Sant’Agnese. Sant’Agnese
dipinto,
Cantarini Simone Detto Pesarese, Scuola
1612/ 1648
La santa dall'articolata acconciatura è rappresentata a mezza figura che si staglia su fondo scuro ed è avvolta da un manto rosso. Ha il capo reclinato verso sinistra e volge lo sguardo all'agnellino che tiene tra le braccia. Con la mano sinistra regge una palma
- OGGETTO dipinto
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ATTRIBUZIONI
Cantarini Simone Detto Pesarese, Scuola: pittore
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ALTRE ATTRIBUZIONI
Guido Reni
- LUOGO DI CONSERVAZIONE Galleria Sabauda
- LOCALIZZAZIONE Palazzo Reale, Manica Nuova
- INDIRIZZO Via XX Settembre, 86, Torino (TO)
- NOTIZIE STORICO CRITICHE Ci sono sconosciute le vicende che hanno portato l'opera alle collezioni sabaude poiché, non presente nell'antico inventario del 1682 voluto da Vittorio Amedeo II , compare tra le opere della Galleria nell'inventario del 1754, come opera di Guido Reni (Pinto, 1994, p. 9). L'autografia del maestro è messa in discussione nell'inventario del 1822. L'anno successivo la tela fu ingrandita dal Matazzi, insieme ad "un santo Padre con il libro in mano, e panno rosso sopra la testa" per farla esigenze di allestimento: si voleva infatti mettere a misure analoghe al dipinto raffigurante il suicidio di Lucrezia, oggi attribuito al Sodoma (inv. 239, cat. 59). Nel 1841, nel terzo volume della 'Reale Galleria di Torino Illustrata' di Roberto D'Azeglio, primo direttore della Reale Galleria di Torino - istituita nel 1832 per concessione di Carlo Alberto - la riproduzione incisoria del dipinto lo identifica come Santa Caterina. Questa errata identificazione permane negli inventari del 1851 e del 1853 benché in entrambi sia aggiunta l'attribuzione al Reni. L'iconografia corretta compare nell'inventario del 1866 dove si apprende che l'opera era esposta nella settima sala (dedicata ai pittori italiani del Seicento e Settecento) al secondo piano del Palazzo dell'Accademia delle Scienze, dove l a Galleria era stata trasferita dal 1865 (n. 188). Nei successivi inventari e cataloghi della pinacoteca il dipinto è considerato di mano di Guido Reni (A. Baudi di Vesme, 1899, p. 137, n. 502; Pacchioni, 1932, p. 21, n. 502; Inv. del 1952, n. 634; N. Gabriel li, 1971, p. 213, fig. 291).Nei successivi studi critici e repertori completi dell'artista si nota una certa reticenza ad inserire l'opera tra quelle del Bolognese, ne' tra i dipinti di scuola ne' tanto meno tra le opere originali (Baccheschi, 1971; Pepper, 1988), per via di un certo patetismo accentuato che non compare nella cifra stilistica del Reni. Pertanto è stato proposto il nome di Simone Cantarini tra gli esecutori dell'opera, negli anni '40 del Seicento. Anche Pouncey si è pronunciata nell'espungere il dipinto da quelli autografi del Reni, in favore del Maratta (Natali, 1979, pp. 29 e 30, n. 34)
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0100350872
- NUMERO D'INVENTARIO 634
- ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici del Piemonte
- DATA DI COMPILAZIONE 2012
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0