Madonna della rosa. Madonna della rosa

dipinto,

La Madonna rivolge lo sguardo verso il Figlio disteso sul suo grembo che la guarda a sua volta, è rappresentata a mezza figura e mostra con la mano sinistra una rosa al Bambino. Egli sembra ritrarsi alzando l'indice della mano sinistra. Sullo sfondo a destra la scena si apre su un paesaggio, mentre a sinistra scende una tenda viola. La cornice in legno intagliato e dorato presenta nella fascia interna una decorazione a perline

  • OGGETTO dipinto
  • ATTRIBUZIONI Salvi Giovanni Battista Detto Sassoferrato (attribuito): pittore
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE Galleria Sabauda
  • LOCALIZZAZIONE Palazzo Reale, Manica Nuova
  • INDIRIZZO Via XX Settembre, 86, Torino (TO)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Il dipinto proviene dalle collezioni sabaude. Nel 1822 viene citato con l'attribuzione al Sassoferrato al numero 157 nell'inventario manoscritto della 'Galleria di S. M. il Re di Sardegna' e nello 'Stato descrittivo de' Quadri esistenti negli Appartamenti del Reale Palazzo di Torino', indicato nella Camera da Letto della Principessa Marianna dell'Appartamento delle Reali Principesse (Levi Momigliano 1982, pp. 122-123, n. 157; s.p.). Menzionato dal Voss tra le opere autografe del Salvi nel 1924 il dipinto è informato, secondo Vitaletti -studio rimasto inedito fino al 1990-, da espedienti formali ripresi dal Sanzio e ripetuti nell'affresco con la 'Madonna col Bambino e san Giovannino' al Battistero di San Giovanni in Laterano, e nella tela raffigurante la 'Madonna col Bambino' della chiesa di Santa Maria Formosa a Venezia (Vitaletti 1990 p. 66). L'opera rappresenta uno dei migliori esiti pittorici di Giovan Battista Salvi, realizzati attorno gli anni '40 del Seicento, che risente dell'esempio di Raffaello e dei grandi pittori di estrazione classicista. Già nel 1928 il Reau notava la somiglianza d'impianto tra l'opera Sabauda ed il dipinto di medesimo soggetto eseguito da Simon Vouet conservato al Museo Longchamps di Marsiglia (Reau 1928; Jacques Thuillier, Simon Vouet, Barbara Brejon de Lavergnée, Denis Lavalle, Vouet, Rome (Italy). Assessorato alla cultura, Palazzo delle esposizioni (Rome, Italy) Carte Segrete, 1991 pag. 186). Lo studioso tuttavia presentava quest'ultima opera come derivazione della composizione torinese del Salvi, la relazione tra i due dipinti si muove invece in senso contrario e probabilmente l'opera del Vouet, realizzata secondo la critica specializzata in Francia tra il 1627 ed il 1633, fu conosciuta dal Sassoferrato tramite l'incisione realizzata da Claude Mellan nel 1638 a cui il Salvi fece riferimento anche per il quadro già a Vicenza nella Galleria Alfonsi Dipinti Antichi ed ora in collezione privata. La Gabrielli indica una replica con varianti al Louve (Gabrielli 1971). Nella scheda redatta per la mostra allestita a Sassoferrato, in occasione del III centenario della morte di Giovan Battista Salvi, l'estensore ripercorre le fasi salienti della fortuna critica del dipinto e presenta l'opera come composizione che modifica profondamente l'impianto del modello del Vouet (sic!); nel catalogo tuttavia si descrive e si pubblica l'immagine che corrisponde al dipinto derivato dalla 'Madonna dei garofani' del Sanzio e non alla tela conservata a Torino, benché nella didascalia si riporti il numero d'inventario della Galleria Sabauda (Giovan Battista Salvi, "Il Sassoferrato" 1990 pag. 77 n. 25). L'opera torinese è stata recentemente citata in un saggio di Anna Cerboni Baiardi sul ruolo delle incisioni e delle copie nell'arte del Sassoferrato (Cerboni Baiardi, Anna 2010 p. 39)
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0100350831
  • NUMERO D'INVENTARIO 136
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici del Piemonte
  • DATA DI COMPILAZIONE 2012
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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