BAULETTO, opera isolata - ambito italiano (primo quarto sec. XIX)

BAULETTO, 1800 - 1824

Il baule, di forma parallelepipeda, è in pelle rossa decorata con motivi ornamentali dorati che formano, sui lati minori, due incorniciature, create da nastri con palmette stilizzate sovrapposti a motivi geometrici, ognuna delle quali è ripartita in tre settori da due ghirlande di alloro. All'interno di ogni settore è presente, dall'alto, una corona d'alloro da due stelle, e il trimonzio sempre affiancato da due selle. La stessa incorniciature e i medesimi motivi ornamentali ritornano anche sulla facce più lunghe: quella anteriore, impreziosita da ghirlande di alloro poste, con andamento curvo, lungo gli angoli inferiori e al centro del lato superiore, dove incornicia un tralcio di alloro a croce; quella posteriore presenta, al centro, un'incorniciatura circolare creata da festoni, entro cui sono disposte stelle ed una corona di alloro. CONTINUA NEL CAMPO OSS

  • OGGETTO BAULETTO
  • MATERIA E TECNICA bronzo/ fusione
  • MISURE Profondità: 37 cm
    Altezza: 29.5 cm
    Larghezza: 65 cm
  • AMBITO CULTURALE Ambito Italiano
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE Palazzo Chiablese
  • INDIRIZZO Piazza San Giovanni, 2, Torino (TO)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Nella precedente schedatura lo stemma venne identificato con quello di Gregorio Luigi Barnaba Chiaramonti (1742-1823), eletto pontefice col nome di Pio VII nel 1800. La sua arme, però è: partito, nel primo della religione benedettina (d'argento al Calvario di verde con croce di due braccia attraversata dalla parola PAX il tutto in nero); nel secondo trinciato d'oro e d'azzuro pieni, alla banda d'argento caricata di tre teste di moro bendate d'argento, poste in senso della banda e questa attraversante sul trinciante; al capo, d'azzurro caricato di tre stelle, di sei punte d'oro male ordinato. Uno stemma identico è conservato presso il Museo Piersanti di Matelica, colla datazione al '700 (A. ANTONELLI, Matelica. Museo Piersanti, Bologna 1998, p. 89, n. 229) ed uno uguale, ma sormontato dal cappello vescovile, è posto su una pianeta del XVIII, molto probabilmente del primo quarto, almeno dal punto di vista del decoro del tessuto, conservata nella chiesa romana del Santissimo nome del Gesù (P. ANDREASI - BASSI (a cura di), I tesori della fede. Capolavori nascosti di arte sacra del patrimonio Fondo Edifici di Culto del Ministero dell'Interno, catalogo della mostra, Roma 2005, tav. 45). Al di là di tale difficoltà, il manufatto è chiaramente ispirato alla cultura neoclassica, come suggerisce la calibrata e misurata composizione e il confronto con la cartella in seta avorio con applicazioni di paillettes e ricami con stemma dei Savoia e monigramma di Vittorio Emanuele I, ancora duca d'Aosta, databile, perciò, entro il 1802 ( L. FIRPO, Libri antichi e legature rare, in L. FIRPO (a cura di). Immagini della Collezione Simeon, Torino 1983, p. 74). Qualora lo stemma sia realmente quello del pontefice, si deve sottolineare che il pontefice sostò a Torino in due occasioni per venerare la Sindone: la prima volta nel 1804, mentre si dirigeva a Parigi per consacrare Napoleone imperatore, e la seconda il 1815 (A. BORRA, Sulle tracce del Santo Sudario. Le ostensioni del lenzuolo di Cristo, in A. CARENINI, P. GRINALDI (a cura di), Sindone. Immagine di Cristo e Devozione Popolare, Torino 1998, p. 131; C. ROGGERO BARDELLI, Sguardi sulla Sindone di pellegrini e viaggiatori in età moderna, in V. COMOLI, . GIACOBELLO BERNARD (a cura di), Il potere e la devozione. La Sindone e la Biblioteca Reale di Torino, catalogo della mostra di Torino, Milano 2000, pp. 61-62) Si potrebbe ipottizare che in una delle due visite Pio VII avesse voluto omaggiare la reliquia con un prezioso dono, di cui non è stata ritrovata alcuna traccia documentaria, racchiuso nel prezioso manufatto. Appare arduo, in assenza di precise attestazioni documentarie, indicare con precisione l'ambito culturale, sulla base non solo della circolazione di opere, artisti e modelli, ma anche del ruolo di primissimo piano che ricopriva la Francia. In questa sede si ipotizza un'attribuzione ad ambito italiano, pur sottolineando che potrebbe essere stato eseguito in Francia. In occasione della precedente schedatura era segnalato che l'interno del baule era foderato in taffetas rosso, ma durante l'attuale revisione non si è riusciti ad aprirlo
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Stato
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0100108108
  • NUMERO D'INVENTARIO 2168
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Musei Reali - Palazzo Reale
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici del Piemonte
  • DATA DI COMPILAZIONE 1994
  • DATA DI AGGIORNAMENTO 2005
    2016
  • ISCRIZIONI coperchio - etichetta 2168 -
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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