vaso da giardino, serie - manifattura torinese (seconda metà sec. XVI)

vaso da giardino, post 1560 - ante 1599

Tipologia ad anfora. Piede a sezione circolare, poggiante su zoccolo bronzeo, ornata da modanature. Corpo del vaso a sviluppo ovoidale, profilata, in corrispondenza della porzione inferiore e nel punto di maggiore espansione, da una sottile cornice. Nel punto mediano della seconda si sviluppano, simmetricamente sulle due facce, due stemmi partiti entro cartiglio, cimati da corona aperta. Bocca del vaso circolare, modanata. Decoro con motivo a testa di medusa alata lungo il fianco, all’altezza della massima larghezza del corpo del vaso. Al di sopra della testa, in corrispondenza della spalla del vaso, si innesta l’attaccatura di uno dei manici, costituito da due corpi di serpente attorcigliati intorno a due elementi a volute da cui si dipartono le due teste. Manico ad ansa costituita da una cariatide femminile alata con i capelli raccolti, il viso rivolto verso l’alto e la bocca aperta

  • OGGETTO vaso da giardino
  • MATERIA E TECNICA bronzo/ cesellatura
    bronzo/ fusione
    bronzo/ incisione
    bronzo/ verniciatura
  • MISURE Profondità: 53 cm
    Altezza: 98 cm
    Larghezza: 72.5 cm
  • AMBITO CULTURALE Manifattura Torinese
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE Museo di Palazzo Reale
  • LOCALIZZAZIONE Palazzo Reale
  • INDIRIZZO piazzetta Reale, 1, Torino (TO)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE L’attuale assetto dello scalone monumentale di accesso al piano nobile del Palazzo Reale di Torino si deve al progetto di Domenico Ferri, regio pittore e decoratore e all’architetto dell’Ufficio Tecnico del Ministero della Real Casa, Pietro Foglietti, su commissione di Vittorio Emanuele II, ormai prossimo a divenire re d’Italia. L’incarico per la progettazione di questo importante ambiente di rappresentanza fu conferito a Ferri nel 1857. Il professionista ideò un percorso celebrativo dinastico e insieme evocativo della storia d’Italia e della sua imminente e poi recente unificazione, dovendo combinare modalità diverse di decorazione, pittorica e scultorea, con particolare attenzione anche al contenimento degli aspetti economici. I primi lavori sulle murature vennero avviati nel 1862. Negli anni seguenti, via via, vennero ingaggiati professionisti già attivi per la corte per l’esecuzione dei diversi elementi d’arredo: da Gabriele Capello, detto il Moncalvo, per le parti lignee, alla famiglia Gaggini per la fornitura di tutte le parti in marmo, a partire dal rivestimento della stessa gradinata di accesso. Ferri previde una serie di statue a figura intera e a mezzo busto di principi sabaudi e di personaggi significativi per la storia dinastica che armonizzassero con i grandi riquadri dipinti, raffiguranti episodi narrativi legati a questi stessi temi. La coppia di vasi è stata allestita nella collocazione attuale in data successiva all’inventario del 1966. In questa ultima ricognizione essi si trovavano nella Galleria della Sindone e precedentemente uno dei due esemplari era posto nel Salone degli Svizzeri, mentre dell’altro non si conosce la sistemazione. Essi fanno parte di un più ampio gruppo di esemplari bronzei da giardino che differiscono tra loro per foggia, ad anfora, come nel caso in esame, con il corpo più o meno allungato, o troncoconica. Il gruppo della prima tipologia è munito di anse ornate con motivi fitomorfi, mascheroni e altri elementi figurativi di gusto manierista. Il loro aspetto, la documentazione dell’archivio della Real Casa e la presenza su parte dei vasi di uno stemma partito di Savoia e di Francia, ha indotto, anche sulla base di confronti araldici con altri oggetti - ad esempio porcellane, assegnabili con certezza alla fase di governo del duca Emanuele Filiberto (1528-1580) e della consorte, Margherita di Valois (1523-1574) - a datare gli esemplari in oggetto alla metà-ultimo quarto del XVI secolo. Si tratterebbe, pertanto, di una serie di vasi da giardino, originariamente destinati agli spazi verdi allestiti intorno all’erigendo palazzo ducale in Torino, ma forse destinati anche alle residenze di loisir della corte, quali il Viboccone o Miraflores. Ispirati a modelli diffusi a livello internazionale, a partire da quelli delle manifatture fiorentine, essi furono realizzati, su disegno dell’orafo perugino al servizio della corte sabauda Mario d’Aluigi, dal gettatore Antonio di Giorgio, attivo nella fonderia ducale di piazza Castello, alla quale vennero richiesti manufatti in metallo di molteplice foggia, incluse armi. La loro presenza è testimoniata anche da alcuni ritratti dei duchi di Savoia e da stampe. Differentemente, la critica ottocentesca, proprio in considerazione della presenza del doppio stemma di Savoia e di Francia, aveva riconnesso l’esecuzione dei vasi all’età di Cristina di Francia (1606-1663), attribuendo la paternità degli oggetti a Simone Boucheron
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Stato
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0100401130
  • NUMERO D'INVENTARIO 1744
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Musei Reali - Palazzo Reale
  • ENTE SCHEDATORE Musei Reali - Palazzo Reale
  • DATA DI COMPILAZIONE 2018
  • ISCRIZIONI piede, retro - 1744 (rosso) - numeri arabi - a stampa -
  • STEMMI fronte, corpo del vaso - gentilizio - Stemma - Savoia-Valois - 1 - partito di Savoia (di rosso alla croce d'argento) e di Francia (di blu seminato di tre gigli d'oro), cimato da corona aperta
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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