Cristo ridona la vista al cieco nato
dipinto,
ca 1680 - ca 1680
Pagani Paolo (1655/ 1716)
1655/ 1716
Cornice sagomata in legno intagliato e dorato
- OGGETTO dipinto
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ATTRIBUZIONI
Pagani Paolo (1655/ 1716)
- LUOGO DI CONSERVAZIONE Galleria Sabauda
- LOCALIZZAZIONE Manica Nuova
- INDIRIZZO Via XX Settembre, 86, Torino (TO)
- NOTIZIE STORICO CRITICHE Non è noto in che anno il dipinto abbia fatto il suo ingresso nelle collezioni della pinacoteca né quale fosse la sua ubicazione originaria: negli inventari manoscritti del museo redatti nel 1851 e nel 1853 e firmati da d’Azeglio, Vianelli, Benna, Zanucchi e Gandolfi è segnalato con attribuzione a “Scuola di Annibale Carracci” tra i “Quadri Stati messi nella Reale Galleria dopo fatto il Presente Inventario” e “(…) Donati alla Reale Galleria da diversi Individui (…)” (Elenco dei quadri/ della Reale Pinacoteca/ Redatto nel 1851, p. 21, n. 581; Elenco dei Quadri/ della Reale Pinacoteca/ redatto nel 1853, p. 21, n. 581). L’opera, come apprendiamo dall’inventario del 1853, fu donata dal “Rev. Abate Ottavio Moreno Economo Genle Regio Apostolico e Senatore del Regno nel 1850” (Elenco dei Quadri/ della Reale Pinacoteca/ redatto nel 1853, p. 28, n. 581). Un breve profilo biografico del Moreno è contenuto in Sarti 1890, pp. 684-685, ma nulla è emerso finora circa una sua eventuale collezione d’arte. Nell’inventario steso a partire dal 1871 (Regia Pinacoteca/ di/ Torino/ Inventario degli oggetti d’arte. Parte 1ª/ Quadri, Statue, Disegni/ e/ Stampe, pp. 87-88, n. 684) e nell’inventario corrente, iniziato nel 1952 e aggiornato con i nuovi ingressi fino ad oggi (Galleria/ Sabauda/ Torino/ Inventario/ dei Dipinti e degli Arazzi/ al 31 Maggio 1952, pp. 57-58, n. 748), la tela è assegnata ad autore ignoto. Il dipinto, assente nel catalogo dedicato da Noemi Gabrielli alle opere dei maestri italiani (1971), è stato pubblicato per la prima volta nel 1991 da Alberto Cottino che lo ha individuato come “sconosciuto capo d’opera di un grande pittore eclettico e difficile (…) Paolo Pagani da Castello di Valsolda”, ipotizzando una sua provenienza da qualche chiesa soppressa durante il periodo napoleonico (Cottino 1991, p. 211). Secondo lo studioso l’identità di mano è confermata dal confronto con l’Adorazione del Bambino e la Sacra Famiglia con sant’Anna e san Gioacchino di Paolo Pagani nella parrocchiale di Rogoredo di Casatenovo (Como), dove si notano stringenti analogie con il dipinto della Galleria Sabauda nello scorcio dei volti della Vergine e del cieco, nei lineamenti dei vecchi in secondo piano e nella grafia nervosa delle mani e dei piedi, cui si aggiunge la presenza di una medesima stesura pittorica spessa e pastosa che risente del lungo soggiorno veneto del pittore. Immediato risulta, inoltre, il parallelo con la tela raffigurante Due santi eremiti passata ad un’asta Finarte a Milano nel 1986 e attualmente in collezione privata (Cottino 1991, pp. 211-212; per questo dipinto cfr. Bianchi 1998, p. 130, n. 15). Il dipinto apparterrebbe ad una fase relativamente giovanile della carriera dell’artista ancora legata alla formazione lombarda, in cui il gigantismo delle figure e certe “forzature manieristiche” mostrano un’attenta riflessione sulle opere del conterraneo Pellegrino Tibaldi (Cottino 1991, p. 212). L’attribuzione al Pagani è stata confermata da Alessandro Morandotti (1993, p. 101, nota 2) e da tutti gli studi successivi incluso il catalogo della mostra dedicata a Pagani nel 1998. Il dipinto faceva forse parte di un ciclo con i Miracoli di Cristo di cui a tutt’oggi si ignora la provenienza e appare emblematico di un percorso stilistico in cui il pittore fa convivere all’interno della stessa opera suggestioni culturali diverse interpretate in maniera personale (Bianchi, in Bianchi, a cura di, 1998, p. 94, n. 1). Il debito verso la pittura lombarda di primo Seicento renderebbe plausibile una datazione ad anni giovanili, ma la scarsità di informazioni e opere documentate per gli esordi invita alla prudenza: sappiamo, grazie a recenti ritrovamenti archivistici, che Pagani dalla sua residenza veneziana era solito tornare in Valsolda, ma questo non aiuta ad accertare l’esistenza di contatti tra il pittore e gli artisti lombardi anche se un importante contributo in questa direzione è dato dalla citazione del Martirio di Santa Caterina del Morazzone ad Oleggio (NO) nel Miracolo del serpente di bronzo a Potsdam (Staatliche Schlösser und Gärten Sanssouci). Nella tela della Sabauda sono presenti ricordi da Giulio Cesare Procaccini nella figura sinuosa ed elegante di Cristo e un omaggio a Pellegrino Tibaldi, anch’egli originario della Valsolda, nella possente monumentalità del cieco, omaggio che ritorna nel più tardo Semele e Giove della Moravská Galerie di Brno (Bianchi 1998, p. 96, n. 1; per il dipinto di Brno cfr. Bianchi, in Bianchi, a cura di, 1998, p. 114, n. 8). Lo studiato gioco di luci serve a sottolineare i gesti e i volti dei personaggi, in particolare la mano di Cristo e il viso scorciato del cieco di cui vengono messe in evidenza le cavità orbitali a significare il buio spirituale che opprime il personaggio. (continua in OSS)
- TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
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CONDIZIONE GIURIDICA
proprietà Stato
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0100373243
- NUMERO D'INVENTARIO 748
- ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Musei Reali-Galleria Sabauda
- ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici del Piemonte
- DATA DI COMPILAZIONE 2014
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0