RELIQUIARIO - A MEDAGLIONE, opera isolata - bottega piemontese (prima metà sec. XIX)
reliquiario a medaglione,
post 1838 - ante 1849
Teca a luce ovale con vetro. Cornice a fascia liscia. Su fondo di taffetas aragosta sono applicate paillettes dorate, disposte, in alto e in basso, a triangolo, lateralmente, su tre file. Accanto ad esse, nella parte superiore ed inferiore, sono posti galloni in oro lamellare che, alle estremità, formano degli anelli. Nella parte inferiore, il gallone incornicia cartiglio rettangolare, con iscrizione su due righe. Al centro della teca è posta la reliquia, circondata da perline dorate. In alto, gancio circolare per sospensione
- OGGETTO reliquiario a medaglione
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MATERIA E TECNICA
filo d'oro
CARTA
VETRO
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MISURE
Profondità: 1.9 cm
Altezza: 8 cm
Larghezza: 6.3 cm
- AMBITO CULTURALE Bottega Piemontese
- LUOGO DI CONSERVAZIONE Palazzo Chiablese
- INDIRIZZO Piazza San Giovanni, 2, Torino (TO)
- NOTIZIE STORICO CRITICHE Il reliquiario non è indicato né nell'ultimo inventario (1966) del patrimonio di suppellettili della Cappella della SS. Sindone, né in quelli compilati a cavallo tra la fine dell'Ottocento e l'inizio del Novecento, dediti a ricordare esclusivamente gli arredi sacri realizzati in materiali preziosi. Contiene una reliquia di un personaggio di devozione dinastica, ovvero il Beato Umberto III di Savoia (Avigliana/TO, 1136 ca.-?, 1188), figura di spicco presso le corti europee, sia come accorto politico che come eccellente militare, al governo dello stato sabaudo per circa quarant'anni, cfr. F. Crosara, voce Umberto III di Savoia, beato, in Bibliotheca Sanctorum, Roma, 1969, vol. XII, pp. 809-814. La corte sabauda promosse il suo culto basandolo sulla sua profonda spiritualità, dovuta all'esempio del padre, Amedeo III, morto a Nicosia nel 1148 durante la seconda Crociata, e sulla sua formazione presso un santo vescovo, nominato suo tutore; teso alla vita ascetica, fu costretto a calarsi nel mondo, pur mantenendosi fedele all'Impero ed alla Chiesa. Nonostante le testimonianze di miracoli avvenuti presso la sua tomba, immediatamente dopo la sua morte, e l'scrizione di Umberto nel novero dei santi nei menologi dei Cistercensi, nonché della sua festa nel calendario liturgico della chiesa di Ivrea, venne riconosciuto beato solamente nel 1838 da Gregorio XVI (Belluno 1765-Roma, 1846), a seguito dell'interessamento da parte di Carlo Alberto (Torino,1798-Oporto, 1849), re di Sardegna dal 1831, che ne promosse il culto. Appare probabile, pertanto, che il reliquiario in esame possa datarsi posteriormente all'approvazione del culto da parte della Santa Sede e sia stato realizzato entro il quinto decennio del XIX secolo. Da un punto di vista stilistico, l'esemplare risponde alla tipologia di una particolare forma di reliquiario, detto "paperole", documentato a partire dal XVII secolo, il cui nome deriva dal termine francese con il quale sono chiamate le strisce di carta dorate, variamente arrotolate, che costituiscono l'elemento dominante della composizione ornamentale, che spesso imita o trae spunto da ricami, miniature o dall'oreficeria. La costanza con la quale tale produzione è stata ripetuta, fino al XX secolo, rende difficile la datazione del reliquiario, in assenza di ulteriori riferimenti. Le paperoles, eseguite in quasi tutti i paesi cattolici, sono documentate, per quanto limitati siano ad oggi gli studi sull'argomento, soprattutto in Francia, Austria ed Italia. In Torino, in particolare, oltre alla produzione da parte delle monache carmelitane, spiccarono le visitadine e le suore del Cottolengo. Raramente tali reliquiari potevano essere acquistati; per lo più venivano dati in dono ad importanti benefattori dei conventi o erano confezionati per ornare cappelle interne a chiese dei rispettivi ordini religiosi. La disposizione delle reliquie, all'interno dell'elaborata decorazione, risponde, solitamente, ad un piano teologico preciso, talvolta non immediatamente identificabile (L. Borello-P. P. Benedetto, Paperoles le magnifiche carte, Torino, 1998, pp. 8-15). La presenza di reliquiari di provenienza conventuale, nell'ambito delle collezioni sabaude, è confermato da una lettera, datata 3 maggio 1872, dell'ispettore del Regio Mobiliare, Francesco Lubatti, all'Amministrazione della Casa di S.M. in Torino, nella quale si ricorda la presenza, nel Regio Guardamobili, di numerosi esemplari donati alle regine Maria Teresa Asburgo Lorena (Vienna, 1801-Torino, 1855) e Maria Adelaide Asburgo-Lorena (Milano, 1822-Torino, 1855) in occasione delle ripetute visite ai monasteri femminili torinesi. Per un confronto, si vedano, U. Bock-G. Sporbeck-Bressem-K. Weinbrenner, schede , in A. Legner (a cura di), Reliquien verehrung und verklärung, catalogo della mostra, Köln, 1989, pp. 255, n. 131, 259-260, n. 143, 262, n. 146, 264, n. 150, 274-276, nn. 176-182, 292-293, n. 220, 305-306, nn. 262-266, 307-311, nn. 274-290, 329-331, nn. 359-363; A. Bicchi-A. Ciandella (a cura di), Testimonia Sanctitatis. Le reliquie e i reliquiari del Duomo e del Battistero di Firenze, Firenze, 1999, pp. 69-70, n. 29; M. G. Molina, Un'analisi dei gioielli genovesi nei dipinti, negli inventari, nei tesori, in F. Boggero (a cura di), Gioie di Genova e Liguria oreficeria e moda tra Quattro e Ottocento, Genova, 2001, p. 112, figg. 73-74; J. Andlaver, scheda n. 339, in Les domenicaines d'Underlinden. Catalogues des oeuvres, Parigi, 2001, vol. II, pp. 185-186
- TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
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CONDIZIONE GIURIDICA
proprietà Stato
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0100087909
- ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Musei Reali - Palazzo Reale
- ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici del Piemonte
- DATA DI COMPILAZIONE 1993
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DATA DI AGGIORNAMENTO
2005
2016
- ISCRIZIONI teca/ interno/ su cartiglio rettangolare - B. Humberti de Sabaudia Confessoris - corsivo - a impressione nero - latino
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0