San Giovanni da Capestrano

paliotto, post 1724 - ca 1757

una fascia rettangolare in marmo verde incornicia una lastra in marmo bianco intarsiata, segnata da una sottile cornice nera. Al centro un medaglione mistilineo reca l'immagine del santo, ai lati si sviluppano volute di foglie di acanto arricchite da boccioli di rosa e motivi perlinati

  • OGGETTO paliotto
  • MATERIA E TECNICA alabastro calcareo/ incisione
    marmo grigio
  • MISURE Altezza: 71 cm
    Larghezza: 97 cm
  • AMBITO CULTURALE Bottega Bresciana
  • LOCALIZZAZIONE Pralboino (BS)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Nel paliotto in esame la “pittura di pietra” della tecnica del commesso, introdotta a Brescia dai Corbarelli, delinea con naturalezza i girali vegetali e la figura del santo, che campeggia al centro di una cartella mistilinea. Tale schema è così diffuso nei paliotti del bresciano e dei territori limitrofi che la studiosa Renata Massa, dopo averne indicata una serie assai significativa anche per un confronto con il paliotto di Pralboino (per tali riferimenti si veda il contributo citato in bibliografia di confronto, pp. 93-95) , parla di “riproduzione seriale” di un unico modello nel periodo in cui la produzione altaristica risente della promozione dell’attività edilizia ecclesistica voluta dal vescovo Angelo Maria Querini (tra il 1727 e il 1755). Come nell’altare di San Francesco realizzato da maestranze bresciane nel secondo decennio del Settecento per la chiesa di San Gaetano (pubblicato da R. Massa nel contributo citato in bibliografia di confronto, p. 49, n. 28) l’elemento devozionale della figura del santo si inserisce nell’atmosfera artificiosa e “pomposa” del repertorio decorativo, che si carica di simbolismo religioso. Inoltre nell’esempio di Santa Maria degli Angeli la resa naturalistica dei motivi decorativi, intarsiati con uso di marmi pregiati su fondo bianco, e la definizione della figura nei particolari e nelle ombre, con incisioni e con brunitura della pietra, testimoniano la perizia che la maestranza bresciana impegnata a Pralboino raggiunge nella tecnica del commesso. E’ possibile identificare l’immagine del santo francescano al centro del paliotto, che alza con evidenza la croce con la mano destra, in San Giovanni da Capestrano per analogia iconografica con il santo dipinto nella pala inserita nell’ancona dell’altare, indicata come “dipinto di San Giovanni da Capestrano” nei contributi più recenti sia da Bruna Viscardi (nel contributo citato in bibliografia di confronto) sia da Giuseppina Marti nella “Relazione di Sopralluogo”, compilata il 16 marzo 1982 (conservata nell’Archivio della Soprintendenza di Mantova). In tale relazione la studiosa evidenzia l’opera in esame come “altare molto bello in marmo intarsiato”. Nel “Primo Inventario degli effetti mobili e arredi della Chiesa esistenti nel soppresso convento di Santa Maria degli Angeli di Pralboino”, compilato nel 1810, invece, la pala dell’”altare con gradino e parapetto in marmo” era erroneamente riferita a San Diego d’Alcalà (anch’esso spesso raffigurato mentre ostende la croce con la mano). San Giovanni da Capestrano, francescano osservante, è proclamato santo da Alessandro VIII il 16 ottobre 1690 ma la bolla di canonizzazione è emanata solo il 4 giugno 1724. La sua figura è strettamente legata a Pralboino, infatti nella sua intensa azione di apostolato nei territori veneti il 16 febbraio 1451 lascia Brescia per recarsi a Pralboino (http://www.treccani.it/enciclopedia/giovanni-da-capestrano-santo_(Dizionario-Biografico)/), invitato dalla famiglia Gambara, dove risiede presso il convento degli osservanti di Santa Maria degli Angeli. La sua predicazione suscita una profonda devozione a Pralboino (B. Viscardi, p. 158), tanto che nella didascalia che accompagna la veduta del monastero, dipinta nel 1625 circa da Antonio Gandino in una lunetta del secondo chiostro di San Giuseppe a Brescia, si afferma che il convento è stato edificato in seguito all’opera del santo. Pertanto è logico proporre che a lui sia stato dedicato l’altare a destra del presbiterio. In tale arredo il fondo in botticino bianco rimanda al gusto che si sviluppa negli arredi marmorei bresciani a partire dal secondo decennio del secolo XVIII, come mostrano, tra gli altri, gli esempi di San Francesco nella chiesa di San Gaetano a Brescia (pubblicato da Massa nel contributo citato in bibliografia di confronto, p. 49, n. 28) e della Madonna del rosario nella chiesa dell’Assunta a Botticino Sera (pubblicato da Massa, p. 95, n. 95). Tuttavia l’esecuzione del paliotto, e dell’altare in cui è inserito (NCTN 0300185315), potrebbe cadere tra il 1724, anno in cui è emanata la bolla di canonizzazione di San Giovanni da Capestrano e il sesto decennio del secolo, quando la chiesa è coinvolta in una generale opera di rinnovamento che ne determina anche il riorientamento, la realizzazione del nuovo portone (datato “1752”) e l’esecuzione del nuovo altare maggiore, del 1757. In tale periodo la chiesa del convento francescano, come del resto l’intero feudo di Pralboino, è legata alla nobile famiglia dei Gambara e il nobile Alemanno Gambara proprio in quegli anni, tra il 1751 e il 1758, risiede nel castello pralboinese e ne cura il decoro artistico
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Stato
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0300185315-1
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Bergamo e Brescia
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici per le province di Mantova Brescia e Cremona
  • DATA DI COMPILAZIONE 2013
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

FA PARTE DI - BENI COMPONENTI

ALTRE OPERE DELLA STESSA CITTA'

ALTRE OPERE DELLO STESSO AMBITO CULTURALE