Cristoforo Colombo pianta la Croce sul Nuovo Mondo
Cristoforo Colombo, rappresentato anacronisticamente con un'armatura di primo Seicento e col capo coperto da un elmo con cimiero piumato, indica con la mano sinistra una grande croce in legno, infissa nel terreno, alle sue spalle. E'davanti a lui un indigeno, coi capelli scuri raccolti sulla nuca. Il corpo è nudo, ornati da bracciali di perle, da una collana e da un perizoma formato da placche metalliche. Nella mano sinistra tiene un arco, la destra è posata sul petto in segno di devozione. Lo segue un'altra fgura, con ricco copricapo, che indica ai compagni diretro di lui (non compresi nei limiti della tela) la Croce. Tre donne e un bambino, su uno sfondo di capanne, rendono omaggio al simbolo cristiano. All'estremità destra, dietro Colombo, sono due figure: un'indigena guarda incuriosita un componente della spedizione, vestito di rosso
- OGGETTO dipinto
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ATTRIBUZIONI
Bruno Giulio (notizie 1617-1636)
Bruno Giovanni Battista (notizie 1617-1636)
- LOCALIZZAZIONE Cuneo (CN)
- NOTIZIE STORICO CRITICHE ll dipinto fa parte di una serie di quattordici tele rappresentanti i Miracoli della Croce che ornava la precedente chiesa della Confraternita, distrutta nel 1709 per far posto all'attuale costruzione. Durante i lavori per l'erezine del nuovo edificio le quattordici tele furono affidate ai Padri di S. Francesco, con cui la Confraternita ebbe sin dalle origini stretti rapporti; successivamente esse furono collocate lungo le pareti del vano maggiore e del coro, entro apposite cornici in stucco, disegnate e realizzate da Domenico Beltramelli. Chiarisce Falco che "le famiglie che avevano commissinato a suo tempi i dipinti propongono ora di far dipingere sui quadri le loro armi, ma il Consiglio si oppone per la spesa che verrebbe ad aggiungersi a quella per l'accomodamento e la lavatura di cui si è incaricato il Gagini. Si faranno invece scrivere sul retro i nomi delle famiglie. Si fa una lista dei proprietari dei quadri, da archiviare" (C. FALCO, Santa Croce: note d'archivio, in Radiografia di un territorio, catalogo della mostra, Borgo S. Dalmazzo 1980, p. 222, 224). Il libro dei Conti della Confraternita registra un pagamento a G. Francesco Gagini "per aver accomodato quatordici quadri de Miracoli della Santa Croce" che sono stati "quadrati", cioè tagliati, e un altro, di lire 8.15 al "falegname Antonio Passerone per aver fatto quattordici telari a suddetti quadri" (Cuneo, Archivio Storico dell'Ospedale di S. Croce, conclusione dei Conti della Tesoreria della Fabrica della Chiesa, V. 14, fol. 226). Dei 14 quadri uno solo è firmato e datato, si tratta della Guarigine di un indemoniato, posto nel coro, a destra, reca la firma dei fratelli Bruno e la data 1626. All'interpretazione erronea del Bonino (A. BONINO, Il Barocco nel Cuneese, in "Miscellanea Cuneese", (V. CXI, Biblioteca della Società Storica Subalpina), Torino 1930, p. 164) che leggeva "pin. Cebano", considerando, quindi i due pittori nativi di Ceva, va sostituita la corertta grafia "PIN/GEBANT", fedelmente frascritta dal Falco (C. FALCO, 1980, p. 221). E' stato Bonino ad attribuirsi a questi due artisti e in ognuna di esse "si ritrova il doppio pannello dei compositori" (A. BONINO, 1930, p. 163-164; A. BONINO, Cuneo - Santa Croce, in Miscellanea Artistica della Provincia di Cuneo. Cuneo 1933. V. V. II, p. 115). Tale opinine è condivisa dal Riberi, sebbene avanzi qualche riserva sulla validità dell'attribuzione relativa all'opera rappresentante la Fede e la Carità (A.M. RIBERI, Arte e Artisti a Cuneo, in "Comunicazioni della Società per gli Studi Storici, Archeologici ed Artistici per la Provincia di Cuneo", maggio 1933, p. 29). Estendeva, inoltre, ilcorpus di opere cuneesi dei Bruno sulla base di inventari e nuove attribuzioni. Ma è solamente con l'intervento di Galante Garrone che si imposta una discussine critica sulla produzione dei due pittori, esaminati alla luce dell'apprendistato gennovese di Giulio, allievo di Lazzaro Tavarone e di Giovanni Battista Paggi, nella cui attività per S. Croce si riflette "un singolare momento della tradizione genovese che vede gli ultimi guizzi di una tradizione manieristica (...) misciati ad un cromatismo più frastagliato e moderno, in contatto con la prima produzione di Bernardo Strozzi e di Gioacchino Assaretto" (G. GALANTE GARRONE, Cuneo: la Confraternitadi Santa Croce, in Radiogarfia di un territorio, catalogo della mostra Cuneo 1980, p. 216-218). Per la ricostruzione dell'attività dei fratelli Bruno si veda anche. A. BAUDI DI VESME, Schede Vesme, Torino 1963, V. I, p. 211; per un esame critico, successivo alla redazione della scheda, si rimanda a M. BARTOLETTI, Tra Cuneo, le sue valli, la Riviera di Ponente e il Nizzardo durante il Seicento, in G. ROMANO. G. SPinE (a cura di), Cantieri e documenti del Barocco. Cuneo e le sue Valli, catalogo della mostra di Cuneo, Savigliano 2003, pp. 106-117. L'inventario composto nel 1714 (C. FALCO, 1980, p. 224) lo descrive come un "Prencipe Indiano vestito a'ferro, che invita popoli indiani idolatri all'adorazione di S. Croce proprio della Casa del fu S.r Giuseppe Gastinello per ottenere la pioggia che ottengono". E' possibile che l'avvenimento sia da identificare con l'approdo di Colombo nel "nuovo continente": lo fa supporre il rapporto che si può stabilire col dipinto posto nell'ingresso, parete destra, immediatamente prima della nostra tela, raffigurante verosimilmente un episodio del viaggio verso le "Indie"
- TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
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CONDIZIONE GIURIDICA
proprietà Ente religioso cattolico
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0100024968A-10
- ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici del Piemonte
- DATA DI COMPILAZIONE 1980
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DATA DI AGGIORNAMENTO
2006
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0