Storie delle SS. Liberata Faustina e Paola
Le tre sante, sullo sfondo di complessi elementi architettonici scorciati, assistono dall'alto delle mura alla morte di un gentiluomo, giacente in un letto in primo piano e compianto da due donne (n. 427) - le sante, in veste suntuose, come nel primo scomparto, attraversano in barca il Po accompagnate dal sacerdote Marcello e da un barcailo e guidate da un angelo (n. 426) - le sante, sono iscritti i loro nomi: S. Liberata, S. Paula, S. Faustina, il sacerdote Marcello e il barcailo giungono, sempre con la guida dell'angolo, sotto le mura di Como. Sullo sfondo sono raffigurante, oltre le mura, una chiesa e un'alta torre (n. 424) - le sante, sempre guidate dall'angelo, deposte le vesti suntuose e le corone, si presentano in abiti dimessi alle porte di un monastero benedettino e vengono accolte da un gruppo di monache (n. 430) - veduta della chiesa triabsidata del monastero, con campanile e portale laterale (n. 429)
- OGGETTO dipinto
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MATERIA E TECNICA
intonaco staccato/ applicazione su tela/ pittura a fresco
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ATTRIBUZIONI
Primo Maestro Di S. Margherita (attribuito)
- LUOGO DI CONSERVAZIONE Pinacoteca Civica di Palazzo Volpi
- INDIRIZZO Via Armando Diaz, 84, Como (CO)
- NOTIZIE STORICO CRITICHE I cinque dipinti (affreschi strappati nella seconda metà dell'Ottocento dalla chiesa di Santa Margherita) furono studiati da P. Toesca (1912) che li datò al primo quarto del Trecento, collegandoli alla diffusione di modelli gotici oltremontani, interpretati non senza residui bizantineggianti, con spirito affine a quello di miniatori lombardi del principio del XIV secolo. Soprattutto nelle rappresentazioni dell'angelo. lo studioso notò anche rispondenze di stile con la pittura dell'Italia centrale della fine del Duecento, spiegabili in massima parte con la "comune derivazione dallo stile bizantineggiante", ma senza escludere del tutto influenze di modelli romani e toscani della fine del Duecento. Tali accenni vennero ripresi e sviluppati dallo stesso Toesca nel 1951: "(...) qualche cosa era giunta dall'Italia centrale al pittore della leggenda delle sante Liberata e Faustina. Univa accenti gotici a residui bizantineggianti, ma tendeva a modellare plasticamente, nè trascurava indicazioni di spazio con una certa semplicità da ricordare gli affreschi della vita di san Francesco di Assisi, quantunque poco riuscisse ad animare il suo racconto". Le indicazioni del Toesca vennero sostanzialmente accolte dagli studiosi che si occuparono dei dipinti in questione. Si ricordano comunque le precisazioni iconografiche del Baserga (1925), che propose però anche una inaccettabile datazione alla fine del Trecento, e le assonanze con certi aspetti della cultura veronese rilevate dalla Sandberg Vavalà (1926), seguita da Salmi, o con il primo Trecento veneziano, suggerite da Longhi (1958). Per quanto riguarda la datazione, essa può essere fissata con maggior precisione, seguenti il 1317, in considerazione del fatto che in quell'anno (13 maggio) ebbe luogo la solenne cerimonia della traslazione dei corpi delle sante sotto la mensa dell'altare maggiore del Duomo di Como. Nel n. 424 la figura del barcailo è il frutto di un vasto rifacimento si riscontra nel n. 430, per quanto riguarda la figura della a santa a sinistra e parte della figura dell'angelo. Bibliografia: G. Baserga, Monumenti artistici nell'antico convento di Santa Margherita in Como, in "Rivista Archeologica della Prov. e antica Diocesi di Como", 1925, p. III; E. Sandberg Vavalà, La pittura veronese del Trecento e del primo Quattrocento, Verona 1926, p. 41; R. Longhi, Aspetti dell'antica arte lombarda, in "Paragone", 101, 1958, p. 6; C. Volpe, Il Maestro del 1302, in "Arte antica e moderna", 1958, p. 148; W. Arslan, Appunti per la ittura del primo Trecento in Lombardia, in "Bollettino d'Arte", 1963, pp. 221sgg.; C. Segre Montel, Gli affreschi gotici lombardi, I, Milano 1966, tavv. V e VI. Più completo sugli affreschi e l'edificio: Il '300 a Como: gli affreschi del maestro di S. Margherita (saggi di C. Travi; D. Pescarmona; Pinin Brambilla Barcilon; G. Cagliari Poli; S. Della Torre), Como 1989; Schede della C. Travi in M. Gregori (a cura di) Pittura a Como e nel Canton Ticino, dal Mille al Settecento, Milano 1994, pp. 254- 255. Restaturi: Strappati nella seconda metà dell'Ottocento, gli affreschi vennero riportati su tela ad opera del restauratore bergamasco Steffanoni (vedi Rivista Archeologica della Provincia di Como, 41, 1898, p. 26). Il diffuso oscuramento che attualmente presentato è stato probabilmente causato dal collante usato per fissarli al nuovo supporto
- TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
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CONDIZIONE GIURIDICA
proprietà Ente pubblico territoriale
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0300178072-0
- NUMERO D'INVENTARIO 427
- ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Como, Lecco, Monza-Brianza, Pavia, Sondrio e Varese
- ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i beni storici artistici ed etnoantropologici per le province di Milano Bergamo Como Lecco Lodi Monza Pavia Sondrio Varese
- DATA DI COMPILAZIONE 1979
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DATA DI AGGIORNAMENTO
2010
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0