Madonna Assunta con San pietro, San Giorgio e Santa Giustina
dipinto,
post 1764 - ante 1764
Mayerle Francesco Antonio (scuola)
1710/ 1782
In alto è raffigurata l'Assunta, in basso, secondo una struttura piramidale, San pietro, San Giorgio e Santa Giustina. Tonalità cromatiche: grigio, viola e marrone. Cornice in strucco marmorizzato
- OGGETTO dipinto
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MISURE
Altezza: 400
Larghezza: 200
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ATTRIBUZIONI
Mayerle Francesco Antonio (scuola)
- LOCALIZZAZIONE Andezeno (TO)
- NOTIZIE STORICO CRITICHE Nell'ottobre dell'anno 1761, Antonio Ceruti viene pagato per i aver fatto la cornice del quadro nel coro: "sono lire sessantanove, soldi otto, denari nove che io sottoscritto ho ricevuto" dal Prevosto di Andezeno... per lo stabilimento di una sacrestia e la cornice del quadro del coro (...) Andezeno 3 8bre 1761. Antonio Cerruti" (Archivio Com. fasc. 11). Il 7 dello stesso anno riceve un altro pagamento per la cornice e per i capitelli. "Confesso io sott.to d'aver avuto ed realmente ricevuto dal Ill. Avvocato Giacomo Domenico Villa di Andezeno la somma di lire centosettanta soldi cinque cioè lire centosettantatre soldi cinque per prezzo di n.33 capitelli fatti alla chiesa parrocchiale di esso luogo patteggiati a lire cinque (...). Le rimanenti lire sette sono sul prezzo del ornamento fatto sopra il quadro del coro d'essa chiesa" (Archivio Com. Andezeno idem). Tre anni dopo, quando il consiglio Comunale ratifica la spesa sostenuta da Giov. Vittorio Villa (v. scheda n. 43 della presente campagna di catalogazione), si cita già l'ancona del coro "fatto dipingere e formare l'icona di detto altare maggiore rappresentante in alto l'Immacolata Concezione della B.M. Vergine SS.ma, indi li Santi Pietro Apostolo, titolare di detta chiesa, Giorgio protettore del luogo e Giustina martire..." (Ast, Andezeno, Insinuazioni, v.21.- 1760/1764,f.445-458; Marzano 1923,p.39) S. Pietro viene detto titolare perché a lui era dedicata l'antica chiesa facente funzioni di parrocchiale (Peruzzi, Visita pastorale, 1584,7.1.5,f. 393). I Santi raffigurati sono gli stessi già presenti nella pala dell'antica parrocchiale. Ad essi si aggiunge S. Giustina, in omaggio alla Santa il cui corpo è conservato sotto l'altare maggiore. L'immagine del dipinto che i contemporanei ci tramandano è sontuosa come i committenti desideravano che fosse: "et grandis icona Ecclesiae titulum exprimente, et quidem elegantissime picturae instructum (Rorengo di Rorà, 1774,v. 7.1.48, f.187 v.). Il Franzoni nel 1837 la giudica soltanto decente, ordinaria "decens icona referens imaginem S. Georgi titularis et S. Petri patroni loci" (Visita pastorale, v. 7.1.78,f.108). La devozione all'Immacolata è molto cara ai Villa che già nel 1733 avevano istituito presso l'altare maggiore dell'oratorio di San Marco un beneficio semplice sotto l'invocazione della Immacolata Concezione, dotandolo della somma assai cospicua di Lire 200 (Roero, Visita Pastorale, 1750, V. 7.1.29, f.157 v.) (V. scheda 24, relativa all'Oratorio di S Marco, della presente Campagna di catalogazione). S. Giustina è vestita alla romana, (per S. Giustina si veda la scheda OA n. 46) mentre i frutti esibiti dai cherubini ai piedi della Santa sono tipicamente autunnali allusivi al giorno della festa della Santa, il 18 ottobre. L'adeguamento ai modelli è, come sempre, quando si tratta dei Villa sveltissimo per quanto un po' datato: si guarda alla pittura di corte degli anni '40 nella sua declinazione napoletana, legata all'entourage romano del Card. Ottoboni. La pala è infatti citazione precisa e puntuale della grande ancona della Immacolata Concezione inviata a Torino da Corrado Giaquinto nel 1741, su richiesta del marchese Ercole Giuseppe Lodovico Turinetti di Priero, personaggio di spicco della diplomazia austriaca, per il proprio altare nella chiesa del Carmine. Al contempo tale scelta documenta la fortuna, anche a molti anni di distanza, della produzione del Giaquinto e di quella pala, sul territorio torinese in particolare. Per continuare ad essere in linea colle scelte dei Savoia, si chiama a dipingere la grande tela,un pittore legato al Mayerle, pittore di formazione viennese, giunto a Torino accompagnando la preziosa collezione del Principe Eugenio, ed esponente di quella scuola austriaca amatissima da V. Amedeo III e dallo stimatissimo suo precettore Giuseppe Solaro di Breglio. I modelli di Giaquinto sembrano comunque ancora attuali se per il S. Pietro si sceglie a modello speculare S. Giuseppe del riposo in Egitto dipinto dal pittore napoletano nel 1731 per la chiesa di S. Teresa a Torino (per la figura del Giaquinto si veda M. Di Macco, "I pittori napoletani a Torino, note sulla committenza degli anni di Juvarra, in F. Juvarra. Nuovi progetti per la città, a cura di Griseri Romano, Torino 1989,pp.269-322). Rispetto alla pala originaria la composizione viene ad assumere in questo modo una struttura spiraliforme diffusa invece nel VI, VII decennio a denunciare la cronologia storica dell'opera. Sfuggono le ragioni che spingono i Villa a scegliere un modello così arcaico quando nella stessa chiesa del Carmine potevano vedere sull'altare maggiore la Madonna col Beato Amedeo, omaggio indiscusso alla dinastia, appena terminata dal Beaumont, che rappresenta, a quegli anni, l'aggiornamento più sicuro al gusto di corte. I confronti stilistici comunque, riferiti alla metà inferiore del dipinto, portano ad attribuire all'entourage del Mayerle l'esecuzione dell'ancona.[Continua in OSSERVAZIONI]
- TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
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CONDIZIONE GIURIDICA
proprietà Ente religioso cattolico
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0100055757
- ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per la citta' metropolitana di Torino
- ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici del Piemonte
- DATA DI COMPILAZIONE 1991
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DATA DI AGGIORNAMENTO
2006
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0