ritratto di Cesare d'Este

dipinto, ca 1609 - ca 1619

dipinto con cornice lignea finemente intagliata e dorata

  • OGGETTO dipinto
  • ATTRIBUZIONI Peranda Santo (e Aiuti)
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE Palazzo Ducale
  • INDIRIZZO Piazza Sordello, 40, Mantova (MN)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Realizzata nel primo Seicento per la galleria dinastica di Alessandro I Pico a Mirandola, l’opera vi rimane sino al 1716, quando viene trasferita nel Palazzo Ducale di Mantova. Qui già Antoldi (1815, p. 29) ricorda che nell’Armeria si conservano sei dipinti “fregiati di cornici intagliate e dorate, rappresentanti alcuni Principi della rinomata famiglia Pico della Mirandola”. La nostra tela è inventariata nel 1937 come opera di Sante Peranda e la stessa attribuzione è riportata, seppure in forma dubitativa, da Ozzola (1949, n. 17; 1953, n. 17), il quale descrive la tela genericamente come “Ritratto di gentiluomo”. È merito della Marchiori Ascione (1958, pp. 128 e 130 nota 8) aver svelato l’identità dell’uomo qui ritratto: Cesare d’Este, duca di Modena e Reggio. Questi nasce nel 1562, sposa nel 1586 Virginia de’ Medici, riceve l’onorificenza del Toson d’oro nel 1607, muore nel 1628. Più volte Sante Peranda, a partire dal 1609, ne esegue il ritratto; quello in esame è solitamente datato proprio in quell’anno (Cappi 1984, p. 110; Martinelli Braglia 1987, pp. 64, 67 e 93-94 scheda 14; Eadem, scheda 35, in Committenze dei Pico 1991, p. 89). Il dipinto, riconoscibile nell’inventario dei Pico del 1649-1650 come “ritratto del Sig.r Duca Cesare d’Este in piedi” (Il Castello di Mirandola 2006, p. 250), non sembra tuttavia rispondere alla descrizione del ritratto, dipinto da Peranda nel 1609, “del Duca Cesare nel quale era figurata la Guardia de’ Tedeschi” (Campori 1855, p. 355); un dipinto, inoltre, destinato a Carlo Emanuele I di Savoia e non alla corte di Mirandola (Venturi 1882, p. 143). Sappiamo d’altronde che ancora nel 1616 Alessandro I Pico si lamenta “del Peranda che non gli aveva neppur finito il ritratto del duca Cesare” e nel 1619 fa intendere che l’artista ne ha dipinto la sola testa o l’ha, comunque, solo principiato e non concluso (Venturi 1882, pp. 147 e 150). Questi documenti, di per sé fededegni, inducono a supporre che il dipinto – assieme ad altri – abbia avuto una lunga gestazione e possa non essere del tutto autografo. La gamma cromatica ridotta, scura e opaca del quadro mi pare rinforzi i dubbi ora espressi. È allora possibile che gli studi del Campori e del Venturi si possano adoperare per assegnare al Peranda solo una parte, il volto anzitutto, del Ritratto di Cesare d’Este e per ipotizzarne una conclusione, forse a opera del figlio Michelangelo, attorno al 1620 [Michelangelo già nel 1612 lavora a Mirandola e muore l’8 aprile 1629: Papotti 1876, pp. 98, 101 e 119]. Un pentimento – indice che il nostro dipinto non è una copia – è visibile sul piede destro del duca. Al dipinto mantovano sembra accostabile un Ritratto di gentiluomo dei Musei Civici di Padova (inv. 12), già ritenuto di Tiberio Tinelli e di recente messo in qualche relazione con la ritrattistica del Peranda (D. Banzato, in Spirito e il corpo 2009, p. 101 n. 41). Un dipinto identificato come ritratto di Cesare d'Este e attestato presso gli Stanga-Trecco di Cremona (STANGA 1895, [c. 103r]), ma mostra un uomo di diverse fattezze; un quadretto col solo volto del duca parrebbe documentato dalle foto Bardini (FAHY 2000, p. 52 n. 467)
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Stato
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0300152005
  • NUMERO D'INVENTARIO St. 20
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Palazzo Ducale di Mantova
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici per le province di Mantova Brescia e Cremona
  • DATA DI COMPILAZIONE 2010
  • DATA DI AGGIORNAMENTO 2009
    2013
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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