Pietà con angeli
dipinto,
Zuccari Taddeo (attribuito)
1529/ 1556
L'opera, tutta giocata sul primo piano, presenta la figura di Cristo morto al centro, seduto sulla pietra del sepolcro, coperto dal perizoma, parzialmente avvolto da un candido lenzuolo bianco e sostenuto sotto le ascelle da un angelo che volge lo sguardo al cielo. Attorno al gruppo principale altre quattro figure angeliche, due per lato, osservano il corpo di Cristo tenendo in mano dei lunghi ceri accesi
- OGGETTO dipinto
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MATERIA E TECNICA
legno di rovere/ pittura a olio
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ATTRIBUZIONI
Zuccari Taddeo (attribuito)
- LOCALIZZAZIONE castello privato
- NOTIZIE STORICO CRITICHE La tavola è oggi unanimemente riconosciuta dalla critica come opera di Taddeo Zuccari eseguita a Roma prima del 1563 per la villa Farnese di Caprarola su commissione del cardinale Farnese. Rimasta forse inconclusa alla morte del pittore nel 1566 l'opera, stando al racconto di Giorgio Vasari, rimase nella bottega del fratello Federico che “volle tenerla per se’”. Una nota di Gaetano Milanesi alla sua edizione delle Vite di Vasari riferiva che nel 1760 l’opera sarebbe passata in casa Vitelleschi. Dopo il 1881 la critica ne perse le tracce e per lungo tempo si è pensato di riconoscere la Pietà di Taddeo nella versione conservata alla Galleria Borghese di Roma. Solo il ritrovamento della tavola in questione da parte di Kristina Hermann Fiore, ha permesso di riconoscere definitivamente nel dipinto in Ccollezione Datrino l'opera autografa di Taddeo menzionata nel racconto vasariano, mentre il dipinto oggi nella Galleria Borghes, sarebbe una replica più tarda realizzata da Federico tra il 1566 e il 1569, eseguita sempre per il cardinale Farnese in forse in sostituzione di quella di Taddeo che mai giunse al suo committente. Il dipinto mostra il forte debito nei confronti della cultura michelangiolesca romana nella testa reclinata di Cristo dietro la spalla e nella torsione drammatica del corpo e del braccio con la mano che cade in vicinanza della coscia come nella Pietà oggi a Firenze. L'idea di rappresentare attorno a Cristo cinque angeli fu quasi certamente indirizzata dal cardinale Farnese, in sintonia con la tendenza a promuovere il culto degli Arcangeli. Uno studio dell'opera si conserva al Gabinetto di Disegni e Stampe degli Uffizi. L’opera ha avuto una notevole fortuna riflessa nella quantità di copie realizzate già nel corso del Cinquecento, compresa la versione ad affresco ad opera di Federico Zuccari nella Cappella di Caprarola. L’opera rimase in collezione Vitelleschi fino all’inizio del Novecento per poi approdare in Piemonte
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0100441105
- ENTE SCHEDATORE Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per la citta' metropolitana di Torino
- DATA DI COMPILAZIONE 2020
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0