pregadio, opera isolata di Prinotto Luigi, Piffetti Pietro, Capello Gabriele detto Moncalvo - ambito piemontese (secondo quarto sec. XVIII)
L’intera nicchia è rivestita da pannelli lignei, a partire da terra sino all’altezza della cornice della porta. Le superfici sono interamente impiallacciate in radica e intarsiate con varie essenze lignee, avorio e madreperla. Al centro è posto l’inginocchiatoio. Esso si compone di una parte superiore, sormontata da semicupola, scandita da illusionistici spicchi con ornati floreali. La parete ospita, al centro, entro una cornice rettangolare in legno intagliato e dorato, un dipinto su tela. La cornice, a gola, ha le fasce interna ed esterna perlinate. Lungo il lato inferiore è intagliato un ornato a tutto tondo con nubi e tre testine cherubiche centrali. Nelle specchiature laterali, definite da ornati a nastro piatto e motivi floreali e vegetali, si aprono due pannelli mistilinei che ospitano due scene della vita della Vergine. La parte inferiore è costituita dall’inginocchiatoio vero e proprio. Il piano di appoggio, lievemente sagomato e rientrato, è ornato con motivi analoghi ai precedenti e al centro, entro cartella mistilinea, è rappresentata una scena della vita di san Carlo Borromeo. Il piano poggia su un sostegno centrale convesso che funge anche da mobile con anta apribile e vano per riporre i testi sacri e due elementi a voluta angolari, ornati superiormente da testine cherubiche. Il pannello dell’anta contiene una scena figurata con la Gloria di san Carlo Borromeo. Il gradino, dalla sezione mistilinea con elemento sporgente circolare, entro ricche cornici intarsiate ospita una cartella con scena di predicazione di san Francesco Saverio. Lateralmente all’inginocchiatoio, due scaffalature a quattro piani che occupano tutta l’altezza dal piano sino alla cornice di imposta della semicupola. Al di sopra di essa un ricco fastigio, profilato da due volute affrontate e ornato, nella parte centrale, da cornici curvilinee, elementi fogliacei, ghirlande di fiori, nubi e due testine cherubiche scolpite a tuttotondo alla sommità
- OGGETTO pregadio
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MATERIA E TECNICA
avorio/ intarsio
avorio/ pittura
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MISURE
Profondità: 60 cm
Altezza: 287 cm
Larghezza: 120 cm
- AMBITO CULTURALE Ambito Piemontese
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ATTRIBUZIONI
Prinotto Luigi (1685/ 1780): ebanista
Piffetti Pietro (1701/ 1777)
Capello Gabriele Detto Moncalvo (1806/ 1877)
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ALTRE ATTRIBUZIONI
ambito veneziano
- LUOGO DI CONSERVAZIONE Museo di Palazzo Reale
- LOCALIZZAZIONE Palazzo Reale
- INDIRIZZO piazzetta Reale, 1, Torino (TO)
- NOTIZIE STORICO CRITICHE Il Gabinetto di Toeletta e il Pregadio furono originariamente concepiti a complemento dell’Appartamento d’Inverno destinato al sovrano Carlo Emanuele III, allestito tra il 1731 e il 1733, ma a seguito dell’inversione d’uso tra le sale del fronte sud e nord del piano nobile del Palazzo furono assegnati alla regina regnante. Insistevano su spazi costruiti a fine Seicento per volontà di Vittorio Amedeo II, già con funzione di Gabinetto. Questi spazi furono riallestiti su progetto di Filippo Juvarra. L’esecuzione del palchetto venne affidata a Carlo Maria Ugliengo (1731-1732), i pannelli del lambriggio con grottesche “alla China” furono dipinti da Pietro Massa (1732-1734), le boiseries delle pareti da Pietro Giuseppe Valle e collaboratori, che vi incassarono pannelli in scagliola tardoseicenteschi, profilati da intarsi in madreperla di Pietro Piffetti, e le undici piccole tele di Charles André van Loo con episodi della Gerusalemme liberata (1733). La decorazione affrescata della volta, coeva, fu eseguita da Massa per i motivi ad “arabeschi” e dalla scuola di Claudio Francesco Beaumont per la parte figurata (1733). Nel 1847 Il Pregadio subì interventi da parte di Gabriele Capello detto il Moncalvo che interessarono sia il mobile inginocchiatoio, sia le boiseries delle pareti dell’andito e le strutture lignee nelle quali sono incassati i pannelli. Più in generale, l’ebanista intervenne su tutte le cornici e lavori di intaglio, integrando i non pochi frammenti mancanti e ripassando le dorature, similmente a quanto già realizzato nell’antistante Gabinetto di Toeletta, ove operò, parimenti, sui mobili di Piffetti. Così il pittore Antonio Vianelli intervenne sulle pitture delle volte del Gabinetto e del Pregadio, queste ultime scialbate. Clemente Rovere nel suo lavoro monografico su Palazzo Reale (1858) si espresse