lampadario di Palagi Pelagio, Viscardi Giovanni Battista (secondo quarto sec. XIX)

lampadario, post 1837 - ante 1843

Lampadario a cinquanta bracci. Struttura portante in bronzo a fusione dorato con fusto centrale e elemento circolare ornato da motivo a corolle floreali, palmette e girali vegetali dal quale si sviluppano i bracci ad andamento curvilineo, disposti su due file. Lungo la circonferenza metallica, inferiormente, sono pendenti a goccia in cristallo di Boemia. Ulteriori elementi circolari e quadrangolari, disposti per file circolari parallele, sorrette da strutture in bronzo, ornano interamente la parte inferiore del lampadario; elementi a goccia definiscono una corolla nella parte centrale. Altri elementi, a forma circolare, sono disposti in lunghe file verticali che sono raccordate superiormente a una corona circolare in bronzo dorato. Essa è composta da una fascia ornata da elementi circolari su piano di fondo liscio e da una cimasa composta da motivo continuo a palmette e girali. Ogni braccio termina con un piattello a corolla floreale in vetro entro il quale è fissata una candela in porcellana bianca portaluce

  • OGGETTO lampadario
  • MATERIA E TECNICA bronzo/ cesellatura
    bronzo/ doratura
    bronzo/ fusione
    bronzo/ stampaggio
    cristallo di Boemia
    PORCELLANA
    VETRO
  • ATTRIBUZIONI Palagi Pelagio (1775/ 1860): disegnatore
    Viscardi Giovanni Battista (1791/ 1859): bronzista
  • ALTRE ATTRIBUZIONI Giovanni Colla E Chiafredo Odetti
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE Museo di Palazzo Reale
  • LOCALIZZAZIONE Palazzo Reale
  • INDIRIZZO piazzetta Reale, 1, Torino (TO)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE La sala, originariamente denominata “Camera dei Valets a pieds”, ebbe un primo assetto definito tra il 1658 e il 1663, quando furono allestiti gli appartamenti destinati al duca Carlo Emanuele II e alla sua prima consorte, Francesca d’Orleans, sotto la direzione del capitano e ingegnere Carlo Morello, di cui rimane testimonianza nella decorazione del soffitto. Subì modifiche nell’arrredo, fisso e mobile, sia nel XVIII sia nel XIX secolo. Durante la fase di rinnovamento degli ambienti della manica sud di età carloalbertina, sotto la direzione di Pelagio Palagi, la Sala degli Staffieri non vide un totale rifacimento degli arredi, benché sia attestata la commissione a Gabriele Capello detto il Moncalvo per una serie di panche a cinque corpi, di semplice fattura, che dovevano essere disposte lungo le pareti nel 1838, oltre ai successivi (1843) interventi su porte, fregi e sovrapporte. La guida di Clemente Rovere (1858) testimonia le ripetute trasformazioni, ma si sofferma esclusivamente sull’arredo pittorico seicentesco e sui limitati interventi operati intorno alla metà dell’Ottocento. L’inventario del 1880 conferma la presenza delle panche di legno, con gambe tornite eseguite dal Moncalvo, di sgabelli simili, diversi orologi da tavolo, candelabri e vasi su mensole e consolles, e altri arredi del tutto differenti rispetto a quelli odierni, ad eccezione del lampadario e del rivestimento delle pareti con arazzi settecenteschi. Diversamente, l’arredo attualmente si rintraccia a partire dall’inventario patrimoniale del 1908. Benché la storiografia non abbia ancora posto in luce documentazione specifica sulla realizzazione del lampadario, esso appare del tutto coerente, per materiali impiegati e ornati, con quello eseguito per la poco distante Sala del Consiglio. Gli inventari del Palazzo Reale di Torino ne riportano costantemente la presenza nella sala a partire dalla loro prima compilazione sistematica nel 1879-1880. Con la nomina a “pittore preposto alla decorazione de’ Reali palazzi”, ricevuta nel 1834 dal sovrano, Palagi venne richiesto dall’amministrazione sabauda di creare disegni progettuali per tutti gli elementi d’arredo, anche minuti, destinati al rinnovamento delle sale auliche di Palazzo Reale, dunque, poté forse fornire anche quello per il lampadario in oggetto. E’ possibile ipotizzare una esecuzione del manufatto coeva agli interventi operati tra la fine degli anni Trenta e gli anni Quaranta dell’Ottocento. La sua esecuzione, trattandosi di un lavoro in bronzo dorato, dovette essere affidata alle ditte in quella fase operative in questo settore per conto di Palagi e della corte, ossia quella milanese dei Viscardi oppure quella piemontese di Giovanni Colla e Chiaffredo Odetti
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Stato
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0100401069
  • NUMERO D'INVENTARIO 101
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Musei Reali - Palazzo Reale
  • ENTE SCHEDATORE Musei Reali - Palazzo Reale
  • DATA DI COMPILAZIONE 2018
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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