La pasta di Sant'Antonio
Nella settimana che precede la festa di sant’Antonio Abate famiglie o gruppi di amici organizzano, per pranzo, un pasto collettivo che viene offerto alla comunità; negli ultimi anni questo rituale viene organizzato secondo un calendario prestabilito, nei giorni dal 10 al 16 gennaio. Mentre in passato l’allestimento della pasta di Sant’Antonio era di esclusivo appannaggio delle famiglie più facoltose, oggi la situazione è radicalmente cambiata: sono poche le famiglie che allestiscono la pasta, e sono invece subentrate associazioni e gruppi di amici. È questo, forse, uno dei momenti più intimi del rituale: partecipano alla pasta di Sant’Antonio solo famiglie o gruppi del paese, o anche persone provenienti dalle aree limitrofe ma legate alle famiglie e alle associazioni organizzatrici. Non sono presenti, invece, i gruppi di visitatori che affollano le cuttore durante la notte di festa.
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dal Catalogo
La preparazione della pasta e la sua distribuzione, pur essendo condotte nel rispetto delle norme comunitarie per la somministrazione di alimenti (e dunque subordinate all’autorizzazione delle istituzioni competenti), sono interamente gestite dai gruppi familiari e dalla stretta rete del vicinato.
Tra le famiglie che hanno mantenuto l’uso di offrire la pasta per devozione al santo è oggi attiva la famiglia Cianfarani (eredi Michele Cianfarani), che solitamente prepara in Via del Pozzo la pasta nel sabato che precede la festa, d’accordo col Comitato Festa di Sant’Antonio Abate; le fonti orali raccolte mostrano come la famiglia provveda ad un sistema di autotassazione per raccogliere i fondi necessari alla preparazione del pranzo collettivo. Oltre alla pasta si offrono panini (con prosciutto o porchetta) e bevande; generalmente si preparano tra i 60 e i 70 kg di pasta. Nell’ultima edizione prima della sospensione per l’emergenza Covid (gennaio 2020) sono stati cotti 65 kg di pasta (pasta corta, per lo più pennette, condita con sugo di peperoni e melanzane, che rappresenta un’innovazione rispetto alla classica pasta in brodo con legumi); la pasta viene preparata in un locale di proprietà della famiglia e poi offerta all’aperto nella strada prospiciente l’abitazione. Vengono allestiti alcuni tavoli per la distribuzione dei piatti, amici e parenti collaborano, dividendosi tra la cucina e le attività di servizio.
Partecipano al pasto collettivo gruppi di suonatori che eseguono il brano devozionale in onore al santo in uso nel paese, e accompagnano in musica il momento di festa, con un repertorio misto di brani della tradizione. I suonatori sono sempre accompagnati da un uomo del paese che veste, per devozione, gli abiti del santo.
Altre paste per Sant’Antonio vengono preparate dalla Famiglia Venditti (Porta Jo), dalla classe 1965 (Via delle vigne), dal gruppo di amici Rakenz-kenz (località Borgo), dal Comitato festa di Sant’Antonio Abate (Ara dei Santi), dai Ragazzi (Via dei Mulini), dal Ristorante Torre del Parco.
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Roberto Monasterio, Preparazione della pasta - Famiglia Cianfarani, fotografia digitale
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Roberto Monasterio, Distribuzione della pasta su Via del Pozzo, fotografia digitale
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Roberto Monasterio, Festa in Via del Pozzo, fotografia digitale
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Roberto Monasterio, Festa in Via del Pozzo, fotografia digitale
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Roberto Monasterio, Festa in Via del Pozzo, fotografia digitale
Associazione Culturale La Cuttora (a cura di), Sant'Antonio Abate a Collelongo. Storia e antropologia di un culto locale, Lanciano, 2015 , p.
Marucci Gabriella, Bonato Laura (a cura di), La festa di S. Antonio abate a Collelongo: tradizione e innovazioni, in "Festa viva. Continuità, mutamento, innovazione", Torino, 2006 , pp. 231-239