L'altare, collocato entro un'ampia nicchia a sezione mistilinea, è preceduto da una balaustrata ad andamento sinuoso. Due colonne corinzie, isolate sostenute da alti plinti e corrispondenti alla trabeazione dell'ordine minore, affiancano la mensa, sollevata di due scalini, su cui poggia il tabernacolo. Successivi piani digradanti congiungono la mensa al piano arretrato della cornice dell'ancona rifinita sulla sommità da serti di ghirlande discendenti: la sormonta una croce raggiata con cherubini. Due angeli sono posti sulla piattaforma definita dalla trabeazione del secondo ordine, su cui si imposta un breve catino absidale intercalato da fregi floreali e contornato da un emiciclo decorato da cassettoni contenenti rosette. Il tabernacolo di forma parallelepipeda ha lo sportello affiancato da due lesene, su cui sono stati applicati con tralci di vite, grappoli d'uva e spighe. Sullo sportello è inciso il monogramma di Cristo, da cui si dipartono raggi
- OGGETTO altare
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MATERIA E TECNICA
marmo verde delle Alpi
alabastro/ scultura
lega metallica
marmo bigio
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ATTRIBUZIONI
Juvarra Filippo (1678/ 1736): progettista
Agliaudi Ignazio Detto Giovanni Pietro Baroni (1705/ 1769): disegnatore
- LOCALIZZAZIONE Torino (TO)
- NOTIZIE STORICO CRITICHE L'altare nella sua forma originaria fu eretto per ospitare il quadro di G. Carraca, tra il 1635 e 1640 su progetto di Carlo di Castellamonte e finanziato dal confratello Silvestro di Monteoliveto (Alasia B., 1877). Le fonti continuano a segnalare il prospetto originario anche dopo la ristrutturazione avvenuta verosimilmente intorno alla metà del secolo XVIII, replicando il modello dell'altare dei Santi Stefano e Agnese come si deduce dalle note lasciate da G.P. Baroni di Tavigliano (Baudi di Vesme A., 1963). Un termine ante quem alla conclusione dei lavori può essere fissato intorno al 1766, quando, secondo Baricco, venne collocato il quadro di Jan Kraeck (1869). Sempre secondo lo stesso studioso la cappella venne restaurata nel 1866 per festeggiare il centenario della traslocazione della sacra immagine nella chiesa.La Confraternita della SS. Trinità fu fondata nel 1577 nella chiesa di S. Pietro del Gallo, trasferita nel 1598 presso la chiesa di S. Agnese. In questi anni la moglie del pittore Carracha aveva donato alla chiesa di S. Pietro la tavola della Madonna del Popolo, poi rivendicata dalla parrocchia di S. Pietro e dalla Confraternita della SS. Trinità, e ora conservata presso l'altare sinistro della chiesa. In questa stessa epoca la Confraternita bandì un concorso per la costruzione della chiesa, ma non essendo rimasta soddisfatta dell'esito attribuì l'incarico ad Ascanio Vitozzi, già iscritto alla Confraternita e successivamente sepolto nella chiesa. Nel 1606 la chiesa fu aperta al culto, anche se mancante ancora della cupola. Nel 1627 furono immessi i Teatini, secondo il desiderio del Card. Maurizio, priore della compagnia, e tre anni dopo furono costretti ad andarsene. Nel 1635 si iniziò la sistemazione dell'altare della Madonna del Popolo, finanziata dal confratello Silvestro Monteoliveto, sepolto nella chiesa, che incaricò dei lavori Carlo Castellamonte. L'anno precedente la cappella antistante, dedicata ai SS. Stefano e Agnese, era stata concessa all'astigiano Marcantonio Gambetta. La cupola fu compiuta soltanto nel 1664. Nel 1699 fu iniziato l'altare maggiore, eseguito dal luganese Francesco Aprile sul modello di Giovanni Valle. Nel 1707 fu eseguito il pavimento, su disegno dell'ingegner Bertola, sostituito poi tra il 1848 e il 1850. Entro i primi due decenni del XVIII secolo venne eseguita la decorazione a stucco del coro, destinata a fungere da cornice ad una galleria di dipinti, con l'ovato della Trinità di Daniel Seiter e due sculture di Carlo Antonio Tantardini. (segue in OSS)
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CONDIZIONE GIURIDICA
proprietà Ente religioso cattolico
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0100142121
- ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici del Piemonte
- DATA DI COMPILAZIONE 1996
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DATA DI AGGIORNAMENTO
2007
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0