decorazione plastico-pittorica, complesso decorativo di Bertani Giovanni Battista detto Brizio (attribuito) (seconda metà sec. XVI)
decorazione plastico-pittorica,
post 1572 - ante 1580
Bertani Giovanni Battista Detto Brizio (attribuito)
ante 1516/ 1576
Ambiente a pianta rettangolare dotato di due accessi dalle sale attigue (pareti est e ovest), di una finestra sulla parete sud e comunicante per mezzo di una porta-finestra con il cortile dei Cani (parete nord); le pareti, attualmente prive di decorazioni plastiche e pittoriche, conservano solo sul lato settentrionale tre nicchie, di cui la maggiore sopra la porta-finestra, le due minori, sui lati della stessa, sormontate da due incassi di forma rettangolare: le tre nicchie conservano un cornicione interno, le cui dimensioni sono maggiori nella nicchia centrale. Soffitto ligneo a travetti decorato da motivo dipinto a intreccio (o nodi)
- OGGETTO decorazione plastico-pittorica
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MISURE
Altezza: 6,20 m
Lunghezza: 6,50 m
Larghezza: 8,80 m
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ATTRIBUZIONI
Bertani Giovanni Battista Detto Brizio (attribuito): architetto
- LUOGO DI CONSERVAZIONE Complesso Museale di Palazzo Ducale
- LOCALIZZAZIONE Palazzo Ducale/ D, 1, 10/ Antisala dei Duchi
- INDIRIZZO p.zza Sordello, 40; p.zza Paccagnini, 3, Mantova (MN)
- NOTIZIE STORICO CRITICHE L'antisala dei Duchi rientra tra gli ambienti del cosiddetto Appartamento Grande di Corte Nuova (o di Castello). Il termine “antisala”, che si mantiene in continuità con la definizione tradizionale, non è appropriato alla funzione assolta dall'ambiente nel contesto dell'appartamento, identificabile piuttosto con quella di un' “anticamera”. Tale nucleo della reggia gonzaghesca si configura come risultato di una complessa genesi architettonica, segnata in parte da riutilizzo, adattamento e demolizione di preesistenze, in parte da costruzioni ex novo. Lo formano, oltre all'antisala in oggetto, le sale di Manto, dei Capitani e dei Marchesi, gli ambienti dell'Appartamento del Tasso (loggia, camera delle Virtù, studiolo con soprastante cappella e altri spazi funzionali), la sala dei Duchi e ambienti di passaggio, organizzati intorno al cortile pensile dei Cani. L'appartamento, ideato e complessivamente realizzato durante il ducato di Guglielmo Gonzaga, spetta alla progettazione del prefetto delle fabbriche ducali Giovan Battista Bertani (1549-1576): se le sale dei Marchesi e dei Duchi, con l'interposto Appartamento del Tasso, costituiscono, nel complesso, una vera e propria addizione architettonica, nella quale è riproposto uno sviluppo verticale degli spazi (pubblici al piano nobile, strettamente privati al piano superiore) analogo a quello già attuato nell'Appartamento di Troia (L'Occaso 2009, p. 65, p. 109), i restanti ambienti sono innestati su costruzioni preesistenti (cfr. Schiavi 1929; Cottafavi 1936 [1963]; Rodella 2003, pp. 17-52; Valli 2014, pp. 498-501; Togliani 2016, pp. 109-118): ad attestarlo intervengono evidenze strutturali e lacerti pittorici. A mitigare l'assunto secondo cui la sala dei Duchi, la vicina antisala e gli altri ambienti fino alla sala dei Marchesi costituiscano una costruzione ex novo, intervengono le osservazioni effettuate da Cottafavi (1931) in sede di restauro, opportunamente ricordate da Valli (2014, pp. 512-513). Dal punto di vista strutturale, infatti, la sala dei Duchi e la vicina antisala risulterebbero preesistenti agli interventi del Bertani ed ottenute – annota Cottafavi (1931, pp. 92-93) – “modificando e sconvolgendo costruzioni precedenti, come lo attestano una porticina che si apriva sulla parete settentrionale della sala dei Duchi e, sullo stesso