali.it/getFile.php?id=1695, in particolare pp. 341-342. Il dipinto con Arco in rovina e case potrebbe essere quello appartenuto a Salamon https://www.salamongallery.it/dipinti_opera.php?codice=95 e già in vendita a Relarte di Milano nel 1963. Secondo le indicazioni di Matteo Salamon l'opera venne acquistata dalla Sig.ra Callà e rivenduta al Sig. Guerra. Se il dipinto De Szeth Giovio fosse effettivamente identificabile con questa tela (cm. 46 x 34), tutti gli acquirenti contemporanei furono ignari del vincolo. Al tempo del vincolo nel 1915, il dipinto di proprietà del Barone Giovio De Szeth si trovava nella sua Villa Giovio di Alzate Brianza fr. Verzago. Attualmente non si hanno notizie circa la collocazione dell'opera. È costante nell’attività di Guardi come paesista e pittore di capricci la propensione a unire modelli dell’arte veneziana della prima metà del Settecento a spunti originali, elaborati secondo l’indole prevalente del suo tempo. Se da un lato quindi Guardi cita composizioni di Carlevarijs, Marco Ricci e soprattutto Canaletto, d’altra parte prende se stesso come primo riferimento, consapevole di far parte al massimo grado di una tradizione gloriosa ma rivolta ormai verso la fine. Ecco dunque il motivo del reiterare più volte le stesse opere, pure in fasi diverse della sua carriera, ragione questa della difficoltà talvolta a collocare cronologicamente le varie redazioni
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0303271918
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Como, Lecco, Monza-Brianza, Pavia, Sondrio e Varese
  • DATA DI COMPILAZIONE 2021
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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