Madonna con Bambino, angeli musicanti e donatori
Su un trono riccamente decorato, siede la Madonna con in grembo il Bambino rappresentato nell'atto di succhiare il seno che la Madre gli porge con la mano destra. La Vergine è avvolta da un ampio ed elegante manto di broccato. Gesù guarda verso lo spettatore; regge con la mano sinistra un uccellino, con la destra una pera. Ai lati del trono si vedono due angeli musicanti (in origine, prima cioè che la tavola fosse decurtata su tutti e quattro i lati, ce ne erano almeno altri due). Ai piedi del trono, sulla sinistra di chi guarda, è raffigurato il commitente di profilo e a mani giunte con un mantello rosso vivo ripreso nella veste della Vergine e nel dossale del trono. Le mani dell'uomo sono coperte da un copricapo scarlatto. A destra, vi sono la moglie e le tre figlie del committente anch'esse di profilo e in preghiera. Le donne presentano preziose acconciature intrecciate con fili di perle. La moglie in mano regge un libro d'Ore e un rosario. Tra la cornice dorata, con colonne laterali a tortiglione e fregi in alto e in basso, e la tavola c'è un passepartout in velluto verde che copre i bordi dei quattro lati del dipinto
- OGGETTO dipinto
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ATTRIBUZIONI
Fasolo Bernardino Di Lorenzo (attribuito)
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ALTRE ATTRIBUZIONI
Anonimo Lombardo-ferrarese
- LOCALIZZAZIONE Galleria d'Arte Datrino Marco
- NOTIZIE STORICO CRITICHE L'opera pubblicata dal Suida con un'ipotetica attribuzione a Lorenzo Fasolo (W.Suida, Studien zur lombardischen Malerei des XV Jahrhunderts, in Monatshefte für Kunstwissenschaft, II, Leipzig 1909, pp. 470-495, in particolare p. 492), venne esposta presso le sale del museo di Palazzo Bianco di Genova sino al 1901, quando, ritirata dagli eredi di Paola Solari Bisso, fu alienata e giunse quindi nella collezione Spiridon. Come dettagliatamente evidenziato da Andrea Bacchi, durante la permanenza presso questa quadreria la tavola venne ampiamente ridipinta affinché fosse possibile spacciarla come opera del pittore Carlo Crivelli (A.Bacchi, in M.Jones e M.Spagnol (a cura di), Sembrare e non Essere: i falsi nell'arte e nella civiltà, Milano 1993, pp. 40-41). In occasione poi dell'asta organizzata nel 1928 ad Amsterdam per la vendita della collezione Spiridon, questo dipinto, pesantemente manomesso, comparve nel catalogo redatto da Lionello Venturi con un'attribuzione ad un ignoto pittore lombardo-ferrarese. Dopo vari decenni di oblio, solo di recente l'opera è stata riscoperta dalla critica (A.De Floriani, Verso il Rinascimento, in G.Algeri e A.De Floriani, La Pittura in Liguria. Il Quattrocento, Genova 1991, pp. 442-444; R.De Beni, Precisazioni su Lorenzo e Bernardino Fasolo, in "Studi di Storia delle Arti", 1997-1999, 9, pp. 30-41), la quale ha riconosciuto in questa testimonianza pittorica, anche in seguito alla rimozione dei grossolani interventi precedenti, un significativo tassello del percorso artistico del pavese Lorenzo Fasolo, personalità attiva nel 1490 a Milano presso la corte sforzesca e cinque anni dopo operante a Genova, dove aprì stabilmente una propria bottega, come testimonia la sua iscrizione al 21° posto della locale 'Matricola artis pictorie et scutarie'. E' infatti nella Superba che, pur mantenendo stretti rapporti con la città natale, l'artista trovò un ambiente culturale ricco e eterogeneo, all'interno del quale egli riuscì a ricoprire in breve tempo un ruolo di primo piano, alla pari con artisti già affermati quali l'ormai anziano Giovanni Mazone, Carlo Braccesco, Nicolò Corso e Ludovico Brea. Difatti nel gennaio del 1496 il Fasolo ottenne dal nobile Leonardo Cibo l'importante commissione di dipingere una maestà per l'altare maggiore della chiesa genovese delle Povere di San Silvestro, opera oggi plausibilmente identificabile proprio con il quadro in esame, la cui datazione alla metà dell'ultimo decennio del Quattrocento appare in effetti del tutto calzante. La raffigurazione, decurtata su tutti e quattro i lati, mostra una piena padronanza e una peculiare rielaborazione degli stimoli propri della particolare koinè di matrice lombarda sprigionata dai vari cantieri avviati sia a Milano, sia a Pavia: la monumentalità della figura della Vergine, i raffinati richiami alla cultura classica visibili nella struttura del trono, la resa preziosa e accurata tanto delle vesti, quanto dei lucenti gioielli, come la vibrante stesura degli incarnati, palesano una profonda riflessione da parte di questa personalità su quanto prodotto negli stessi anni nell'area d'origine, con richiami, in particolare, ai modi zenaliani. L'ostentazione della ricchezza delle vesti, abbinata ad una straordinaria attenzione al dato realistico, percepibile in particolare nella resa dettagliata e fedele dei tratti somatici dei devoti posizionati ai piedi del trono, e, forse, la ripresa nelle frammentarie figure degli angeli di modelli foppeschi noti nel territorio ligure in conseguenza delle varie soste del bresciano, sono componenti linguistiche che evidenziano come l'artista abbia immediatamente saputo tradurre nelle sue opere il gusto composito e ricercato dell'esigente clientela locale. Rara testimonianza della prima attività ligure del Fasolo, ricca di commissioni di cui oggi rimangono però purtroppo esigue testimonianze concrete - nessuna delle quali attualmente conservata in musei genovesi -, la tavola, qualitativamente uno degli esiti più elevati dell'intera produzione dell'artista, funge da fondamentale esempio del clima culturale che contraddistinse il territorio genovese tra gli ultimi anni del XV secolo e l'alba del Cinquecento, ormai distante dai tradizionali modelli primo-quattrocenteschi e fortemente rivolto, anche grazie al contributo del Fasolo, verso il pieno Rinascimento
- TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
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CONDIZIONE GIURIDICA
proprietà privata
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0100211734
- ENTE SCHEDATORE Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per la citta' metropolitana di Torino
- DATA DI COMPILAZIONE 2007
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DATA DI AGGIORNAMENTO
2007
2020
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0