deposizione di Cristo dalla croce
Al centro del quadro vi è Cristo deposto, intorno vi è una folla di personaggi ben caratterizzati. Da sinistra vi è: in primo piano San Francesco d'Assisi, inginocchiato che mostra le stigmate, dietro vi è un personaggio in abbigliamento orientale (abito scuro, manto beige cangiante) che reca un vassoio argenteo. San Giuseppe d'Arimatea (?) sostenente il Cristo (tunica rossa e manto bianco), alle spalle si intravede un moro con turbante a righe bianche e verdi, una monaca in preghiera, una pia donna (abito grigio e severo velo blu), la Madonna dal volto Terreo (velo bianco a righe nere), un altro personaggio (manto rosso e abito scuro). A destra vi è Sant'Antonio (?) ed una dama elegante (veste nocciola e velo di trina). Ai piedi di Cristo vi è la Maddalena (abito rosa chiaro e manto nocciola). Sul terreno vi sono gli strumenti della passione e il vaso dell'unguento. Sullo sfondo, in lontananza, vi sono tre colline e il cielo scuro, divisi da una livida luce, il piede della croce e due figurine. La tonalità prevalente è il bianco livido, unica nota di colore è il rosso della tunica del personaggio sostenente il Cristo. Cornice lignea dipinta in viola intagliata, all'esterno vi è un giro di foglie, poi un giro di frutta in rilievo con grappoli d'uva agli angoli
- OGGETTO dipinto
- AMBITO CULTURALE Ambito Piemontese
- LOCALIZZAZIONE Ceva (CN)
- NOTIZIE STORICO CRITICHE La tela è la copia fedele di un'altra, attualmente a Revello. Le differenze sono: 1) l'assenza dei due angeli, 2) la mancanza della tabella, 3) diversità dei volti, pur con la stessa espressione (in particolare Giuseppe d'Arimatea più vecchio e sanguigno), 4) diverso copricapo dell'orientale. Il quadro si trova nel Convento dei Cappuccini (fondato nel 1869) ed è stato attribuito dapprima a Guglielmo Caccia detto il Moncalvo (C.F. Savio, Revello, Origini, Archeologia, Arte, Torino 1938, p. 61), più recentemente a Cesare Arbasia (M. Bressy, Cesare Arbasia, Pittore Saluzzese del'500, Milano 1961, p. 21, tav. 15). Nessuno degli autori menziona la provenienza dell'opera, ma si può ragionevolmente supporre che provenga dal Convento dei Cappuccini di Ceva, dato che corrisponde perfettamente ad un quadro ivi allora presente, descritto dall'Olivero (G. Olivero, Memorie storiche della città e marchesato di Ceva, Ceva 1858, p. 228), inoltre la testimonianza orale di un frate certifica che fu trasportato a Revello. L'Olivero era incerto nell'attribuzione: "...varie sono le opinioni sull'autore, chi dice di Gaudenzio Ferrari, chi di qualche classico pittor genovese, chi del Molineri di Savigliano...", ma dava una notizia preziosa: che si tratta di un dono di Eleonora della Rovere, la gentildonna che fondò il Convento neò 1577 (l'elegante dama a destra?). Da notare che riteneva che i due angeli fossero un'aggiunta successiva, come riempitivo, proprio quelli che mancano nella copia, per altro non menzionata da nessun autore. Difficile stabilire quando, perchè, da chi fu eseguita, a meno di supporre che fosse un omaggio alla nuova Confraternita della copia del quadro più notevole di Ceva, o una minaccia agli asporti di Napoleone, non effettuata sembra per l'incongruenza dei due frati (sempre Olivero) o ancora un lavoro pressapoco contemporaneo all'Olivero stesso e questo spiegherebbe la storia di due angeli
- TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
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CONDIZIONE GIURIDICA
proprietà Ente religioso cattolico
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0100020715
- ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Alessandria, Asti e Cuneo
- ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici del Piemonte
- DATA DI COMPILAZIONE 1979
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DATA DI AGGIORNAMENTO
2006
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0