cimitero, monumentale, cimitero monumentale (SECOLI/ XX)

Parabita, 1972 - 1982

Il Cimitero Monumentale di Parabita, cittadina in provincia di Lecce, è uno dei più interessanti dell’Italia del Sud. Esso rappresenta un modello di architettura post-moderna con la sua formale imponenza, integrato perfettamente col paesaggio e adagiato sul morbido pendio dell’entroterra salentino. Rispetto ai cimiteri del XIX secolo, pensati come cittadine eterne colme di statue, cappellette ornate dai profili variegati, quasi mossi da una volontà di raggiungere la bellezza estetica massima in una vera gara dell’effimero, quello di Parabita si mostra elegante ed essenziale nella sua compostezza moderna. Nel 1967, l’amministrazione comunale affidò i lavori per il progetto del nuovo cimitero agli architetti romani Alessandro Anselmi e Paola Chiatante, che nel febbraio del 1968 consegnarono il lavoro esecutivo. L’opera fu iniziata nel 1972 e il cimitero venne inaugurato nel 1982 mostrandosi come un insieme futuristico di forme geometriche dai significati simbolici, così diverso dagli altri spazi funebri da non dare neanche l’idea di esserlo. L’ingresso è simile a quello di un teatro, ma in questo caso le quinte sceniche sono sostituite da un susseguirsi di loculi fiorati interrotti, al centro in alto, da un tempietto che permette di accedere al piano superiore. Unico richiamo all’architettura classica è il labirinto concentrico che richiama il capitello ionico in alto, mentre in basso si snoda una necropoli ripresa dal modello egiziano. I nuovi materiali si armonizzano perfettamente con quelli del vecchio cimitero, seppur l’idea degli architetti del nuovo plesso è quella di allontanarsi dalle grandi opere tradizionali, dai toni troppo cupi e ridondanti. Il muro d’ingresso non è studiato dall’Anselmi come un semplice diaframma, ma come una costruzione verticale a sé stante particolarmente materica. L’architetto utilizza il muro come un reperto archeologico di epoche e realtà antiche, ma capace ancora oggi di inserirsi e ordinare il presente, mantenendo la sua posizione metaforica in futuro. La cinta muraria ha un andamento sinuoso che si chiude lungo il lato urbano del cimitero, anticipando i muri, a spirale, utilizzati nella realizzazione dei percorsi sepolturali semi-ipogei a mo’ di labirinto che disegnano i riccioli simmetrici del capitello prima citato. L’utilizzo di un elemento dell’architettura classica in un progetto post-moderno è giustificato dall’Anselmi con la volontà di legare il contemporaneo alla naturale e genuina sostanza spaziale del tempo, utilizzato come archetipo irrinunciabile di tutta la storia architettonica. Ciò che regna sovrano nel cimitero nuovo di Parabita è la linearità delle superfici lisce, prive di ogni incisione e ornamento. Solo il carparo di Gallipoli dà importanza monumentale con il suo colore giallo forte e caldo. Questo suo modo di comporsi attraverso materiali locali, rievocazioni quasi mitiche del mondo classico e linee assolutamente contemporanee dell’architettura post-moderna fanno del Cimitero Monumentale di Parabita un unicum nel suo genere, così importante che il plastico del progetto è conservato al MAXXI di Roma (Museo Nazionale delle Arti del Ventunesimo Secolo)

ALTRE OPERE DELLO STESSO PERIODO - 1972 - 1982

ALTRE OPERE DELLA STESSA CITTA'

ALTRE OPERE DELLO STESSO AMBITO CULTURALE