Personaggio in groppa a un mulo
zanna di elefante,
Zanna di elefante decorata con figure di animali e piante a rilievo. Tra i soggetti è presente anche una figura umana
- OGGETTO zanna di elefante
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MATERIA E TECNICA
avorio/ incisione
- AMBITO CULTURALE Ambito Abissino
- LOCALIZZAZIONE Castello di Racconigi
- INDIRIZZO Via Francesco Morosini, 3, Racconigi (CN)
- NOTIZIE STORICO CRITICHE L’avorio d’elefante è un materiale da millenni considerato di grande valore e pregio in tutto il mondo. In particolare tra il XV e il XIX secolo, divenne un prezioso bene di scambio commercializzato non solo in Africa, da dove proviene, ma anche in tutta Europa e negli altri continenti. La larga diffusione del commercio di questa materia prima è attestata da numerosi ritrovamenti archeologici. L’avorio è un materiale particolarmente apprezzato per la sua bellezza e duttilità: è duraturo, liscio e facile da lavorare. Da tempo immemore viene usato per realizzare piccole sculture e opere d’arte, gioielli, strumenti musicali, ma anche oggetti semplici, di uso quotidiano, come contenitori, utensili e armi. In Africa l’utilizzo dell’avorio e delle zanne di elefante è sempre stato limitato, appannaggio quasi esclusivo delle classi abbienti e delle persone di alto rango. Gli elefanti sono simbolicamente associati al potere e al pericolo, quindi possedere un oggetto realizzato in avorio rappresenta un demarcatore di status, ricchezza, coraggio e autorità. Con la sempre crescente popolarizzazione in Europa, la richiesta di questo materiale crebbe vertiginosamente e così lo sfruttamento e messa in pericolo degli elefanti, cacciati in numeri spropositati per le loro zanne. Oggetti in avorio di varia natura venivano commissionati agli artigiani dall’alta società europea, acquistati come opere d’arte e donati a personaggi illustri. La presente opera su verosimilmente donata dalla missione abissina giunta in visita in Italia per congratularsi con il Sovrano, Vittorio Emanuele III, per la vittoria, presumibilmente, della Prima Guerra Mondiale. Il Corriere della Sera del 29 maggio 1919 riporta: «Col solito cerimoniale delle ambasciate straordinarie, il Re ha ricevuto stamane la Missione etiopica, venuta espressamente in Italia a felicitare e complimentare per la vittoria il nostro Sovrano […]. il Capo della Missione, Deglac Gatacciù, ha presentato al Sovrano una lettera autografa dell’Imperatrice e doni ricchissimi che la Missione ha portato seco. Splendidi tra questi due enormi denti di elefante, lancie ed altre armi cesellate […]» (Corriere della Sera, 29 maggio 1919, n. 148, p.2). L’articolo fa riferimento a due denti donati in questa occasione. Considerando che nella maggior parte dei casi le zanne di elefante venivano donate in coppia e l’analisi stilista delle decorazioni che suggerisce una provenienza etiope, si può ipotizzare, pur in assenza di documentazione puntuale, che uno dei due denti sia andato perso e che l’opera in questione sia effettivamente quella citata nell’articolo del Corriere della Sera. La zanna faceva parte di una panoplia, collocata lungo la parete di un corridoio del Castello, composta da 32 oggetti e smontata durante la schedatura (2018) per permettere una migliore conservazione delle opere. La realizzazione della panoplia è attestabile attorno al secondo quarto del secolo XX. Tale scelta espositiva si rifà alla retorica di Regime secondo la quale esporre oggetti "coloniali" o generalmente di civiltà extraeuropee, oltre a soddisfare un certo spirito di curiosità, era un modo per celebrare o esaltare l'arte e l'ingegno della cultura italiana, immensamente superiore, secondo la visione dell’epoca, rispetto a quella di altre popolazioni. L'opera è attualmente compresa in un corpus di oggetti extra-europei ricevuti in omaggio dai membri della famiglia reale di Savoia durante i loro viaggi, o offerti da delegazioni diplomatiche in visita in Italia. La consolidata tradizione di scambiarsi doni diplomatici tra monarchi, autorità religiose e capi di Stato è attestata sin dai tempi dell’antico Egitto e tutt’oggi risponde allo scopo di favorire, assicurare e mantenere buoni rapporti tra le parti. I doni, che assumono un valore, oltre che monetario, anche spiccatamente simbolico, sono spesso scelti in quanto rappresentanti l’essenza della Nazione o dell'istituzione che li offre. Si tratta infatti sovente di opere di artigianato, esempi di abilità manifatturiera, beni di lusso e artefatti di importanza storica realizzati con materiali locali. Attraverso l’esibizione di tali doni i dignitari promuovono la propria cultura e la propria patria ai livelli più alti delle pubbliche relazioni
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0100450877
- NUMERO D'INVENTARIO XR 3302
- ENTE SCHEDATORE Castello di Racconigi
- DATA DI COMPILAZIONE 2022
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0