Fede e Speranza

dipinto,

Su uno sfondo azzurro cupo, appena rischiarato al centro da una lieve nube, sono poste due figure femminili sedute: quella di sinistra, in primo piano, ha il corpo disposto di tre-quarti e ricoperto da un'ampia veste grigia, un lembo del quale è posato sul capo. Il volto è ritratto di profilo con tenue chiaro-scuro. Lo sguardo è rivolto a destra, in alto. La mano sinistra stringe un calice, con gambo finemente cesellato, da cui si leva l'ostia; la destra è invece rivolta al petto, forse in segno di devozione. Sul grembo è poggiato un libro chiuso. L'altra figura, disposta di tre-quarti ma rivolta a sinistra, è a capo scoperto e volge li sguardo verso il basso. Veste un abito grigio, toccato qua e là da rapide pennellate di rosa spento e di giallo pallido. Con la mano destra sembra indicare il calice, con al sinistra trattiene l'ancora

  • OGGETTO dipinto
  • ATTRIBUZIONI Bruno Giulio (notizie 1617-1636)
    Bruno Giovanni Battista (notizie 1617-1636)
  • LOCALIZZAZIONE Cuneo (CN)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE ll dipinto fa parte di una serie di quattordici tele rappresentanti i Miracoli della Croce che ornava la precedente chiesa della Confraternita, distrutta nel 1709 per far posto all'attuale costruzione. Durante i lavori per l'erezine del nuovo edificio le quattordici tele furono affidate ai Padri di S. Francesco, con cui la Confraternita ebbe sin dalle origini stretti rapporti; successivamente esse furono collocate lungo le pareti del vano maggiore e del coro, entro apposite cornici in stucco, disegnate e realizzate da Domenico Beltramelli. Chiarisce Falco che "le famiglie che avevano commissinato a suo tempi i dipinti propongono ora di far dipingere sui quadri le loro armi, ma il Consiglio si oppone per la spesa che verrebbe ad aggiungersi a quella per l'accomodamento e la lavatura di cui si è incaricato il Gagini. Si faranno invece scrivere sul retro i nomi delle famiglie. Si fa una lista dei proprietari dei quadri, da archiviare" (C. FALCO, Santa Croce: note d'archivio, in Radiografia di un territorio, catalogo della mostra, Borgo S. Dalmazzo 1980, p. 222, 224). Il libro dei Conti della Confraternita registra un pagamento a G. Francesco Gagini "per aver accomodato quatordici quadri de Miracoli della Santa Croce" che sono stati "quadrati", cioè tagliati, e un altro, di lire 8.15 al "falegname Antonio Passerone per aver fatto quattordici telari a suddetti quadri" (Cuneo, Archivio Storico dell'Ospedale di S. Croce, conclusione dei Conti della Tesoreria della Fabrica della Chiesa, V. 14, fol. 226). Dei 14 quadri uno solo è firmato e datato, si tratta della Guarigine di un indemoniato, posto nel coro, a destra, reca la firma dei fratelli Bruno e la data 1626. All'interpretazione erronea del Bonino (A. BONINO, Il Barocco nel Cuneese, in "Miscellanea Cuneese", (V. CXI, Biblioteca della Società Storica Subalpina), Torino 1930, p. 164) che leggeva "pin. Cebano", considerando, quindi i due pittori nativi di Ceva, va sostituita la corertta grafia "PIN/GEBANT", fedelmente frascritta dal Falco (C. FALCO, 1980, p. 221). E' stato Bonino ad attribuirsi a questi due artisti e in ognuna di esse "si ritrova il doppio pannello dei compositori" (A. BONINO, 1930, p. 163-164; A. BONINO, Cuneo - Santa Croce, in Miscellanea Artistica della Provincia di Cuneo. Cuneo 1933. V. V. II, p. 115). Tale opinine è condivisa dal Riberi, sebbene avanzi qualche riserva sulla validità dell'attribuzione relativa all'opera rappresentante la Fede e la Carità (A.M. RIBERI, Arte e Artisti a Cuneo, in "Comunicazioni della Società per gli Studi Storici, Archeologici ed Artistici per la Provincia di Cuneo", maggio 1933, p. 29). Estendeva, inoltre, ilcorpus di opere cuneesi dei Bruno sulla base di inventari e nuove attribuzioni. Ma è solamente con l'intervento di Galante Garrone che si imposta una discussine critica sulla produzione dei due pittori, esaminati alla luce dell'apprendistato gennovese di Giulio, allievo di Lazzaro Tavarone e di Giovanni Battista Paggi, nella cui attività per S. Croce si riflette "un singolare momento della tradizione genovese che vede gli ultimi guizzi di una tradizione manieristica (...) misciati ad un cromatismo più frastagliato e moderno, in contatto con la prima produzione di Bernardo Strozzi e di Gioacchino Assaretto" (G. GALANTE GARRONE, Cuneo: la Confraternitadi Santa Croce, in Radiogarfia di un territorio, catalogo della mostra Cuneo 1980, p. 216-218). Per la ricostruzione dell'attività dei fratelli Bruno si veda anche. A. BAUDI DI VESME, Schede Vesme, Torino 1963, V. I, p. 211; per un esame critico, successivo alla redazione della scheda, si rimanda a M. BARTOLETTI, Tra Cuneo, le sue valli, la Riviera di Ponente e il Nizzardo durante il Seicento, in G. ROMANO. G. SPinE (a cura di), Cantieri e documenti del Barocco. Cuneo e le sue Valli, catalogo della mostra di Cuneo, Savigliano 2003, pp. 106-117. L'inventario composto nel 1714 (C. FALCO, 1980, p. 224) definisce il soggetto del nostro dipinto come "l'effigie della fede e speranza qual'è proprio dell'ospedale" e anche la collocazione originale corrisponde a quella attuale. CONTINUA IN CAMPO OSS
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Ente religioso cattolico
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0100024968A-1
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici del Piemonte
  • DATA DI COMPILAZIONE 1980
  • DATA DI AGGIORNAMENTO 2006
  • ISCRIZIONI sul retro, sulla tela, in alto - DELL'OSPEDALE -
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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