Sant'Antòn' (Festa di Sant'Antonio Abate, bene complesso)

La Festa di Sant’Antonio Abate a Collelongo è un rituale complesso, articolato in numerose sequenze. Il giorno della festa del santo eremita, fissato dal calendario liturgico al 17 gennaio, è solo il momento conclusivo dell’intero rituale: i preparativi della festa iniziano, in realtà, tra Capodanno e Epifania. Possiamo dividere il ciclo festivo in quattro momenti principali: 1. i preparativi della festa; 2. gli eventi che si svolgono tra il 10 e il 16 gennaio; 3. il ciclo rituale che ha luogo tra il pomeriggio del 16 gennaio e l’alba del 17 gennaio; 4. il 17 gennaio. 1. I preparativi della festa comprendono la raccolta fondi da parte del Comitato Feste, la raccolta e/o l’acquisto degli alimenti necessari alla distribuzione del cibo (per le #paste# e per le #cuttore#), l’allestimento dei #torcioni#, la preparazione delle #torcette#. La raccolta fondi viene svolta dal Comitato Feste. A questa raccolta si aggiunge un’analoga operazione di reperimento fondi e alimenti necessari per allestire le #cuttore# del 16 gennaio (realizzata dalla famiglia o dal gruppo di amici che organizza la #cuttora#) e per organizzare la distribuzione collettiva del cibo (le #paste#) dei giorni tra il 10 e il 16 gennaio (realizzata dalla famiglia o dal gruppo di amici che organizza la #pasta#). I #torcioni# sono allestiti in Piazza Ara dei Santi (#Ar’ de’ sant’#), davanti alla Chiesa dei Caduti, e in piazza Libertà, nei pressi della chiesa parrocchiale: sono costituiti da un’intelaiatura di metallo a forma di cono rovesciato, dentro la quale vengono disposti parti di tronchi e rami di quercia e faggio, in forma ordinata, dall’esterno verso l’interno e per tutta la lunghezza della struttura. Allestiti prima dell’Epifania, vengono coperti con un grosso telo sulla sommità, fino al pomeriggio del 16 gennaio. Alle 18 del 16 gennaio i due #torcioni# vengono accesi e bruciano tutta la notte, fino all’alba. Il pomeriggio del 17, durante i giochi popolari che seguono la benedizione degli animali, alla base del #torcione# si è raccolta una grande quantità di brace. Un terzo #torcione#, più piccolo, è allestito in località Sant’Antonio (nei pressi del sito archeologico di Amplero), fuori dalla piccola cappella dedicata al santo. Anche questo #torcione# viene benedetto dal parroco e acceso dopo le 18. Le #torcette# sono delle fiaccole portative realizzate lavorando un unico ramo di faggio, che viene piegato ad arco, tenendone una estremità bloccata a terra, finché questa estremità non si apre a forma di cono; al centro di questa apertura viene posizionato un materiale che funga da innesco del fuoco (stoppino di cera); le #torcette# vengono portate dai bambini del paese, che aprono la processione la sera del 16 gennaio. 2. A partire dal 10 gennaio alcune famiglie del paese organizzano a turno un pranzo collettivo, che viene offerto alla comunità per devozione al santo: le #paste# di Sant’Antonio. L’offerta della #pasta# è un uso familiare tramandato per linea maschile. Negli ultimi anni, oltre alle famiglie che tradizionalmente organizzano la #pasta#, si aggiungono anche gruppi di amici o associazioni. La #pasta# solitamente comprende un primo piatto (minestra di legumi o pastasciutta), un panino, vino, acqua. Alla #pasta# partecipa buona parte della comunità, compresi i suonatori, e un uomo vestito da Sant’Antonio, che guida il gruppo dei suonatori e cantori per le strade del paese. Nei giorni tra il 10 e il 16 gennaio gruppi spontanei di suonatori attraversano il paese per eseguire il brano devozionale in onore del santo. Durante queste giornate si procede all’allestimento della #cottora# (o #cuttora#: le due forme sono equivalenti, ma negli ultimi anni tende a prevalere la forma #cuttora#, più arcaica, rifunzionalizzata), l’elemento centrale del rituale: con questo termine si indicano sia il grosso caldaio di rame all’interno del quale si cuoce il cibo rituale offerto per devozione al santo (i #cicerocche#, o #cicerocchi#, chicchi di granturco bollito), sia le case in cui sono allestiti questi caldai. Le #cuttore#, in numero di otto (ma il numero varia negli anni), oggi sono allestite in case in disuso, vecchie case di famiglia che vengono