Allegoria dell'Agricoltura, dell'Astronomia e dell'Architettura
dipinto,
I tre putti sono rappresentati a figura intera. Il primo a sinistra è in piedi poggiato ad un albero, regge con la destra uno specchio mentre con la sinistra un manto rosso che gli copre le spalle; ai suoi piedi pezzi di colonna in rovina. Al centro l'amorino alato si poggia su un astrolabio mentre leva con la destra una clessidra, un manto stellato gli copre le spalle e l'inguine. Sulla sinistra il terzo putto coronato con spighe di grano è intento a legare un arbusto innestato; ai suoi piedi sono una falce ed un frutto di cedro
- OGGETTO dipinto
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ATTRIBUZIONI
Zampieri Domenico Detto Domenichino (attribuito): pittore
- LUOGO DI CONSERVAZIONE Galleria Sabauda
- LOCALIZZAZIONE Palazzo Reale, Manica Nuova
- INDIRIZZO Via XX Settembre, 86, Torino (TO)
- NOTIZIE STORICO CRITICHE Acquistato nel 1846 per la Pinacoteca da Roberto d'Azeglio come opera del Domenichino, il dipinto è stato identificato dal Vesme con quello il cui pagamento di 50 scudi, consegnati allo Zampieri in persona, viene documentato nel 'Registro dei mandati, le Spese della casa e gli Ordini e discarichi' del Cardinale Maurizio di Savoia il 30 luglio 1625 (Schede Vesme, 1963-1982, II, 1966, p.521; III, 1968, p. 1082). Sono ignote le dinamiche per le quali l'opera sia giunta da Roma a Torino dato che il dipinto non compare nell'inventario dei beni del cardinale del 1657 e neppure in quello fatto redigere da Ludovica di Savoia,vedova di Maurizio, nel 1679 (Di Macco 1986; Goria 2009). La critica, a parte qualche rara eccezione (Borea 1965), ha sempre mantenuto la tradizionale attribuzione al Domenichino che è stata definitivamente confermata dall'approfondito studio condotto da Richard Spear. Nell'articolata analisi del dipinto contenuta nella monografia sul bolognese lo studioso ha infatti pubblicato i disegni preparatori, conservati al Windsor Castle e già presentati in un precedente articolo, fugando così ogni dubbio sull'autografia del dipinto. Spear ha inoltre relazionato l'opera alle argomentazioni circa le proprietà della scienza e delle arti discusse nell'Accademia dei Desiosi fondata a Roma dal cardinale Maurizio nel 1626 e sulla base della documentazione presentata dal Vesme ed il confronto con altre opere realizzate dallo Zampieri negli anni '20 del Seicento, ha datato il dipinto della Sabauda tra il 1624 ed il 1625 (Spear 19658, Id. 1982). Per Michela Di Macco il pagamento per la tela andrebbe considerato assieme ad altri tre effettuati dal cardinal Maurizio per altrettante tele con putti, retribuite sulla base della fama dei rispettivi esecutori: il Gessi, l'Orbetto ed il Padovanino. Sulla base degli indirizzi culturali dell'Accademia romana fondata dal cardinale Maurizio la studiosa pone in rapporto con l'ordinazione di queste tele anche la più nota commissione della straordinaria serie con 'I Quattro Elementi', richiestra ad un bolognese verace come Francesco Albani che la realizzò nella città felsinea tra il 1625 ed il 1628, giunta a Torino nel 1633. Anche la scelta del cardinale di rivolgersi a quattro pittori-intellettuali, accomunati dalla medesima rete di committenze, non sarebbe casuale ed andrebbe oltre il dato acclarato di una predilezione di Maurizio per i classicisti bolognesi, tanto da far ipotizzare alla Di Macco un'interrelazione significante tra le quattro opere, le quali probabilmente esprimevano senso compiuto se presentate insieme, nel medesimo contesto (Di Macco 1995). La proposta ha trovato conferma nei successivi studi. Recentemente sono stati identificati, quasi contemporaneamente, due dipinti, uno raffigurante 'Tre putti su una barca nelle vesti delle virtù teologali' già in collezione Koelliker di Milano, riferito da Daniele Benati ad Alessandro Turchi e messo in relazione alle commissioni romane del cardinal Maurizio da Stefano Pierguidi (Pierguidi 2009); l'altro con due putti che si contendono una palma ed un terzo che spegne la fiaccola dell'amore, passato per il mercato antiquario ed identificato con il dipinto eseguito da Francesco Gessi per la commissione romana del 1625 nell'interessante contributo di Davide Dossi e da questi interpretato come 'Allegoria dell'amore virtuoso'. Si è quindi ricomposta per buona parte la 'serie' commissionata dal cardinal Maurizio a Roma, dalla quale non sarebbe estraneo il poeta letterato, autore della 'Galleria', Giovan Battista Marino, una tra le personalità più interessanti e suggestive dei frequentatori del circolo del cardinale Maurizio (Dossi 2010). Il dipinto con i tre putti allegorici alla Sabauda è stato esposto alla mostra 'Da Tiziano a Caravaggio a Tiepolo' allestita nella Palazzina di caccia di Stupinigi nel 2002 ed Anna Maria Bava, nella scheda redatta per il catalogo, ripercorre le tappe salienti della fortuna storico-critica dell'opera (Bava 2002, p. 102-103 n. 29). Successivamente il dipinto è stato esposto a Bruxelles, nella mostra dedicata ai capolavori della corte dei Savoia la cui scheda di catalogo è stata redatta da Clara Goria (Goria 2009 pp. 160-161, n. 6.3). Il restauro del 1984 effettuato da Mario Baiocco ha eliminato le pesanti ridipinture che falsavano la visione del dipinto, rivelando i tratti tipici dello stile maturo del Domenichino
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0100350855
- NUMERO D'INVENTARIO 477
- ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici del Piemonte
- DATA DI COMPILAZIONE 2012
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0