lato, per ambedue le sale, le tracce di una serie di grandi e piccole nicchie, legate con un motivo architettonico sobrio ma molto decorativo”, forse da leggere con le tracce di nicchie visibili sulle testate della loggia del Tasso. Lo stato attuale dell'antisala è integralmente frutto di restauro: a differenza degli altri ambienti dell'appartamento, tuttavia, l'immagine complessiva non risulta essere quella derivata dall'intervento diretto da Clinio Cottafavi sul finire del terzo decennio del secolo scorso, bensì il frutto di lavori successivi, ancora da ricostruire su base documentaria. Le condizioni dell'antisala sono così ricordate da Cottafavi (1931, pp. 91-92): “la piccola porta originaria di immissione [dalla sala dei Duchi] all'antisala era otturata essendosene aperta altra di grandi dimensioni, fra la precedente e il muro esterno; […] la rovina del soffitto [già crollato prima del 1831, in Valli 2014, p. 514] lasciava allo scoperto le travature e il tetto del fabbricato. Soltanto i fori dei muri perimetrali, all'altezza del vecchio soffitto, ne lasciavano comprendere la esistenza e supporre la originaria costruzione a travetti. Sopra una parete residui di intonaco dipinto a guazzo, sotto i finti tendaggi, potevano anche consentire di sognare paesaggi; opera comunque di un tardo rimaneggiamento della primitiva decorazione della stanza”. La ricostruzione fu totale: fu posto in opera un soffitto su modello di un solaio “dell'appartamento De Bernardis” e sulle pareti furono modellati un cornicione superiore e uno zoccolo inferiore a definire il registro entro cui collocare i tre arazzi quattrocenteschi di Santa Barbara; modello prescelto per lo zoccolo fu quello di una della stanze cosiddette delle Balie (forse l'ambiente con camino collocato a fianco della cappella di Guglielmo?). La decorazione pittorica fu affidata ad Arturo Raffaldini. Il confronto tra lo stato attuale e quello testimoniato a fine lavori da una fotografia pubblicata da Cottafavi (1931, p. 92, fig. 6) sembra evidenziare, oltre alla successiva rimozione delle modanature in stucco alle pareti e lo scoprimento delle nicchie della parete nord, anche il probabile rifacimento del soffitto ligneo, che nell'immagine fotografica non pare dotato di travetti ma a cassettoni. Le tre nicchie, di cui la centrale di dimensioni maggiori, le laterali minori, erano state segnalate da Cottafavi nella fase preliminare al restauro, quali segni di riadattamento di una preesistenza architettonica: sia nell'antisala che nella sala dei Duchi, infatti, si osservavano “tracce di una serie di grandi e piccole nicchie, legate con un motivo architettonico sobrio ma molto decorativo” che, per il direttore onorario, non dovevano corrispondere ad aperture verso settentrione bensì a una sola decorazione interna. L'ipotesi della loggia aperta sul cortile dei Cani ritorna, tuttavia, in Bazzotti, Berzaghi 1986, p. 19. Sulla parete nord, a destra della porta-finestra, si segnala il profilo tracciato nell'intonaco di una probabile apertura tamponata. I lacerti di decorazioni pittoriche cui accenna Cottafavi, e ora perduti, potrebbero forse rimandare alla stessa fase barocca ricordata da L'Occaso (2008, p. 108, nota 70) in merito alla camera dei Marchesi
- TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
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CONDIZIONE GIURIDICA
proprietà Stato
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0303267681-0
- ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Palazzo Ducale di Mantova
- ENTE SCHEDATORE Soprintendenza Belle arti e paesaggio per le province di Brescia, Cremona e Mantova
- DATA DI COMPILAZIONE 2016
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0