San Francesco e san Carlo davanti alla statua della Madonna di San Celso
dipinto,
Crespi Giovanni Battista Detto Cerano (attribuito)
1557 ca./ 1632
Al centro della composizione campeggia la statua della Madonna assunta di San Celso di Milano realizzata in marmo bianco; insieme a due angeli è poggiata su un piedistallo che riporta un rilievo con il Cristo morto. Sui lati si inginocchiano san Francesco d'Assisi sulla sinistra ed il beato Carlo Borromeo sulla destra che rivolgono lo sguardo verso il simulacro mariano. In alto due angioletti scostano tende e veli dalla statua della Deipara. Il dipinto è dotato di cornice in legno intagliato e dorato, portante tre modanature di cui l'interna decorata a perline, la centrale e l'esterna decorate a motivi vegetali
- OGGETTO dipinto
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ATTRIBUZIONI
Crespi Giovanni Battista Detto Cerano (attribuito): pittore
- LUOGO DI CONSERVAZIONE Galleria Sabauda
- LOCALIZZAZIONE Palazzo Reale, Manica Nuova
- INDIRIZZO Via XX Settembre, 86, Torino (TO)
- NOTIZIE STORICO CRITICHE L'opera era presente nelle reali collezioni sabaude già nel 1635. Se per dati stilistici l'antica attribuzione a Giulio Cesare Procaccini non può essere sostenuta è possibile comunque scorgere qualche relazione tra l'opera ed il maestro: nella parte centrale nella tela campeggia la rappresentazione pittorica della miracolosa statua della Vergine Assunta, realizzata da Annibale Fontana tra 1583 e 1586 e collocata dal 1589 nella chiesa di Santa Maria presso San Celso a Milano. L'esecuzione della scultura milanese impegnò successivamente l'orafo Giovanni Battista Busca che, forse su disegno dello stesso Fontana, realizzò in oro massiccio il rilievo col Cristo morto, incorniciato da una lamina d'argento decorata a sbalzo e posta su di un quadrato di diaspro orientale. Tra il 1598 e il 1599, a completamento dell'opera, furono messi due angioletti reggicorona realizzati in marmo da Giulio Cesare Procaccini. Nel dipinto tali elementi vengono rappresentati vivi e con pose analoghe ai putti alati di matrice ceranesca (Berra 1991). Sulla base di questo fatto, per estensione, potrebbe essere stata formulata l'ipotesi sulla paternità del Procaccini del dipinto in Sabauda, ma l'attribuzione viene smentita anche dalla più antica documentazione inventariale che assegna il dipinto a Giovanni Battista Crespi (Della Cornia 1635; d'Azeglio 1866; Baudi di Vesme 1899). Già dal 1608 il pittore fu tra i principali artefici impegnati alla corte sabauda nei progetti decorativi commissionati in occasione delle future nozze tra le principesse di Savoia ed i duchi di Mantova e di Modena. I lavori eseguiti dal Cerano, purtroppo ora andati perduti, consistevano in tre grandi tele poste nel Salone del Castello di Torino e raffiguranti le province di Asti, Nizza e Chiablese (Spantigati 2003). Da tali lavori secondo lo Zani non dovette discostarsi di molto la data di realizzazione del dipinto sabaudo, cronologia da non far avanzare comunque oltre il 1610, cioè l'anno di canonizzazione di Carlo Borromeo. Visti i soggetti rappresentati nel dipinto, legati a Milano ed ai Borromeo, dovrebbe inoltre essere ripensata l'idea di una diretta commissione dell'opera da parte dei Savoia; più probabile sarebbe l'ipotesi, ricordata anche da Anna Maria Bava, di un donativo dei Borromeo ai Savoia in considerazione delle numerose relazioni che vi erano tra i due casati (Zani, 2003, pp. 66-67; Bava 2005). La studiosa inoltre ha evidenziato come i caratteri stilistici che informano il dipinto ben si conciliano con le opere cui il Cerano attendeva sulla fine del primo decennio del Seicento. Dal punto di vista formale l'immagine dipinta al centro della tela ripropone i caratteri di una scultura in terracotta di proprietà della Regione Piemonte, già riferita al Cerano giovane dal Tanzi e Rosci (Tanzi 1995, Rosci 2000), riconoscibili segnatamente nelle forme affusolate e nella medesima espressione quasi dolorante della Vergine (Bava 2005). Il restauro avvenuto nel 1989 presso il laboratorio Nicola Restauri di Aramengo ha rivelato un'originaria forma centinata della tela: la formidabile scultura dipinta doveva pertanto ricoprire originariamente una posizione ancor più di rilievo, così come quelle del santo e del beato dovevano mostrarsi nella loro interezza; questo dato farebbe porterebbe a considerare la tela realizzata per una cappella privata (Rosci 2000, Bava 2005). Esiste uno studio per la testa di san Francesco conservato all'Ambrosiana di Milano ed un disegno, sempre relativo al santo ma stavolta per intero,alla Christ Church di Oxford. Si conoscono inoltre due tele con la medesima figura in collezioni private ed un'altra con la figura di Carlo Borromeo conservata nell'Arcivescovado di Milano, databile nel tardo Seicento (Rosci 2000; Zani 2003; Bava 2005)
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0100350841
- NUMERO D'INVENTARIO 153
- ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici del Piemonte
- DATA DI COMPILAZIONE 2012
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0