Altare con mensa ad andamento concavo, decorata da cornici bianche e nere che inquadrano specchiature di breccia oniciata, al centro del paliotto campeggia uno stemma scolpito, mentre i lati sono conclusi da doppie volute. I due gradini presentano specchiature profilate da cornici bianche e nere, mentre l'ancona si imposta su lesene concave decorate da una specchiatura centrale profilata di nero. I lati dell'ancona sono caratterizzati da volute da cui pendono rami di frutti. Il timpano curvilineo reca al centro una testa di angioletto entro una cornice nera, mentre sulla sommità si ripete il medesimo stemma del paliotto

  • OGGETTO altare
  • MATERIA E TECNICA marmo verde delle Alpi
    breccia
    Marmo
    marmo bianco di Carrara
    PIETRA
  • AMBITO CULTURALE Ambito Bresciano
  • LOCALIZZAZIONE Verolanuova (BS)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Il culto della beata Paola Gambara Costa (Verolanuova 3-marzo 1463- Bene Vagienna 24 gennaio 1515) iniziò ad affermarsi nel territorio bresciano nel 1616 quando dalla Diocesi furono istituiti ufficialmente gli atti riguardanti la figura della Beata (Archivio Storico civico di Brescia, fondo Gambara, busta 80). Nel sec. XVIII la devozione per la beata conobbe nuovo impulso: nel 1725 il conte Vittorio Amedeo Costa fece costruire un nuovo altare nella parrocchiale di Bene Vagienna e nel 1755 venne compiuta la ricognizione del cadavere della beata che, in seguito, venne esposto alla venerazione dei fedeli (cfr. Enciclopedia bresciana, Brescia, 1968, vol. 5, p. 85, Gambara Costa Paola, "ad vocem"). Intorno agli stessi anni la nobile famiglia Gambara volle onorare l'illustre antenata anche nella chiesa di Breda Libera, considerata quasi come una cappella privata della famiglia, commissionando l'altare della Beata Paola (che reca lo stemma dei Gambara nella pala, mentre lo stemma del paliotto non sembra appartenere nè ai Gambara nè ai Costa) ad una bottega bresciana che opta per uno stile sobrio, privo di eccessi decorativi. Vi risaltano la preziosità di alcuni materiali come il marmo rosso di Francia, il lapis e le breccie oniciate, e la partitura geometrica delle singole parti sottolineata dalle cornici bianche e nere, caratteristiche della tradizione bresciana. Le linee generali della mensa e del timpano ricordano le tipologie elaborate dai Baroncini intorno al terzo quarto del sec. XVIII (cfr. l'altare del Sacro Cuore della parrocchiale di Ostiano, realizzato secondo G. Merlo verso il 1768), secondo, però, un'accezione assai più semplificata, priva di intarsi e di parti scultoree di rilievo. Questi tratti, quindi, confermano una datazione alla seconda metà del '700, quando l'esuberanza decorativa del barocco inizia a stemperarsi in una eleganza più contenuta e semplice. Infine si segnala che nel 1962 il parroco Lussignoli fece togliere il bel tabernacolo dal profilo curvilineo, collocandolo sull'altare della Madonna del Rosario (comunicazione orale del sagrestano). L'ancona misura cm 390 x 330, mentre i gradini cm 30 x 225 ciascuno. Nel 1999 l'altare è stato restaurato dalla Ditta Montagnoli di Brescia che ha provveduto ad una pulitura e lucidatura dei marmi
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Ente religioso cattolico
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0300144586-0
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici per le province di Mantova Brescia e Cremona
  • DATA DI COMPILAZIONE 2003
  • DATA DI AGGIORNAMENTO 2006
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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