Spada giapponese (tōken) di tipo "uchigatana" dotata di montatura (koshirae) completa di impugnatura (tsuka) e fodero (saya) semplice in legno laccato di nero. Le parti decorative, il kojiri nella parte inferiore, l’anello (fuchi) che separa l’impugnatura (tsuka) dalla guardia (tsuba) e il kashira sull’impugnatura sono in metallo nero semplice; solo il kojiri presenta una decorazione lineare dorata. L’impugnatura (tsuka) è costituita da due valve in legno ricoperte da un rivestimento di pelle di razza (samegawa); il tutto è avvolto da una fine nastratura (tsukamaki) con una fettuccia di seta marrone (sageuchi). Sul manico, il menuki di metallo non è riconoscibile. La guardia (tsuba) è di forma circolare (maru-gata) e presenta una decorazione incisa con bambù nano (sasa) su linee ondulate raffiguranti un fiume e un’altra, dorata, raffigurante un gruppo di cinque foglie di edera (tsuta) dorate e stilizzate applicate sul fondo, accompagnate da due linee anch'esse dorate che si sovrappongono in un gioco dinamico. Originariamente completava la composizione un secondo gruppo di cinque foglie di edera, che non si è conservato. La guardia comprende un'altra piccola apertura (hitsu-ana), creata per ospitare il coltellino (kozuna), non conservato. La lama, che presenta una “X” incisa sulla parte vicina alla tsuba, è inserita in un elemento metallico (habaki) che, collegato al la rondella (seppadai) per serrare i raccordi, la mantiene ferma all’interno del foro (nakago-ana) realizzato per inserirla nella guardia (tsuba). Sulla lama, in cattivo stato di conservazione, non è possibile individuare la linea della tempra (hamon)
- OGGETTO spada
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MATERIA E TECNICA
acciaio/ tempra
pelle di pesce razza
- AMBITO CULTURALE Manifattura Giapponese
- LOCALIZZAZIONE Castello di Racconigi
- INDIRIZZO Via Francesco Morosini, 3, Racconigi (CN)
- NOTIZIE STORICO CRITICHE La lunghezza della lama (66 cm) permette di classificare questa spada come “uchigatana”, ossia la spada giapponese più comunemente conosciuta come “katana” (spada lunga più di 60 cm), sebbene questo termine in realtà indichi genericamente le spade. L’uchigatana è considerata l’evoluzione dell’altra spada lunga, il tachi; quest’ultimo era usato prevalentemente in cavalleria, era indossato agganciato alla cintura con il filo della lama rivolto verso il basso ed era caratterizzato da una curvatura maggiore. L’uchigatana, al contrario, fu impiegata per i combattimenti ravvicinati a terra, era indossata con il filo della lama rivolto verso l’alto ed era caratterizzata da una curvatura minore rispetto al tachi. L’uchigatana fu usata a partire dal periodo Muromachi (1336-1573), per poi sostituire il tachi definitivamente nel periodo Momoyama (1573-1603); tra la fine del XVI secolo e l’inizio del XVII, con il quasi totale abbandono del tachi, si diffuse tra i samurai l’abitudine di portare una coppia di spade (katana e wakizashi) insieme, con il nome di daishō (grande-piccolo). Nulla, forse, simboleggia la cultura giapponese meglio della spada, arma che incarna l’arte nella sua forma più elevata e pura: trionfo della creatività umana e oggetto ricco di alti significati morali e filosofici legati alle credenze dello shintō originario e al buddhismo zen. Si riteneva che quest’arma, anche quando non era brandita in combattimento, incarnasse il potere di purificare ciò che la circondava e scacciasse gli spiriti malevoli. La spada, infatti, insieme allo specchio (kagami) e la gemma (magatama), è uno dei tre tesori sacri e insegne imperiali del Giappone (sanshu no jingi). La differenza principale tra la spada giapponese e quelle degli altri Paesi sta nella lama, che oltre ad avere un taglio affilato come un rasoio è anche molto resistente e leggermente flessibile. Leggenda vuole che la tecnica di forgiatura di un acciaio così straordinario risalga a al fabbro Amakuni al quale, all’inizio del VIII secolo, le divinità shintō hanno rivelato i segreti di quest’arte, dopo sette giorni e sette notti di preghiera. Il motivo dorato sulla tsuba raffigurante foglie di edera (tsuta) potrebbe essere stato usato come semplice decorazione oppure come emblema familiare (kamon), considerando che è identico a quello chiamato “tsuta” (edera). Prima di diventare uno stemma di famiglia, l'edera era già utilizzata come motivo decorativo su tessuti e arredi degli aristocratici Heian. Questo kamon non è attestato come emblema familiare né tra i nobili, né tra i samurai prima del periodo Edo, quando invece inizia a essere associato ai vari rami del clan Matsudaira, che erano vicini allo shogunato Tokugawa. Successivamente questo kamon si diffuse largamente tra le famiglie dei samurai, tanto da essere elencato come uno dei "10 maggiori emblemi di famiglia" dei tempi moderni. L’edera spessa e intrecciata pare sia associata all’idea di "intrecciarsi con familiari e clienti per non lasciarli andare"; ecco perché il kamon “tsuta” era popolare tra i commercianti – tra i quali era impiegato anche nei nomi dei negozi - e, per lo stesso motivo, anche tra le geisha e le oiran. In considerazione dell’ampia diffusione è difficile legare questo emblema a una sola famiglia, ma non vi è dubbio che fosse usato dal clan Matsudaira. La spada come vero e proprio simbolo del samurai nasce con l’avvento del Periodo Edo, infatti pochi anni prima (nell’ultimo quarto del XVI secolo) Toyotomi Hideyoshi emanò il divieto di possedere armi per chiunque non fosse samurai. Questo segnò una distinzione netta come mai in precedenza fra guerriero e altre fasce sociali. Nel 1876 la Restaurazione Meiji impose l’abolizione della casta dei samurai e il divieto di indossare in pubblico le spade. In quella circostanza, molti vendettero le proprie spade che presero la via dell’Europa. Tra la fine del XIX e l’inizio del XX secolo, i collezionisti occidentali incominciarono ad apprezzare la qualità estetica delle spade giapponesi, equiparandole però alle spade europee e mediorientali, cioè valorizzando la montatura più della lama. A livello materiale, questo significò un trattamento di manutenzione finalizzato più alla lotta alla ruggine che alla conservazione dell’oggetto. La rimozione della ruggine avveniva mediante spazzole di ferro e carta vetrata con cui si asportavano sì gli ossidi, ma anche la leggibilità delle vere caratteristiche di pregio delle lame. Fu solo negli anni ’50 del XX secolo e a partire dagli Stati Uniti che le spade furono non solo collezionate, ma anche studiate. Le caratteristiche della lama di questa spada potrebbero far supporre che sia stata realizzata nel periodo Genroku (1688-1704), all'inizio dell'era Shin-shintō secondo i periodi di produzione delle lame giapponesi. In questo periodo il suddetto kamon raffigurante l'edera era già associato al clan Matsudaira
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0100450876
- NUMERO D'INVENTARIO R 7047/3
- ENTE SCHEDATORE Castello di Racconigi
- DATA DI COMPILAZIONE 2022
- STEMMI sulla guardia - gentilizio - Emblema - "tsuta": edera
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0