Il giovane protagonista della sventurata vicenda è raffigurato sino ai polpacci ed è parzialmente coperto da un panneggio. Posto di profilo è seduto su un masso: il braccio sinistro è poggiato sulla pietra, lo sguardo è assorto e s'incontra con quello del cane che il ragazzo accarezza con la mano destra

  • OGGETTO dipinto
  • ATTRIBUZIONI Cignani Carlo (attribuito): pittore
  • ALTRE ATTRIBUZIONI BARBIERI GIOVAN FRANCESCO DETTO IL GUERCINO
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE Galleria Sabauda
  • LOCALIZZAZIONE Palazzo Reale, Manica Nuova
  • INDIRIZZO Via XX Settembre, 86, Torino (TO)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Proveniente dalla raccolta del principe Eugenio Savoia Soissons il dipinto giunse in Galleria Sabauda nel 1741 a seguito della vendita a Casa Savoia del 1737, avvenuta dopo la morte del principe Eugenio (Baudi di Vesme 1899; Gabrielli 1971; Spantigati 1982; Barbero 2012; Goria 2012). L'opera è pertanto citata con l'attribuzione al Guercino al numero 24 tra quelle "qui sont placé dans la gallerie du jardin" nel catalogo viennese fatto redigere dalla principessa ereditiera degli averi del principe Eugenio, la nipote Vittoria di Savoia Soissons (Spantigati 1982; Comoglio 2012). Il dipinto venne registrato nell'inventario di Palazzo Reale del 1754 ma con l'attribuzione a Carlo Cignani (Pinto 1994). Prelevato dai francesi nel 1802 fu incamerato nella collezione privata del generale Jourdan; da qui rientrò alla Corte Sabauda nel 1817 a seguito di fitti scambi diplomatici tra il Jourdan e l'avvocato Costa, delegato dai Savoia per il recupero delle opere di proprietà sabauda trasferite in Francia (Baudi di Vesme 1897; Astrua 2005; Di Macco, Failla 2005). Fu tra i dipinti che secondo il Costa fecero durare oltre tempo il rientro in Piemonte delle opere prelevate dai francesi poiché, insieme alla Lucrezia e al S. Girolamo del Reni, venne trasportata su nuova tela durante le operazioni di restauro proposte dal Costa al fine di scongiurare danni durante il trasporto, tale scelta avvenne anche in considerazione dello stato conservativo dell'opera (Baudi di Vesme 1897, Di Macco-Failla 2005). Il dipinto compare nell'inventario del 1822 indicato nella Galleria del Daniel a Ponente, nel lato a destra sempre con l'attribuzione al Cignani. Si tratta in effetti di uno straordinario esempio giovanile che Carlo Cignani eseguì durante il periodo bolognese, quando cioè ai dettami pittorici derivati dall'ultimo Guido Reni nello stile del pittore si andava innestando un certo sperimentalismo che porterà a delicati esiti pittorici, prossimi alla tarda produzione del maestro. Successivamente, durante il soggiorno romano, questo fare artistico assumerà una maggiore caratterizzazione raffaellesca, segnatamente tramite Maratta, evidente nella tela conservata sempre in Sabauda raffigurante Venere e Cupido (Buscaroli Fabbri 1991, p. 107; Diekamp 2010 p. 143, Giovannini Luca 2012 p. 220). La morbidezza pittorica che informa questo dipinto, insieme al richiamo arcadico di 'quieta conversazione del giovane col cane' (Fabbri Buscaroli 1991) - uno sguardo assorto e melanconico rivolto al compagno della prossima battuta di caccia che lascia presagire il triste esito della vicenda - saranno caratteri molto ammirati per tutto il Settecento (Griseri 1962; Gabrielli 1971). Le dimensioni del dipinto furono ridotte durante i primi allestimenti della Galleria Sabauda per permettere l'accostamento alla già citata tela del Cignani raffigurante Venere e Cupido: posizionati a 'pendant' i due dipinti parevano infatti ben rappresentare il gusto della corte viennese del principe Eugenio
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0100350825
  • NUMERO D'INVENTARIO 128
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici del Piemonte
  • DATA DI COMPILAZIONE 2012
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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