San Giovanni da Capestrano

altare,

mensa con base liscia decorata dai medesimi motivi geometrici che segnano il gradino a pavimento su cui poggia la struttura. Paliotto segnato da cornici geometriche che racchiudono decori a girali arricchiti da motivi a perline e, al centro, un cartiglio mistilineo contenente l'immagine del santo. Ai lati del paliotto due pilastrini con specchiature geometriche sono scanditi al centro da medaglioni mistilinei con immagini di ciliegie e di cardellini posati su rami di frutta. Due coppie di volute intarsiate concludono la struttura. Alzata a due gradini con decorazione geometrica alternata a girali perlinati

  • OGGETTO altare
  • AMBITO CULTURALE Bottega Bresciana
  • LOCALIZZAZIONE Pralboino (BS)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Le linee della struttura dell’opera in esame richiamano il modello dell’altare di San Michele realizzato da Domenico Corbarelli nel primo decennio del secolo XVIII, per il Duomo di Salò (pubblicato nel contributo di Renata Massa citato in bibliografia di confronto, p. 78 n. 62). Il prototipo bresciano suscita nelle maestranze locali un discreto seguito come mostrano l'altare maggiore dei Baroncini e gli altari dell'Immacolata Concezione e del Sacro Cuore della parrocchiale di Ostiano o l'altare maggiore della Chiesa dell'Assunta di Ostiano (pubblicati da Giuseppe Merlo nel contributo citato in bibliografia di confronto). Anche l’esuberanza e la finezza dell’apparato decorativo dell’altare di Santa Maria degli Angeli risentono dell’opera dei Corbarelli, infatti la tecnica del commesso, che i Corbarelli introducono a Brescia, permette di delineare con freschezza di colori e naturalezza i girali vegetali, i frutti, i cardellini posati sui rami e l’immagine del santo. Per analogia iconografica con il dipinto inserito nell’ancona dell’altare è possibile identificare l’immagine del santo francescano al centro del paliotto, che alza con evidenza la croce con la mano destra, in San Giovanni da Capestrano. San Giovanni da Capestrano, francescano osservante, è proclamato santo da Alessandro VIII il 16 ottobre 1690 ma la bolla di canonizzazione è emanata solo il 4 giugno 1724. Nell’ambito di un’intensa azione di apostolato nei territori veneti, dove la presenza dell’Osservanza era ormai radicata e viva, il 16 febbraio 1451 lascia Brescia per recarsi a Pralboino (http://www.treccani.it/enciclopedia/giovanni-da-capestrano-santo_(Dizionario-Biografico)/). Invitato in paese dalla famiglia Gambara,risiede presso il convento degli osservanti di Santa Maria degli Angeli e la sua predicazione suscita una profonda devozione (B. Viscardi, p. 158), tanto che nella didascalia che accompagna la veduta del monastero, dipinta nel 1625 circa da Antonio Gandino in una lunetta del secondo chiostro di San Giuseppe a Brescia, si afferma che il convento è stato edificato in seguito all’opera del santo. Pertanto è logico proporre che a lui sia stato dedicato l’altare a destra del presbiterio, anche se la pala d’altare della cappella è erroneamente indicata come “palla di San Diego” nel “Primo Inventario degli effetti mobili e arredi della Chiesa esistenti nel soppresso convento di Santa Maria degli Angeli di Pralboino” compilato nel 1810, dove, comunque, è menzionato un altare “con parapetto e gradini di marmo”. Nei contributi successivi il riferimento a San Diego d’Alcalà, anch’esso santo francescano osservante spesso raffigurato con la croce in evidenza, è abbandonato e la devozione praticata nella cappella a destra del presbiterio è giustamente ricondotta a San Giovanni da Capestrano sia da Bruna Viscardi,nel contributo citato in bibliografia di confronto, sia da Giuseppina Marti nella “Relazione di Sopralluogo”, che è stata compilata il 16 marzo 1982 (conservata nell’Archivio della Soprintendenza di Mantova). In tale relazione la studiosa evidenzia l’opera in esame come “altare molto bello in marmo intarsiato”. Come nell’altare di San Francesco realizzato da maestranze bresciane nel secondo decennio del Settecento per la chiesa di San Gaetano (pubblicato da R. Massa nel contributo citato in bibliografia di confronto, p. 49, n. 28) l’elemento devozionale della figura del santo si inserisce nell’atmosfera artificiosa e “pomposa” del repertorio decorativo, che si carica di simbolismo religioso. Infatti la coppia di cardellini, i grappoli di ciliegie e la pera alludono alla Passione di Cristo: il cardellino perché si ciba del cardo le cui spine ricordano la corona di spine di Gesù, la ciliegia perché per il suo succo rimanda al sangue di Cristo e la pera poiché, secondo la tradizione, la croce di Gesù sarebbe stata ricavata dal legno dell’albero della conoscenza del Paradiso terrestre, cioè un pero (per il significato iconografico di tali immagini si rimanda a http://pinacotecafaenza.racine.ra.it/ita/fiori/lessicofloreale.htm). Gli elementi raffigurati appartengono ad un ambiente naturalistico domestico, di gusto lombardo, che appare lontano dagli esotismi dei pappagallini di alcune opere dei Corbarelli e risaltano sul fondo bianco. Rispetto ai primi illustri esempi dei Corbarelli dei primissimi anni del secolo, in cui le immagini contrastano con il fondo nero, sia nell’altare bresciano di San Gaetano precedentemente ricordato sia nell’esempio pralboinese il fondo si schiarisce ma perdura l’uso dei marmi pregiati quali il rosso di Francia, il giallo di Verona, il verde Alpi, il grigio ed il marmo nero, che ora è limitato alla filettatura delle cornici. Tale gusto segna le opere delle maestranze bresciane già a partire dal secondo decennio del secolo (... testo continua in ANNOTAZIONI)
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Stato
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0300185315-0
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici per le province di Mantova Brescia e Cremona
  • DATA DI COMPILAZIONE 2013
  • DATA DI AGGIORNAMENTO 2022
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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