riaperte per l’occasione; l’elemento che vi ricorre è il grande camino, all’interno del quale viene messo a cuocere il granturco, decorato con le arance (#j’ pertecalle#) e con un’immagine del santo. Negli ultimi anni è invalso l’uso di arredare la #cuttora# con vecchi utensili della tradizione agropastorale. Il pomeriggio del 16 gennaio alle 16.00, ora dei vespri, alla presenza di tutti i familiari coinvolti nell’allestimento della #cuttora#, si recitano le litanie e si procede all’accensione del fuoco: da quel momento i #cicerocchi# vengono lasciati cuocere per almeno otto ore. Anche la statua del santo esposta nella chiesa parrocchiale, una statua in pietra datata alla fine del XVII sec., in occasione della festa viene addobbata con le arance; queste arance, assieme a quelle delle #cuttore#, dopo la festa vengono distribuite dal parroco agli anziani e agli ammalati. 3. La sera, intorno alle nove, la comunità si raduna nella piazza della Chiesa di Santa Maria Nuova, dove ha luogo uno spettacolo pirotecnico, al termine del quale prende il via la processione. Il corteo è aperto dai bambini con le #torcette#, disposti in doppia fila, seguiti immediatamente dal folto gruppo dei suonatori (fisarmoniche, rullante, grancassa, tromba, sassofono), dalle autorità religiose e civili, dalla comunità. Il corteo visita una dopo l’altra le #cottore#, seguendo un ordine prestabilito, che varia di anno in anno. Durante questo primo giro di visita entrano nella #cuttora# solo il parroco, accompagnato da altri sacerdoti legati al paese, un piccolo gruppo di suonatori, le autorità civili; il gruppo entra nella #cuttora# intonando le strofe del canto in cui si annuncia la visita, poi il parroco procede con la benedizione, al termine della quale i visitatori fanno gli auguri alla #cuttora# (gridano #Viva Sant’Antonio! Auguri alla cuttora!#), e i padroni di casa offrono loro il vino, i panini (la #panetta#), i dolci. Mentre il parroco e le autorità visitano le #cuttore# per la benedizione, il corteo resta in strada in attesa; da questo, però, si staccano gruppi di persone che seguono le autorità per entrare nelle #cuttore#. Generalmente molto dipende dalla maggiore o minore capienza delle singole #cuttore# (infatti solo nella #cuttora# degli Alpini, allestita in un ampio spazio nel piano seminterrato di una palazzina familiare di più recente costruzione, si registra la presenza contemporanea di una grande quantità di persone). Il corteo visita in questo modo tutte le #cuttore#, disposte da un lato all’altro del paese, sempre eseguendo il brano devozionale, che viene cantato da un’ampia parte dei partecipanti: questo anche grazie al fatto che già dagli anni Ottanta si registra l’uso di stampare il testo del canto e distribuirlo ai presenti. Il brano rievoca la particolare devozione della comunità nei confronti del santo, il complesso allestimento che il paese organizza "sin dai tempi più lontani” (come recita testualmente nelle prime strofe) per rendergli omaggio, l’offerta ai poveri, la benedizione alle famiglie locali e a quelle degli emigranti, con l’augurio che il santo possa concedere ai presenti la buona salute, affinché tornino a ringraziarlo l’anno seguente. Parallelamente al giro di visita compiuto dall’ampio corteo partito intorno alle 21:00 dalla piazza principale, numerosi altri piccoli gruppi sparsi visitano le #cuttore# e sostano presso di esse, seguendo analoghe modalità: ingresso, saluto ai padroni di casa, canto devozionale, consumo collettivo di cibo e bevande. Davanti alle #cuttore# viene preparato un fuoco, che brucia tutta la notte; solitamente il fuoco è allestito all’interno di un grande braciere, o richiama nell’aspetto un #torcione#, ma dalle dimensioni più piccole. Concluso il percorso per la benedizione delle #cuttore#, poco prima della mezzanotte, il corteo ufficiale si scioglie con il gruppo dei suonatori radunato assieme al parroco sul sagrato della chiesa parrocchiale, mentre prosegue la visita delle #cuttore# da parte di gruppi sparsi di visitatori: piccoli e grandi gruppi che ripetono la stessa sequenza cerimoniale nel corso della notte, sostando spesso nei pressi dei #torcioni# posti nelle due piazze del paese o presso le #cuttore#, dove vengono