Santa Maria Maddalena unge i piedi di Cristo

dipinto, 1690 - 1699

La Maddalena è inginocchiata in primo piano mentre la figura di Cristo emerge appena dall'ombra all'estrema sinistra. Assistono alla scena vari astanti

  • OGGETTO dipinto
  • MISURE Altezza: 178
    Larghezza: 238
  • AMBITO CULTURALE Ambito Lombardo
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE Pinacoteca Civica di Palazzo Volpi
  • INDIRIZZO Via Armando Diaz, 84, Como (CO)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Il dipinto è entrato nel museo nel 1931, con il lascito Olginati, nel cui inventario è indicato al n. 197, col titolo Le Pie donne. Con il titolo: Scena Sacra è stato poi esposto nella sala XV del museo e dal 1972, per qualche tempo, nella sala per i Matrimoni, nel Municipio. La scena pre- conversione di Maria Maddalena e della sua conversione si incomincia a diffondere dal XVI sec. Il sapore di "intimità domestica" conferita qui alla scena della conversione, che non appare svolgersi durante la cena in casa del fariseo e viene sfrondata quindi di ogni motivo aulico e mondano, fa pensare ad una formazione lombarda dell'autore; il quale dimostra anche, per molti aspetti iconografici, di discendere dai modi dei Campi (soprattutto Antonio) e delle opere del Tibaldi, ma di essere influenzati dal manierismo toscano. Il panneggio è già di gusto Secentesco.Bibliografia: Museo Civico: Registro ingressi: 1931, n. 950; Protocollo: 1934, n. 802 (n. 197 d'inventario)- 25/1; 1960, n. 241 - 25/6; 1972, n. 279 - 16/ 10; Catalogo sale (s. d. 1936 ca.), p. 165 (sala XV, quadri moderni, n. 24).Aggiornamenti:Il dipinto è stato inizialmente identificato nell'inventario Olginati (1931) come rappresentazione delle Pie donne e, dopo l'acquisizione da parte del Comune di Como, come Scena Sacra. La presenza del vasetto d'unguento consente di identificare senza dubbio la santa nel momento in cui si appresta a cospargere di profumo i piedi di Cristo, ubicato, peraltro, in posizione troppo lontana, sulla sinistra. L'estensore della scheda cartacea ha già sottolineato la mancanza di completa coerenza spaziale e compositiva nella tela, nella quale ha pure riconosciuto influssi dei Campi E di Pellegrino Tibaldi che giustificherebbero una datazione a cavallo tra il XVI e il XVII secolo. Questa proposta tuttavia, potrebbe essere posticipata alla fine del XVII secolo per le assonanze stilistiche e per le affinità tipologiche con opere di Filippo Abbiati che nel nono decennio del secolo eseguì una serie di tele nella chiesa comasca di S. Cecilia (Coppa, 1994). Anche la presenza delle arcate in successione sullo sfondo sembra una ripresa di motivi neoveronesiani, giustificabili con l'influsso del pittore milanese del quale è noto il contatto con la pittura veneta
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Ente pubblico territoriale
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0300178088
  • NUMERO D'INVENTARIO 473
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Como, Lecco, Monza-Brianza, Pavia, Sondrio e Varese
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i beni storici artistici ed etnoantropologici per le province di Milano Bergamo Como Lecco Lodi Monza Pavia Sondrio Varese
  • DATA DI COMPILAZIONE 1980
  • DATA DI AGGIORNAMENTO 2010
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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