Il Ritorno del figliuol prodigo
dipinto,
Il figliol prodigo è raffigurato a mezza figura, di schiena, con la spalla sinistra scoperta, che si inginocchia e giunge le mani supplicante alla vista del padre. Questi lo accoglie a braccia aperte andandogli incontro; dietro le sue spalle un domestico porta degli abiti nuovi. nello sfondo a destra gruppi di astanti, tra cui servitori che si apprestano ad organizzare i preparativi per la festa
- OGGETTO dipinto
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ATTRIBUZIONI
Barbieri Giovanni Francesco Detto Guercino Scuola: pittore
- LUOGO DI CONSERVAZIONE Galleria Sabauda
- LOCALIZZAZIONE Palazzo Reale, Manica Nuova
- INDIRIZZO Via XX Settembre, 86, Torino (TO)
- NOTIZIE STORICO CRITICHE La critica più accreditata è pacificamente concorde a far coincidere il dipinto con l'opera citata dal Malvasia all'anno 1618 (Malvasia II, p. 367; Mahon 1968; Salerno 1988; Stone 1991; Prasad 2006) ed ad identificarlo con uno dei tre dipinti richiesti dal cardinale Alessandro Ludovisi. Per tali quadri Ludovico Carracci fu chiamato a dare una valutazione economica; benché citati dal Malvasia all'anno 1618 i rapporti epistolari tra Ludovico Carracci e Ferrante Carlo fanno percepire che i dipinti erano già in fase d'esecuzione nel 1617 (Mahon 1968). Vi è un'altra ipotesi d'identificazione ormai datata secondo la quale il dipinto di Torino si identificherebbe con quello ordinato per Ferrara nel 1619. Stando alla testimonianza del Malvasia infatti il Barbieri fu chiamato a Ferrara nel 1619 dal cardinal Serra il quale gli commissionò molti quadri, tra cui un San Sebastiano ferito, ora nella pinacoteca di Bologna; un Sansone catturato dai Filistei, ora al Metropolitan di New York; ed anche un dipinto raffigurante il Ritorno del figliol prodigo appunto (Gabrielli 1971). Come si è detto tale ipotesi è da accantonare poiché il 'Ritorno del figliol prodigo' per il Serra si identifica ormai pacificamente con la versione affatto diversa nella tempra da quella di Torino, poiché di taglio più caravaggesco, conservata al Kunsthistorisches Museum di Vienna (Mahon 1968, pp. 84-85). In ogni caso il dipinto della Sabauda viene citato a Torino per la prima volta dall'inventario del 1631 del Duca di Savoia (Campori 1870). A questi fu donato con ogni probabilità dallo stesso cardinal Alessandro, divenuto papa Gregorio XV nel 1621, o da un altro esponente della Famiglia Ludovisi (Mahon 1968). Nella formidabile figura del figlio ritratto di schiena si è intravisto un naturalismo di estrazione caravaggesca che rimanda alla figura inginocchiata posta in primo piano nella 'Madonna dei pellegrini' dipinta dal Merisi per la chiesa di sant'Agostino a Roma (Sgarbozza 1999, Bava 2005). Tali fresche innovazioni vengono inserite in un impianto compositivo che interpreta in maniera originale e con una conduzione pittorica vibrante il modello iconografico tradizionale d'inizio '600 del tema del Ritorno del figliol prodigo. Di tali rappresentazioni si ritrovano naturalmente alcuni esempi nella pittura contemporanea al Barbieri e sui quali il giovane pittore poté riflettere: la tela realizzata nel 1614 da Lucio Massari per Palazzo Fava a Bologna ed ora conservata nella Pinacoteca Civica della città, o ancora il dipinto di medesimo soggetto realizzato da Annibale Carracci, ormai andato perduto ma indicato dal Bellori nella cappella Zambeccari della chiesa del Corpus Domini di Bologna (Unger 2010). Per tali richiami alla tradizione pittorica bolognese la tela di Torino è stata recentemente indicata ad esempio per definire l'opera giovanile del Guercino; una fase dalla quale il pittore si distaccherà pochi anni più tardi -attorno al '20- dando alle sue composizioni tagli più intimistici (Ebert-Schifferer 1992; Prasad 2006; Unger 2010). Del dipinto esiste uno studio preparatorio realizzato a penna su carta al Gabinetto Disegni e Stampe degli Uffizi (Turner, 2008). A seguito delle spoliazioni napoleoniche in Piemonte la tela fu trasferita in Francia; insieme all'altro dipinto del Guercino ora in Sabauda raffigurante Santa Francesca romana e ad altri quadri provenienti da Palazzo Reale, compare infatti nell'elenco redatto 16 marzo 1801 e riportante le opere che entrarono a far parte della collezione del generale Jourdan. Grazie all'intervento dell'avvocato Ludovico Costa presso il maresciallo Jourdan il dipinto rientrò in Piemonte insieme ad altre 39 opere il 30 aprile 1816. In Francia il dipinto fu sottoposto ad un restauro preventivo, effettuato poco prima del ritorno a Torino, per interesse del Costa che temeva per il trasporto, anche in considerazione dello stato conservativo del quadro.Di tali operazioni, effettuate dal pittore Dufrenne e che ebbero un esito che il Costa descrive particolarmente felice, si possiedono ancora i documenti di pagamento (Failla 2005)
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0100350821
- NUMERO D'INVENTARIO 121
- ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici del Piemonte
- DATA DI COMPILAZIONE 2012
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0