distribuiti i #cicerocchi#. All’interno di questo percorso più spontaneo che si svolge nel corso della notte si registra l’esecuzione dello stesso canto rituale, cui vengono però spesso aggiunte alcune strofette extravaganti, che tendono a identificare il santo con una sorta di patrono del buon vivere, capace di garantire ai suoi devoti l’incolumità dalle fatiche e i piaceri del vino. 4. All’alba del 17 gennaio, poco dopo le 05:00, nel piazzale della chiesa si svolge la sfilata delle #conche rescagnate# (conche addobbate): si tratta di conche di rame addobbate in vario modo, portate sul capo da ragazze vestite in abito tradizionale (spesso si tratta di abiti nuziali conservati per generazioni nelle famiglie di origine). Le conche sono addobbate artigianalmente dalle famiglie o dai gruppi e associazioni che allestiscono le #cuttore#, ma anche dagli studenti della scuola elementare del paese, nei giorni immediatamente precedenti la festa. Alle 15:00 del 17 gennaio, davanti alla Chiesa dei Caduti in Piazza Ara dei Santi si svolge la benedizione degli animali, momento che in passato era dedicato agli animali di allevamento e che oggi invece registra la presenza di piccoli animali di compagnia, principalmente cani e gatti. Alla benedizione degli animali seguono i giochi popolari in piazza – corsa con i sacchi, corsa con le carriole, gioco della pignatta, gara degli spaghetti (i bambini devono mangiare un piatto di spaghetti tenendo le mani dietro la schiena) –, con ampia partecipazione dei bambini del paese

  • OGGETTO Festa di Sant'Antonio Abate
  • CLASSIFICAZIONE FESTA-CERIMONIA
    MUSICA VOCALE-STRUMENTALE
    SAPERI
    TECNICHE
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE La Festa di Sant’Antonio Abate a Collelongo è stata oggetto di ricerche demologiche condotte negli anni Sessanta e Settanta da Alfonso Di Nola (per cui si veda DI NOLA 1976), nonché di alcune ricerche di natura demologica condotte da autori locali, tra cui vanno almeno menzionati i lavori di Angelo Melchiorre (MELCHIORRE 1981) e Walter Cianciusi (CIANCIUSI 1972). Il canto devozionale eseguito in onore di sant’Antonio a Collelongo è stato documentato negli anni Ottanta con indagini etnomusicologiche condotte da Domenico Di Virgilio e Angelo Melchiorre, oggi raccolte nel portale archiviosonoro.org dell’Associazione culturale Altrosud. Rispetto alla documentazione raccolta negli anni Settanta va registrata la continuità della festa, che ha mantenuto gli stessi elementi costitutivi; sono variate le condizioni economche e sociali del paese, che fino agli anni Settanta era caratterizzato da una economia agricola e pastorale, pur essendo già in atto il profondo cambiamento che ha portato al quasi totale abbandono della terra e dell’allevamento; si consideri che l’allevamento degli ovini è stato del tutto abbandonato, mentre sono attive in paese pochissime aziende dedite all’allevamento di bovini. Le #cottore# non sono più allestite solo per trasmissione familiare: oggi anche gruppi di amici e associazioni ne realizzano l’allestimento; la tradizione del pranzo offerto da alcune famiglie nei giorni precedenti la festa è oggi allargata fino a coinvolgere l’intera comunità. Un cambiamento molto significativo, rispetto ai dati registrati nella bibliografia esistente, riguarda inoltre alcune modalità di fruizione della festa: la distribuzione dei #cicerocchi#, fino agli anni Settanta riservata al primo mattino del 17 gennaio, in piazza, avviene oggi direttamente nelle #cuttore# durante la notte del 16 gennaio
  • TIPOLOGIA SCHEDA Beni demoetnoantropologici immateriali
  • LUOGO DI RILEVAMENTO Europa, ITALIA, Abruzzo, AQ, Collelongo, Collelongo (AQ) - Abruzzo , ITALIA
  • ALTRA OCCASIONE S.Antonio abate (17 gennaio)
  • AUTORE DELLA FOTOGRAFIA Ranalli, Omerita
    Omerita Ranalli
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 1300302267-0
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le province di Chieti e Pescara
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio dell'Abruzzo con esclusione della citta' dell'Aquila e dei comuni del cratere
  • DATA DI COMPILAZIONE 2021
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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