Sant'Antonio Abate
dipinto,
La tela raffigura S. Antonio Abate in adorazione del Cristo portacroce. Il santo è definito dagli attributi che gli sono propri: il porcellino ed il mantello con la T. I colori sono molto terrosi: marrone il manto, su tonalità dello stesso colore gli alberi, come quinte. La scena è illuminata dalla figura del Cristo. Lo stemma, in basso a sinistra, è diviso in quattro parti separate a metà da due strisce decorate con tre gigli di Firenze (a sinistra) e tre croci (a dstra). In alto, a sinistra, ed in basso, a destra, è un'aquila. Nella parte inferiore ulteriore fascia in cui è raffigurato un cane
- OGGETTO dipinto
- AMBITO CULTURALE Ambito Piemontese
- LOCALIZZAZIONE Villanova D'asti (AT)
- NOTIZIE STORICO CRITICHE Le notizie archivistiche, pur citando l'altare, non nominano mai l'icona. Non è stato identificato lo stemma posto sulla tela, il medesimo che compare sulla cornice seicentesca, probabilmente appartenente alla famiglia Ascania che eresse la cappella (Visita pastorale del Vescovo Migliavacca, fol. 7). La tela presenta alcuni problemi contrastanti, infatti l'iconografia relativa al santo, per quanto riproduca tutti gli attributi che gli sono propri: il porcellino e il mantello con la "T", ricorda più S. Francesco che riceve le stimmate di quanto si possa riferire al S. Antonio Abate. Si cita, a titolo esemplificativo, il S. Francesco che riceve le stimmate di C. Saraceni, databile al 1605 (A. Cavallari Murat, Lungo la Stura di Lanzo, Torino 1972, pp. 228-229). Come nel quadro citato, il santo ha lo sguardo rivolto verso il Cristo. Strane sono pure le presenze del libro e del rosario, in luogo, ad esempio del bastone. L'accostamento al quadro del Saraceni, per quanto i due autori non siano avvicinabili, non è causale nel senso che l'impianto generale della tela è vicino al clima generale della Controriforma. La qualità dell'opera è piuttosto scadente, le figure ed il fondo sono risolti in modo approssimativo, il Cristo inoltre sembra di esecuzione ottocentesca. La tela pare tagliata perchè nella croce compaiono solo due bracci. Alla luce di queste considerazioni si suppone che il quadro possa essere una copia ottocentesca da un originale seicentesco di più alta qualità, eseguita da un pittore locale non molto abile. Nella chiesa si ha già un esempio di sostituzione: la via crucis è copiata probabilmente da originali di maggior pregio e più antichi. Strano appare allora il giudizio formulato dalla Gabrielli in occasione del restauro eseguito nel 1964 (Archivio Corrente della Soprintendenza ai Beni Artistici e storici del Piemonte) che colloca cronologicamente l'opera alla II metà del secolo XVII. Indizio dei tempi diversi che intercorrono fra l'esecuzione della cornice e quella del quadro è la piccola differenza fra i due stemmi che le adornano. Restauro: Archivio Corrente della Soprintendenza ai Beni Artistici e storici del Piemonte: relazione di N. Gabrielli (senza data, ma 1964): restauro conservativo mediante foderatura, sostituzione telai, fissaggio superficie cromatica. (Il restauro pittorico è stato effettuato nel laboratorio restauro della Soprintendenza)
- TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
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CONDIZIONE GIURIDICA
proprietà Ente religioso cattolico
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0100039229
- ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici del Piemonte
- DATA DI COMPILAZIONE 1986
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DATA DI AGGIORNAMENTO
2006
- STEMMI in alto - Stemma - Inquartato da due strisce decorate con tre gigli di Firenze (a sinistra) e tre croci (a dstra). In alto, a sinistra, ed in basso, a destra, è un'aquila. Nella parte inferiore ulteriore fascia in cui è raffigurato un cane
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0