centro storico, collinare, difensivo, Torre Orsaia, Turri (denominazione storica), Torre Inferiore (denominazione storica), Turris Petrusiae (denominazione storica), Turris Ursaye (denominazione storica), Torre Ursaia (denominazione storica) (XI)
La caratteristica principale del paese è costituita da quel che rimane dell’area sacra tardo-medievale. Essa comprendeva la Chiesa di San Lorenzo Martire, rifatta nel XIX secolo, il Campanile monumentale, il Seminario e il Palazzo Vescovile, edificato ai tempi del Vescovo Pagano nel 1301 e demolito negli anni Cinquanta del Novecento. La maestosa Torre Campanaria fu elevata su un’antica struttura difensiva, risalente al XII secolo. Essa assunse le sue attuali funzioni a partire dal 1576, arricchita, in epoca successiva, da un elemento ottagonale coronato da una cupola. Sulle pareti dell’ampio corridoio voltato a botte che la attraversa, vi sono esposti gli emblemi di alcuni Vescovi che dimorarono a Torre Orsaia e il monumentale stemma, un tempo collocato sull’ingresso del palazzo Vescovile, sede estiva del prelato. Salendo verso la parte alta del paese, si incontra la Cappella del Carmine, in origine serbatoio d’acqua per gli approvvigionamenti idrici dell’orto e del palazzo Vescovile. Poco oltre, si trova la Fontana della Pergola, con tre bocche principali e una laterale, che alimentano l’ampia vasca di pietra. Un tempo, qui si raccoglievano le acque per rifornire gli edifici del Vescovado e il Lavatoio pubblico. Quest’ultimo fu costruito nel 1569 e rifatto, a cura del governatore Giovan Battista Scarpitta, nel 1770. Si segnalano la Chiesa dell’Immacolata, di gusto neogotico, risalente alla fine dell’Ottocento; la Cappella dell’Annunziata, con un pavimento ottocentesco e la pregevole tela dell’Annunciazione; la Cappella di San Rocco e quella della Madonna delle Grazie. Di fatto le vicende storiche e le trasformazioni edilizie hanno lasciato un assetto ancora di valore soprattutto nell’impianto urbanistico originario del capoluogo anche se il terremoto degli anni Ottanta ha inciso nell’edificato storico spesso con interventi impropri
- OGGETTO centro storico collinare, difensivo
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CARATTERI AMBIENTALI
Centro sito nella parte meridionale della provincia di Salerno, adagiato a 295 metri s.l.m. su colline degradanti verso il mare nella bassa valle del fiume Bussento. La sua strategica posizione offre una suggestiva veduta panoramica che consente di spingere lo sguardo dal Monte Cervati al Monte Bulgheria, dal Golfo di Policastro fino alla costa calabro- lucana. È attraversato dalla strada statale n. 18 Tirrena Inferiore, che, superato l'abitato, punta con un tracciato piuttosto tortuoso verso il golfo di Policastro, seguendo poi il litorale fino alla Calabria. Fa parte della Comunità Montana Bussento - Lambro e Mingardo e parte del territorio comunale è inserito nel territorio del Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano
- LOCALIZZAZIONE Torre Orsaia (SA) - Campania , ITALIA
- INDIRIZZO SS18, Torre Orsaia (SA)
- NOTIZIE STORICO CRITICHE Secondo lo storico latino Plinio il Vecchio la fondazione del più antico insediamento, la cui denominazione è composta dal latino TURRIS 'torre' e da un derivato dello zoonimo orso, si deve al leggendario popolo degli ursentani; questo nucleo abitativo, ubicato poco a nord dell'attuale capoluogo comunale, intrattenne nell'antichità floridi rapporti commerciali, collocandosi lungo l'itinerario preferenziale che collegavano le coste dello Ionio con il porto di PIXUNTE. La storia dell’attuale centro ha inizio intorno alla metà del secolo undicesimo, all'epoca del condottiero normanno Roberto il Guiscardo, quando le incursioni dei pirati, la malaria e la distruzione di Policastro operata dallo stesso Guiscardo (1065) spinsero le popolazioni costiere a spostarsi verso zone più interne del territorio; venne così a costituirsi un primo centro abitato nella Terra Turris Ursajae. Il paese fu detto dapprima Torre Inferiore a distinguerlo da quello detto Torre Superiore, l’odierno Castel Ruggero, dal nome del castello costruito da Ruggero d’Altavilla per difendersi dagli attacchi