entusiasticamente in merito al ricco allestimento di pieno gusto rococò di questi due ambienti. Le descrizioni inventariali redatte tra fine Ottocento e inizio Novecento restituiscono per i due locali un assetto del tutto analogo a quello odierno. La parete nord del Pregadio è interamente occupata dal mobile inginocchiatoio. Esso venne realizzato in ebano, bosso, avorio e madreperla, con storie intarsiate in avorio di Carlo Borromeo, santo eponimo del sovrano sabaudo Carlo Emanuele III, e di san Francesco Saverio, riconoscibile dalle modalità di rappresentazione. E’ dunque da rigettare il tradizionale riconoscimento del religioso rappresentato in questo pannello nell’oratoriano, confessore di Vittorio Amedeo II, Sebastiano Valfré, la cui iconografia si diffuse, anche ai fini di promuoverne la beatificazione, principalmente a partire dalla seconda metà del Settecento. Con logica e precisa impostazione gerarchica, in corrispondenza della nicchia verso la quale il sovrano rivolgeva il suo sguardo inginocchiandosi in preghiera sono collocate tre immagini connesse alla figura della Vergine, intermediaria tra Dio e il fedele: la raffigurazione con il Bambino sulla tela centrale e ai lati le scene della sua nascita, senza peccato originale, e dell’Adorazione dei Magi. Sul resto delle superfici dell’inginocchiatoio sono presentati alla riflessione del principe alcuni modelli di santità controriformata. Sul piano dell’inginocchiatoio, l’atto di elemosina del cardinale e arcivescovo Carlo Borromeo prima di entrare nella città di Torino per adorare la Sindone in occasione del pellegrinaggio del 1578: nella fronte dello stesso mobile, l’assunzione in cielo del presule milanese e, infine, sul gradino, la predicazione del gesuita Francesco Saverio (1506-1552) con riferimento ai viaggi in Oriente, intrapresi nel quinto decennio del XVI secolo, che lo portarono sino in Giappone. Il santo è rappresentato con la tradizionale iconografia, in veste talare e in atto di brandire la croce, al cospetto di popoli non cristiani, di fatto ottomani, come denotano i caratteri dell’abbigliamento delle figure sulla destra, accompagnato da alcuni frati di diversi ordini religiosi: un domenicano mostra la corona del Rosario, mentre un francescano è intento ad abbattere antiche statue pagane. Secondo quanto restituito dalle carte, fu realizzato da Luigi Prinotto intorno al 1731, benché alcuni documenti riportino anche il nome di Pietro Piffetti con riferimento, in questo stesso anno, per lavori in questo ambiente, primariamente riferibili ad un cofano forte (armadio a due ante su console) collocato in un vano del Gabinetto e successivamente rimosso. Spetterebbe comunque a Piffetti, per considerazioni di stile, il rivestimento della nicchia con scansie in ebano, bosso e madreperla, contenenti le scene intarsiate in avorio dell'Adorazione dei Magi e della Nascita della Vergine, anch’esse riferibili al celebre ebanista torinese. Già Clemente Rovere nel suo lavoro sul Palazzo Reale torinese (1858) riferì a Piffetti alcune “intarsiature in avorio” presenti in questo mobile. Per quanto attiene alle parti figurate, non è stato al momento possibile individuare modelli incisori specifici da cui possano essere derivate, secondo modalità ben attestate nella produzione sia di Piffetti che di Prinotto per desumere i repertori iconografici. Vale la pena tuttavia di notare che il modo di rendere i personaggi e, in particolare, gli angeli, soprattutto nella scena raffigurante l’apoteosi di Carlo Borromeo, ricorda molto da vicino lo stile del pittore di corte Michele Antonio Milocco, ripetutamente impegnato anche nella decorazione di ambienti in Palazzo Reale. Nel 1847 Gabriele Capello detto il Moncalvo intervenne sul mobile, utilizzando pezzi di recupero per creare la mensola che posò sotto la cornice del dipinto posto nella nicchia, ripulì e integrò gli intagli dorati e intervenne sull’inginocchiatoio, rendendolo, come riporta la nota di pagamento, “come nuovo”, integrando lacune nella marqueterie e lucidandolo. La tela inserita nella nicchia, raffigurante la Madonna col Bambino, è concordemente ritenuto lavoro di Francesco Trevigiani e datato intorno al 1723
- TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
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CONDIZIONE GIURIDICA
proprietà Stato
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0100405327
- NUMERO D'INVENTARIO s.n
- ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Musei Reali - Palazzo Reale
- ENTE SCHEDATORE Musei Reali - Palazzo Reale
- DATA DI COMPILAZIONE 2018
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0