struttura di fortificazione cinta fortificata

Melendugno, PERIODIZZAZIONI/ Protostoria/ Eta' del Bronzo

La prima fase di costruzione delle mura, risalente a un momento finale del Protoappenninico (Fase 1, tra il XVII e il XVI secolo a.C.), è stata riconosciuta sia lungo il fronte esterno che, in gran parte, lungo quello interno della linea di difesa, in un tratto murario che si distingue per materiali e tecniche costruttive dai successivi interventi volti all’ispessimento e conseguente avanzamento del fronte murario esterno. Esso si conserva con un alzato di poco inferiore ai tre metri e uno spessore medio di 5-6 m circa. Sul tratto dell’antica fortificazione poggia, inoltre, una struttura muraria dallo spessore di 10 metri circa, di cui si conservano solo alcune porzioni e che doveva fungere da contrafforte o da ispessimento della stessa opera difensiva. La fase successiva è ascrivibile a un momento antico della locale cultura appenninica (Fase 2, fine XVI - inizi XV secolo a.C.), sebbene tale attribuzione cronologica rimanga attualmente solo indicativa. Lungo il fronte esterno della linea difensiva, che vantava un progressivo aumento dello spessore murario sino ai 10-12 metri e che doveva già allora essere munita di un’entrata principale e di quattro corridoi minori, correva un fossato scavato nella roccia di base che si interrompeva con un camminamento risparmiato in prossimità di ogni entrata secondaria per consentire l’accesso. Inoltre, particolare in questa fase è il rivestimento del fronte murario esterno in argilla e/o in calcarenite sbriciolata, anche detta tufina. Ad una fase tarda dell’Appenninico (Fase 3, prima metà XV secolo a.C. circa) si attribuiscono le mura di fortificazione maggiormente indagate: esse si conservano per almeno 190 metri di lunghezza e, con un tracciato di forma arcuata, tagliano trasversalmente da nord a sud l’istmo che oggi divide l’abitato protostorico dall’entroterra. La possente muratura in pietrame raggiunge uno spessore massimo di 23 metri (nell’area della Porta) e un’altezza massima superiore ai tre metri; la planimetria si articola in una Porta Monumentale, un complesso architettonico caratterizzato da varie strutture murarie e spazi funzionali, che costituiva l’ingresso principale all’abitato e in almeno cinque corridoi minori, tecnicamente conosciuti come postierle. Esse presentano una larghezza massima di 1,50 metri e attraversano interamente lo spessore delle mura, costituendo dei passaggi almeno in parte adoperati per scopi differenti nel corso del tempo. Alcune postierle, più in particolare quelle poste a sud della Porta Monumentale (B, C, D), si presentavano internamente ricche di materiali, specialmente ceramici, diversamente dalla stessa porta e dalle postierle poste a nord di essa (A ed E) che mostravano, al loro interno, scarsi materiali archeologici. Sulla base di questi elementi, gli archeologi hanno ipotizzato che almeno alcuni di questi passaggi, in particolare quelli con scarso materiale archeologico, in tempi di pace avessero consentito il passaggio di persone e merci. Successivamente, invece, quando divenne più concreto il pericolo di assedio, le postierle sarebbero state adoperate come probabili rifugi da parte di piccoli gruppi di civili, vista anche l’elevata quantità di manufatti rinvenuti al loro interno. Particolarmente interessante in tal senso è il ritrovamento, in una delle postierle (postierla C), di resti umani in connessione anatomica pertinenti a sette individui che, secondo gli studiosi impegnati nelle ricerche dell’abitato di Roca, sarebbero morti per asfissia verosimilmente durante un assedio. Tali fortificazioni furono distrutte alla fine del XV secolo a.C. per un violento incendio dovuto ad un assedio. In una fase successiva, durante il Bronzo recente (tra il XIII e gli inizi del XII secolo a.C. circa), si procedette ad almeno tre fasi di ricostruzione delle opere di fortificazione, che seguirono in gran parte il tracciato delle mura precedenti, come è stato possibile notare in particolare lungo i paramenti della fronte interna del tratto settentrionale delle mura. I paramenti murari si conservano per un’altezza superiore a tre metri e sono costituiti da blocchi parallelepipedi in calcarenite che in alcuni tratti sono messi in opera in modo maggiormente regolare, con una tecnica che può essere definita “opera quadrata”. Le mura continuarono ad avere una funzione difensiva anche successivamente, nel Bronzo finale. Tra XII e XI secolo a.C. esse furono distrutte, insieme all’insediamento, da un violento incendio

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