del conte di Laurito. L'abitato era preesistente al succedersi delle incursioni saraceniche quando i vescovi di Policastro cercarono rifugio nell'interno e propriamente in quel piccolo abitato. Il palazzo vescovile, però, venne costruito solo negli ultimi anni del Duecento. Nel 1301 monsignor Pagano, Vescovo di Policastro, deciso a far valere i propri diritti feudali sul territorio della Diocesi, ordinò la costruzione di una sede estiva dell'Episcopio a Torre Orsaia, ed emanò un bando nel quale prometteva, a tutti coloro i quali avessero voluto prendere dimora vicino al Palazzo Vescovile, terra a sufficienza per una casa, una vigna, un orto e un pagliaio, dietro pagamento di un'imposta detta pregata. A quell’epoca un nucleo abitativo, per quanto piccolo, esisteva già: il bando di monsignor Pagano e la redazione dei “Capitula terre turris ursaye”, un codice legale che regolava la convivenza civile e i rapporti della popolazione con il Vescovo-Barone, servirono unicamente a ratificare situazioni e usanze che si erano oramai consolidate nel corso di due secoli. Fondato il nucleo originario del paese, redatti i Capitoli, istituita l'Università (un organismo che rappresentava i cittadini), Pagano e i suoi successori iniziarono ad affermare i propri privilegi feudali: i cittadini di Torre, vassalli dei Vescovi (e relativamente indipendenti dall'autorità dei Conti di Policastro, appartenenti alla famiglia Carafa della Spina, avversari storici della Mensa Vescovile), rimpinguavano le casse della Mensa con decime e pregate e fornivano manodopera gratuita (nelle forme e nei limiti stabiliti dai Capitoli) nelle terre, nei mulini e nei frantoi episcopali. I privilegi di cui godevano i Vescovi-Baroni e le angherie che essi imponevano alla popolazione torrese provocarono ben presto la reazione dei cittadini, che tentarono più volte, nel corso di quasi cinque secoli di battaglie legali, di dimostrare l'illegittimità delle pretese vescovili sul feudo. L'undici luglio del 1552 si registrò la pagina più drammatica della storia torrese: i pirati saraceni, sbarcati nei pressi di Scario, distrussero Torre Pulsaria e Castel Ruggero. La ricostruzione regalò ai cittadini torresi il lavatoio comunale (1569, ricostruito nel 1770), la torre campanaria (1576), la fontana (fine '500). Fra la fine del 1500 e i primi anni del 1600 il Vescovo Filippo Spinelli fece ristrutturare l'Episcopio e istituì il Seminario, dapprima ospitato nello stesso edificio episcopale, poi spostato in una sede propria fatta costruire dal Vescovo Pietro Magrì (1639). Di queste opere, purtroppo, restano solo poche tracce, per lo più lapidi attualmente esposte sotto l'arco di ingresso alla torre campanaria: il Seminario fu venduto a privati nel 1817 e successivamente smembrato e distrutto, il palazzo vescovile è stato abbattuto intorno alla metà del ventesimo secolo per fare posto alla nuova sede comunale. Si direbbe quasi che Torre abbia voluto cancellare ogni traccia della presenza dei Vescovi di Policastro, i quali, perdute alcune battaglie legali intorno alla fine del 1700, costretti a rinunciare ai privilegi feudali sotto Giuseppe Bonaparte (legge eversiva della feudalità, 1806), chiusero il Seminario con il pretesto della malaria e commissionarono ad un anonimo medico un velenoso quanto noioso e mendace trattato sulla "Impurità dell'aere della terra di Torre Orsaja". I moti del 1828 non riuscirono a coinvolgere la popolazione torrese; così non si può dire del fenomeno del brigantaggio: per un cittadino torrese, Antonio Fortunato, a capo di una banda di briganti che dal 1866 al 1869 che imperversò fra Torre Orsaia, Sapri e il Vallo di Diano
- TIPOLOGIA SCHEDA Scheda anagrafica
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CONDIZIONE GIURIDICA
proprietà mista
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 1500916356
- ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Salerno e Avellino
- ENTE SCHEDATORE Istituto Centrale per il Catalogo e la Documentazione
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DOCUMENTAZIONE GRAFICA
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(2)
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0